2021-05-25
Volevano rivoltare la morale borghese. Ma i loro disastri li fanno pagare a noi
Passata dal «vietato vietare» alla censura del politicamente corretto, la sinistra sta implodendo. Però seguita a far danni.Si assiste allo spettacolo avvolti dallo stesso pietrificante miscuglio di sconcerto e ammirazione con cui si assisterebbe alla devastante eruzione di un vulcano. Sublime e terrificante bellezza della distruzione: l'intero edificio morale e politico della sinistra europea si sta sgretolando come una montagna infine sconfitta dal tempo e dagli agenti atmosferici. Quella che siamo soliti chiamare «rivoluzione sessuale» sta presentando il conto, e provoca frane. Nella marea di detriti trascinati a valle scorgiamo le teorie progressiste, travolte dalle loro stesse contraddizioni.Alcuni fatti, per cominciare. A circa 14 anni, Vanessa Springora è una ragazzina francese provata dalla separazione dei genitori. È all'incirca il 1987, la madre di Vanessa frequenta il bel mondo letterario francese, è spesso invitata a cene dove si tira dietro la figlia. È così che la giovanissima Vanessa incontra Gabriel Matzneff. Scrittore raffinatissimo, polemista appassionato, intellettuale che ondeggia tra la fede ortodossa e il libertinaggio. Matzneff è alle porte dei cinquant'anni, ed è irresistibilmente attratto dalle adolescenti. Non ne fa mistero, ha persino scritto un libro intitolato I minori di sedici anni (1974), in cui racconta - in fondo senza apologia - le sue inclinazioni. Vanessa e Gabriel diventano amanti, lui assume questo strano ruolo di surrogato di padre e di maturo compagno. La madre di Vanessa sa tutto, e approva, non poche volte invita Matzneff a pranzo. La storia non dura moltissimo, lo scrittore e la fanciulla si lasciano, lui le dedica libri e pagine di diario, lei prende sempre più le distanze. Ed eccoci alle soglie del 2020. Vanessa Springora, divenuta nel frattempo una editor di successo, pubblica un libro intitolato Il consenso (La Nave di Teseo). È un pesantissimo atto d'accusa a Matzneff, che ormai ha 84 anni, e viene raccontato come un predatore sessuale, un uomo abietto. Il libro della Springora è dettagliato, doloroso. Suscita un putiferio. Matzneff si è trasferito in Liguria, la Procura di Parigi lo indaga per violenza su una minore di 15 anni. Contro di lui parte anche un procedimento per apologia della pedocriminalità, dopo la denuncia di una associazione (il tribunale di Parigi ha archiviato per vizi di procedura un paio di giorni fa). La tempesta è feroce: Gallimard ritira romanzi e diari di Matzneff dalle librerie, i giornali gli danno addosso, il ministro della Cultura francese, Franck Riester, lo attacca pubblicamente e chiede che gli sia tolto l'assegno pubblico riservato ai grandi artisti. Da venerato benché ambiguo maestro, Gabriel è diventato un orco, scaricato da tutto il mondo intellettuale (con rarissime eccezioni). Dopo mesi di silenzio, lo scrittore ha prodotto un libretto agile e densissimo intitolato Vanessavirus. In Francia è circolato in pochissime copie, in Italia uscirà domani per Liberilibri, nella traduzione di Giuliano Ferrara. Leggendo i due testi in successione, si nota che solo su un punto coincidono: l'ambiente. Vanessa racconta degli «ex sessantottini» che sapevano della sua relazione con Matzneff. Insieme partecipavano a serate e cene, e nessuno (salvo, una volta, un editore) ebbe mai nulla da ridire. Lo ha scritto pure il New York Times: «Matzneff è un prodotto e un beneficiario di lunga data del '68 in Francia, quando con lo slogan “vietato vietare" i movimenti si ribellavano contro ogni forma di autorità».Matzneff di fatto conferma. Gli rimproverano passaggi scabrosi nei diari? «Sono righe di poca portata», risponde, «se paragonate a quanto allora si pubblicava su un quotidiano come Libération. […] Si esprimeva ovunque una sete di trasgressione, di libertà quanto alle droghe leggere, all'abbassamento dell'età legale dell'amore, quei quindici che speravamo il legislatore tramutasse in tredici». Sì, ci furono intellettuali che si spinsero a chiedere pubblicamente la «depenalizzazione delle relazioni sessuali consentite tra adulti e fanciulli di meno di quindici anni. Michel Foucault», scrive Matzneff, «fu tra gli estensori di una lettera che indirizzammo, René Schérer, Guy Hocquenghem, l'avvocato Alexandre Rozier, io stesso e qualche altro (tra cui, se ricordo bene, anche Althusser e Derrida), alla commissione che il Parlamento aveva incaricato di impostare una riforma del Codice penale. Era il 1977, e le date hanno una loro rilevanza». Non è un caso se, più o meno negli stessi anni, storie incestuose con minori coinvolti esplodevano anche nella famiglia di Bernard Kouchner, già ministro degli Esteri francese e fondatore di Medici senza frontiere. Sua figlia Camille ha scritto un libro (La famiglia grande, di prossima uscita sempre per La Nave di Teseo) i cui toni ricordano molto quelli della Springora. L'ambiente, ancora una volta. Matzneff, sul punto, ha ragione: tutti sapevano, tutti tolleravano, qualcuno approvava. E adesso? Beh, adesso sono intervenute altre forze in questa guerra combattuta nel ventre del mondo democratico. Al «vietato vietare» si è sostituita la «cancel culture»: le opere vengono impiccate alla biografia degli autori. Matzneff non è ancora stato giudicato, ed è anziano: anche se lo condannassero, che cosa dovrebbe pagare? Quindi pagano, in sua vece, libri e romanzi. Se non fossimo in preda all'impazzimento generale, la faccenda sarebbe semplice: le opere d'arte hanno vita a sé, devono circolare liberamente; gli autori, se commettono reati, vanno giudicati in base alla legge. Si puniscono le azioni, non i pensieri. Tutto qui. Invece i media e l'industria culturale si accaniscono sulle opere per punire un autore che, in fondo, sempre avevano protetto. Resta che tutte queste tendenze ora in conflitto hanno la stessa origine. Lo spiega un altro grande francese (di sinistra), il filosofo Pascal Bruckner, in un bel libro in uscita ora per Guanda, Un colpevole quasi perfetto. «Negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso i dipartimenti di filosofia, letteratura e sociologia delle università americane furono inondati, nel bene e nel male, dalle teorie decostruzioniste provenienti dalla Francia, che fustigavano la metafisica occidentale e che presero il nome di French Theory. […] Dalla fine della storia alla teoria del gender, passando per lo scontro di civiltà, la Francia ridiventa il laboratorio infelice di una serie di chimere nordamericane». Dallo stesso laboratorio fuoriescono la distruzione di ogni autorità e il puritanesimo burocratico della cancel culture; la liberazione del desiderio sfrenato e l'odio verso il maschio-bianco-oppressore. Ora questi figli degenerati del progressismo hanno iniziato a divorarsi tra di loro. Bruckner se ne rende conto, e si sofferma proprio sul sesso con i minori. «La tolleranza nei confronti di quelle pratiche, incoraggiata da Guy Hocquenghem, René Schérer, Tony Duvert e persino da Michel Foucault, si inscriveva entro il grande mito del brivido senza tabù. I fous d'enfance (difensori della pedofilia) volevano rompere a qualunque costo con le norme penali e famigliari. I baby-boomer, ebbri di una libertà assoluta, si sono voluti autogenerare, senza genitori né tradizioni, e si trovano adesso a rendere conto ai loro stessi figli che li trascinano di fronte al tribunale dell'indignazione. I senior hanno liquidato i loro padri, ora vengono uccisi dai loro figli, che li costringono a espiare i loro peccati». In realtà, salvo Matzneff tramutato da genio in pedofilo, quella generazione progressista non sta scontando i suoi peccati. Li sta facendo scontare a noi, costretti a fronteggiare il guazzabuglio franco-anglosassone di gender theory, cancel culture, politically correct, Me Too, wokeism e via delirando. È impressionante vedere una cultura che crolla, ancora di più lo è sapere che i detriti ci stanno planando addosso.