2023-03-01
Morto dopo il vaccino, autopsia segretata
Sopra, Yaser. Sotto, il padre Nagy (IStock)
Yaser è mancato all’improvviso 15 mesi fa, a 21 anni. Siccome stava bene, il magistrato dispose subito l’esame del corpo. «Da allora ho chiamato più di 25 volte e scritto mail, nessuno mi ha mai risposto», racconta il padre.Galeazzo Bignami (Fdi) rassicura: «La Commissione di inchiesta si occuperà di tutta la gestione della pandemia, comprese le cure domiciliari e la campagna di immunizzazione».Lo speciale contiene due articoli.Da quindici mesi aspetta di sapere perché suo figlio è morto. A Nagy Nagy, titolare di una nota pizzeria di Rapallo, nessuno notifica le cause del decesso di Yaser, 21 anni, trovato a letto senza vita la mattina del 16 novembre 2021. Il genitore ha chiamato più di 25 volte al numero che gli è stato dato, ha scritto ma senza ottenere risposta. Egiziano di nascita, cittadino italiano, da trent’anni nel nostro Paese, dopo il dolore straziante della perdita del primogenito vive l’angoscia di un silenzio crudele. «Ho perso il mio cuore, non mi rassegno a una morte inspiegabile», dice Nagy. Yaser, avuto dalla prima moglie deceduta dodici anni fa, nella città ligure frequentava il liceo scientifico con indirizzo sportivo. Fare sport era la sua grande passione, ogni giorno andava in palestra e, anche per non vedersi negato l’accesso, in epoca di green pass aveva fatto entrambe le dosi. «La prima, il 23 luglio del 2021, la seconda a distanza di qualche mese, il 3 settembre. Il vaccino era Pfizer, avevo chiesto al nostro medico di famiglia se rischiava complicanze, mi ha rassicurato che poteva farsi le punture», spiega il genitore. Il ragazzo, infatti, negli ultimi tre anni aveva sofferto di attacchi epilettici. Documentazione esibita al centro vaccinale, precisa il signor Nagy. Suo figlio stava bene, apparentemente gli inoculi non avevano provocato reazioni avverse, però Yaser è morto all’improvviso, la mattina del 16 novembre. Due mesi dopo la seconda dose. «Il giorno prima era andato a scuola come sempre, si era allenato in palestra e la sera aveva seguito in tv, con gli amici, la partita degli Azzurri contro l’Irlanda del Nord nelle qualificazioni per i Mondiali del Qatar», ricorda il padre. Dopo la delusione di quel pareggio, il ragazzo era rimasto un po’ in pizzeria con il padre, aspettando che terminasse di lavorare, poi entrambi erano andati a dormire, nell’appartamento sopra il locale. Al mattino, Yaser tardava ad alzarsi e quando l’attuale moglie di Nagy era entrata in camera per chiamarlo l’aveva trovato a letto, senza vita. «Sono accorso anch’io. Era tutto freddo. Ho telefonato al 118, ma non hanno potuto fare niente», è il doloroso ricordo di quei momenti. Arrivarono i carabinieri, il magistrato dispose l’autopsia per quella morte improvvisa. Il ragazzo viene portato per un giorno all’ospedale di Lavagna, lo stesso dove fu ricoverata Camilla Canepa, la studentessa di 18 anni stroncata pochi mesi prima da una trombosi dopo il vaccino AstraZeneca, ricevuto durante un open day. Si era rivolta al pronto soccorso per una fortissima cefalea e fotosensibilità, venne dimessa all’indomani ma vi tornò in condizioni disperata. La giovane fu trasportata al policlinico San Martino di Genova, dove morì il 10 giugno. Anche per Yaser la destinazione successiva è stata l’ospedale San Martino. Non c’era più nulla da fare per lui, solo sottoporlo a esame autoptico. «Dopo due giorni me lo restituirono, perché potessi seppellirlo, e mi diedero un numero di telefono a cui chiamare dopo circa quaranta giorni, per conoscere l’esito dell’autopsia», spiega il padre. A quel numero, era come se nessuno rispondesse. Ogni volta, gli dicevano che ci voleva più tempo, che il referto non era pronto. «Le scuse erano diverse, dicevano che si trattava di un caso complicato, che volevano vederci chiaro. Più di 25 volte ho chiamato, ma nessuno mi diceva di passare a prendere le carte sulla morte di mio figlio. Non erano mai pronte».Il 23 gennaio di quest’anno, all’ennesimo tentativo, per la prima volta gli rispondono che deve mandare una email, a una dottoressa del personale tecnico amministrativo del Dissal, il dipartimento di scienza della salute dell’Università di Genova. Il signor Nagy scrive subito, mette anche il suo numero di cellulare, ma nemmeno per posta elettronica ottiene una risposta. Due giorni fa, riprende in mano il telefono e di nuovo si sente dire di mandare una email. «Più che arrabbiato, sono esasperato, avvilito», commenta il povero genitore. «Perché nessuno vuole dirmi di che cosa è morto mio figlio?». L’ipotesi del medico di base, riferisce Nagy, è che sarebbe morto per un colpo al cuore. Però il ragazzo non aveva problemi cardiaci e in ogni caso una risposta è dovuta.Non si comprende perché non arrivi il referto dell’autopsia dalla medicina legale del Dissal, dipartimento diretto da Giancarlo Icardi che è anche responsabile del dipartimento di igiene dell’ospedale San Martino di Genova.Nel gennaio 2022, il centro di ricerca del San Martino era stato l’unico in Italia scelto per uno studio approvato dai Comitati etici sia nazionale sia ligure, validato dall’Ema e commissionato da Pfizer/Biontech su cittadini sottoposti alla vaccinazione anti Covid. L’indagine era stata coordinata a Genova da Icardi, referente regionale dell’Istituto superiore di sanità. «In considerazione del numero sempre maggiore di persone vaccinate grazie alla poderosa campagna in atto, l’ipotesi futura è di coinvolgere non solo i soggetti con la prima dose, ma anche coloro che effettuano la dose booster per rassicurare la popolazione sui richiami periodici», spiegava il professore.Se non vengono resi noti i risultati delle autopsie, c’è ben poco da rassicurare.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/morto-dopo-il-vaccino-autopsia-segretata-2659484303.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="indagheremo-sui-casi-avversi" data-post-id="2659484303" data-published-at="1677672556" data-use-pagination="False"> «Indagheremo sui casi avversi» La Commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid indagherà su tutto. Nel mirino della commissione, errori e omissioni di quei due anni indimenticabili: le mascherine spedite in Cina, l’assenza di un piano pandemico aggiornato, le scelte del ministero della Salute, la campagna vaccinale, la mancata chiusura della Val Seriana, i green pass. Lo ha ribadito Galeazzo Bignami, deputato di Fratelli d’Italia, nonché viceministro a Infrastrutture e trasporti, primo firmatario della proposta di legge per la Commissione. «Fin dall’insediamento del governo, tramite il presidente del Consiglio Meloni, abbiamo deciso la realizzazione di una Commissione d’inchiesta che avrà finalità di indagare su tutta la gestione della pandemia, e quando dico “tutto” non dico tutto meno la fase iniziale, tutto meno i rapporti con la Cina, tutto meno le reazioni avverse, tutto meno le cure domiciliari. Intendiamo dire “tutto”. Se ci è stato detto in questi due anni che hanno agito nel massimo rispetto delle regole senza commettere errori, che tutte le scelte erano giuste, allora diciamo “di cosa avete paura se andiamo a verificare cosa è stato fatto sulla pelle degli italiani?”». Infatti Giorgia Meloni lo aveva promesso nel suo discorso di insediamento: «Qualcosa nella gestione Conte-Speranza non ha funzionato. Voglio dire fin d’ora che non replicheremo in nessun caso quel modello». E nel «tutto» di cui parla il viceministro, è compreso oltre all’emergenza sanitaria per la diffusione del virus, anche il mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale, aggiornamento che non avrebbe fatto trovare la comunità sanitaria «a mani nude». Ed è proprio a causa di questo tema, che coinvolge l’ex ministro della sanità Roberto Speranza, ex Articolo 1 appena rientrato nel Pd di Elly Schlein, i dem si oppongono e ne hanno già annunciato il sabotaggio politico. Un atteggiamento sorprendente visto che il ministero ha sempre affermato di «aver operato in maniera efficiente e in piena trasparenza», ha detto Bignami intervenendo al convegno «Nuova emergenza: morti e malori improvvisi - Gestione emergenza Covid: la commissione d’inchiesta», promosso da Fratelli d'Italia, nella sala consiliare del Comune di Pescara accanto al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, e al deputato di FdI Guerino Testa. Al tavolo dei relatori anche Giovanni Frajese, endocrinologo e professore universitario, super applaudito, e il vicedirettore de La Verità Francesco Borgonovo. L’incontro è stata l’occasione per l’esponente di FdI, di ricordare alcuni momenti di quel periodo nero: «Abbiamo sentito dire “col vaccino siamo tutti salvi”, “col green pass siamo nella garanzia di trovarci fra persone non contagiose” e quando FdI diceva “non è vero” ci dileggiavano in privato, in pubblico, in tv, e abbiamo dimostrato che non con la scienza, ma col buon senso, avevamo ragione. Ma non abbiamo sentito nessuno chiedere scusa». Per Bignami gli italiani meritano di sapere la verità: «Chiunque ha avanzato dubbi veniva tacciato come eretico, negazionista. A me non fa paura la verità, è il motivo per cui sono qua, ci metto la faccia, nonostante un ruolo che qualcuno vorrebbe più prudente. FdI ritiene necessario andare fino in fondo senza lasciare zone d’ombra».
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