2022-03-04
Miur, nuovi arresti per corruzione. «Bando preordinato per gli aiuti Covid»
Altre accuse per Federico Bianchi di Castelbianco, già ai domiciliari nel filone su Giovanna Boda. Tra i regali pure la ristrutturazione di casa.Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta, imprenditore e proprietario dell’agenzia di stampa Dire, fa il bis: dopo i primi di arresti del settembre scorso per una serie di episodi di corruzione al ministero dell’Istruzione che coinvolgeva l’allora capo dipartimento Giovanna Boda, Bianchi di Castelbianco è stato arrestato di nuovo ieri mattina, su richiesta della Procura di Roma, con nuove ipotesi di accusa per corruzione legate ad appalti ottenuti dal ministero di viale Trastevere. Ovvero le stesse contestazioni che lo avevano fatto finire prima in carcere a Regina Coeli, poi ai domiciliari nella sua casa del quartiere Trieste, dove si trova tutt’ora. E dove ieri gli è stata notificata dagli uomini del Nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di finanza il nuovo provvedimento restrittivo che ha colpito altre sei persone. Tre collegate all’imprenditore, «che sarebbero intervenute, a vario titolo, nella dazione delle utilità» elargite dall’editore sono finite anche loro agli arresti domiciliari. Si tratta di Laura Gambescia, Nicola Cirillo e Chiara Calandriello. Ai domiciliari anche «due dipendenti del ministero dell’Istruzione, uno dei quali recentemente pensionato, che avrebbero posto in essere atti contrari ai doveri d’ufficio a fronte delle utilità ricevute dall’imprenditore», Leonardo Filippone ed Evelina Roselli. Un terzo dipendente ministeriale, Alessandro Ascoli, invece è stato sospeso per un anno dall’esercizio dei pubblici uffici. I bandi venivano preparati ad hoc dagli stessi dipendenti dell’imprenditore, che, viene sottolineato nell’ordinanza di arresto, a sua volta, «partecipava alle riunioni al ministero». E sembrava pure avere un certo peso specifico nelle decisioni. In un caso si parlava di un bando da ben 61 milioni. L’imprenditore è a telefono con Boda e precisa che innanzitutto bisogna capire «come sono divisi». La replica della manager: «Questo fatelo voi [...] non mi lasciate nelle mani di questi che uno se lo dimentica, quell’altro non capisce». E tra i bandi puntati da Bianchi di Castelbianco ce n’era perfino uno sul contrasto alla povertà educativa. Ma anche uno per il supporto psicologico agli studenti e ai docenti per far fronte all’epidemia da Covid 19. Per il gip infatti nel 2020 ci sarebbe stata una «preordinata elaborazione del bando per il sostegno psicologico studiata per favorire Bianchi di Castelbianco», alla quale avrebbe «attivamente partecipato Evelina Roselli, che aveva fatto da tramite nello scambio della lettera nella quale erano stati inquadrati i requisiti per la partecipazione». Ma la cosa sembra non essersi fermata lì. Agli atti infatti c’è anche una mail di Marco Lombardo, dell’agenzia Dire, inviata a Gambescia e Castelbianco il 5 marzo 2021, nel pieno della seconda ondata: «L’idea di fondo è capire come poter far pervenire i soldi. Nel decreto del Mi (ministero dell’Istruzione, ndr) fa sempre riferimento all’emergenza e alle ripercussioni che ha sulla scuola e sugli studenti. Mi sembra utile poter continuare sulla stessa modalità e adottare lo stesso metodo sfruttando “la terza ondata” e “l’allarmante aumento dei nuovi contagi” al fine di dare continuità all’interno del piano delle attività utili a prevenire la dispersione scolastica provocata dall’incertezza sociale dall’effettivo allontanamento forzato degli dalla scuola. […] Tutto questo vale anche per la comunicazione (nel caso in cui si voglia inserire la Come) ma in questo caso il Mi dovrebbe approfondire la natura dello stanziamento e non so quanto sia utile a noi». I dipendenti di Castelbianco finiti ieri ai domiciliari, infatti, si sarebbero occupati anche delle «modalità operative per l’assunzione o il conferimento di incarichi e per i pagamenti delle spese richieste o sostenute per conto dei pubblici ufficiali». Dalle carte dell’inchiesta, come per il precedente arresto, saltano fuori regali, pagamenti per vestiti, per una collaboratrice domestica che lavorava a casa di Boda, la disponibilità di una baita a Limone Piemonte con tanto di maestro di sci a disposizione della manager dell’Istruzione, un soggiorno in Toscana e addirittura le bollette del gas. Tra i favori anche uno scooter Honda sh, un notebook Asus e la ristrutturazione di un immobile. Ma anche promesse di assunzioni. Per una ventina di persone, contestano i magistrati, tutte indicate da Boda e finite a lavorare nelle aziende di Bianchi di Castelbianco. Che dai domiciliari continuava ad occuparsi della sue attività. In particolare del salvataggio dell’agenzia Dire, in difficoltà dopo il suo arresto. Scrive infatti il gip: «Quanto alla posizione di Laura Gambescia, può certamente affermarsi il pericolo concreto e attuale di reiterazione di delitti della medesima indole, oltre che quello di inquinamento probatorio. L’indagata, infatti, ben sapendo che il Bianchi di Castelbianco era sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari e conoscendo anche il contenuto delle prescrizioni ivi imposte tra le quali il divieto di colloquio con l’esterno (lo si ricava dalle captazioni telefoniche che si andranno a richiamare), perseverava nella interlocuzione con l’imprenditore avvalendosi della utenza in uso alla moglie del Bianchi, Magda Di Renzo. Le conversazioni, peraltro, sembrano eloquenti, in quanto la Gambescia attraverso quelle interlocuzioni recepiva e, a sua volta, forniva indicazioni all’imprenditore su come salvaguardare le società a lui riconducibili (l’agenzia Dire e la Com.è srl) da interventi ablatori eventualmente emessi dall’autorità giudiziaria».