2025-04-16
Lotta all'invasione nelle urne. Naufraga la lista musulmana
Aboubakar Soumahoro (Imagoeconomica)
A Monfalcone, la città più straniera d'Italia, non sfondano lo stereotipo del povero migrante vessato e la pompatissima lotta degli esponenti islamici a favore delle moschee abusive. Trionfa il centrodestra, sindaco ancora leghista.È finita 70 a 3 (scarsi), e che sarebbe andata così si poteva largamente prevedere. Luca Fasan, leghista e gran lavoratore, è il nuovo sindaco di Monfalcone, eletto con 8.272 voti pari appunto al 70,8% dei consensi. Dietro, molto dietro, c’è il candidato del centrosinistra Diego Moretti con 3.057 voti, il 26,1%.Quanto a Bou Konate - candidato di Italia Plurale, gruppo altrimenti noto come il «partito degli immigrati» - ha preso 343 voti, il 2,9%. In pratica lo hanno votato amici e parenti, forse nemmeno tutti. E dire che aveva goduto di una notevole ribalta anche nazionale: servizi Tv e reportage delle principali testate per lo più compiacenti. Secondo il Corriere della Sera, ad esempio, Italia Plurale aveva «nel serbatoio 7.982 elettori “stranieri” (il 34%) e solo qualche pallida speranza d’eleggere sindaco il suo leader: l’ingegnere Bou Konate venuto dal Senegal, laureato a Trieste, già assessore del centrosinistra». Il giornale di via Solferino aveva concesso un certo spazio anche a Jahirul Islam, cinquantacinquenne capolista del movimento, che disse: «Noi corriamo per vincere ma in ogni caso andrà bene. Siamo riusciti a raccogliere le firme, a fare una lista con 18 nomi. Prima, non ci pensavamo proprio. È stata la politica di odio contro di noi, a unirci. Sono sicuro che Monfalcone sarà un esempio anche per gli immigrati d’altre città. E Italia Plurale diventerà un simbolo». E invece Italia Plurale per ora è soltanto l’emblema di una clamorosa sconfitta. Chissà, magari ha portato un po’ di sfortuna Aboubakar Sumahoro, che tenne a battesimo il partitino degli stranieri con toni da fanfara: «Occorre assumersi la responsabilità di costruire un futuro aperto, rispettoso e multiculturale, dove l’ascolto, la conoscenza e il rispetto reciproco giochino un ruolo chiave», disse l’ex sindacalista e ex esponente di Ava lanciando Italia Plurale. Ma a quanto sembra gli immigrati sono stati i primi a non credergli. Perché il punto della questione è tutto lì, nella presunzione - tipicamente progressista - che gli immigrati si riconoscano perfettamente nel ruolo della minoranza vessata che la sinistra ha ritagliato per loro. A Monfalcone ci sono, su 20.600 italiani circa, ben 9.000 stranieri, di cui 4.700 provenienti dal Bangladesh (il 52% del totale) e i restanti prevalentemente provenienti da Romania e ex Jugoslavia. Per quale motivo tutti costoro dovrebbero identificarsi come immigrati e di conseguenza votare il partito migratorio? Persino l’identificazione religiosa è difficile. Emblematico, a tale riguardo, l’articolo uscito giorni fa sul Corriere della Sera che riportava un paio di interessanti testimonianze. Sentite qua: «“Io non li voto”, spiega Lotfi, capocantiere tunisino che non ama molto i subsahariani. “Perché dovrei farmi rappresentare da un africano?”. “Hanno aperto la loro sede un anno fa”, racconta il barista di fronte, “ma qui non hanno mai messo piede”. E perché? “Perché io e mia moglie veniamo dalle Mauritius, eppure ci sentiamo friulani. Ci piacciono il maiale, il Sauvignon”». In queste poche frasi c’è probabilmente la spiegazione del fallimento del partito degli stranieri o partito islamico. Il quale si è rivelato una furbesca operazione politica (per la verità molto italiana, nel senso deteriore) di un ex esponente di centrosinistra che ha provato a ritagliarsi un ruolo. La grande lezione è che, a differenza di ciò che ci viene raccontato da anni, l’identità conta, e contano anche la cultura, la fede, la madre patria. Ogni comunità ha i suoi riferimenti e le sue percezioni, i suoi bisogni e i suoi modi di adattarsi. C’è chi sceglie in silenzio di lavorare, chi si isola, chi si inserisce meglio nel tessuto sociale. E ciascuno ha le proprie richieste e necessità, i propri fastidi e idiosincrasie che non possono essere banalizzati nella figurina del migrante lamentoso. Stando ai dati, è molto probabile che gruppi di stranieri abbiano votato non soltanto il centrosinistra ma pure il nuovo sindaco di destra. Il che offre una ulteriore evidenza: le battaglie condotte da alcune comunità islamiche locali contro l’ex sindaco Anna Maria Cisint godono di molto meno consenso di quanto i giornali unificati avevano voluto fare credere. La storia è più che nota: in estrema sintesi, la Cisint ha fatto chiudere alcuni stabili che venivano utilizzati come moschee pur non avendo i requisiti necessari a un luogo di culto. Dopo una lunga battaglia giudiziaria (e una ancora più lunga lista di accuse di razzismo alla Cisint), il consiglio di Stato ha dato ragione al Comune vietando le moschee fai da te. Alcuni gruppi musulmani più politicizzati non hanno gradito e hanno continuato a fare come se nulla fosse. Anche di quegli ambienti era espressione la lista Italia Plurale, ed è stata respinta al mittente. Chissà, magari tra qualche anno il partito degli immigrati diventerà una realtà forte e persino preoccupante. Per ora viene snobbato pure da quelli che dovrebbe rappresentare.
Jose Mourinho (Getty Images)