2018-05-23
Minniti e Letta sponsor di Crimi per farne l’anti Salvini ai servizi
Sul reparto sicurezza si sta consumando una guerra non solo tra Lega (che vorrebbe Giancarlo Giorgetti) e 5 stelle, ma anche tra gli stessi grillini. Con l'ex presidente del M5s al Senato che fa corsa solitaria.Vito Crimi, ex presidente del gruppo del Movimento 5 stelle al Senato, poi componente del Copasir, è in questi giorni il più accreditato per ricevere le deleghe di governo ai servizi segreti. Lo si apprende negli ambienti di palazzo San Mancuto, dove, a quanto pare, la sua nomina sarebbe fortemente sostenuta da Marco Minniti, tutt'ora ministro degli Interni, ma da decenni interlocutore e traghettatore della nostra intelligence. Per sbrigare la questione Minniti avrebbe accelerato in questi giorni incontri con i vertici dei Servizi. Non solo. L'ex assistente giudiziario alla Corte d'appello di Brescia è stato avvicinato nelle scorse settimane da un altro attento conoscitore dei nostri servizi segreti, ovvero Gianni Letta, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio dell'ultimo governo Berlusconi.Non a caso i contatti tra Letta e Crimi saranno suggellati giovedì pomeriggio al circolo Aniene di Roma, patria di Giovanni Malagò, cenacolo del potere romano, dove i due presenteranno l'ultimo libro del direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, «Un Paese senza leader». All'evento sarà presente anche Giancarlo Giorgetti, l'eminenza grigia del segretario della Lega, Matteo Salvini, anche lui dato in corsa per la delega ai Servizi. C'è da dire che all'Aniene in questi giorni si fa un gran parlare del nuovo governo, anche perché il possibile premier Giuseppe Conte è socio da molti anni. Spesso lo si può trovare a giocare a tennis con Andrea Zoppini, ex sottosegretario alla Giustizia del governo Monti, nonché grande amico di Giulio Napolitano, il principe ereditario, figlio di Giorgio, il presidente emerito.I Servizi restano uno dei nodi più delicati da sciogliere, insieme con l'Economia, la Giustizia e gli Esteri. Ma sul reparto sicurezza si sta consumando una guerra interna, non solo tra Lega e 5 stelle, ma anche tra gli stessi pentastellati. La «battaglia» è appunto sulle deleghe, che secondo la legge possono essere attribuite dal presidente del Consiglio a un sottosegretario o a un ministro senza portafogli. In pratica, a quanto si apprende da fonti non ufficiali dell'intelligence, l'obiettivo di Letta e Minniti sarebbe quello di ostacolare o comunque premunirsi in tempo se dovesse alla fine arrivare Salvini al Viminale. Del resto, con Minniti si è inaugurata negli anni una prassi che vede il capo degli Interni da sempre in stretto rapporto con l'intelligence, soprattutto per la gestione dei flussi migratori dalla Libia. Se a Salvini dovesse mancare il pieno supporto degli «addetti ai lavori», i suoi piani per arrestare gli immigrati potrebbero essere messi a repentaglio, trasformando così i suoi cavalli di battaglia in un fallimento politico.Che Crimi stia giocando una partita in solitaria lo dimostra anche la differenza di vedute negli ultimi tempi con un altro componente pentastellato del Copasir, ovvero Angelo Tofalo. L'ex presidente del Senato grillino, infatti, ha avuto un ruolo importante durante le travagliate votazioni per la proroga dei vertici di Dis e Aise alla fine di febbraio. Crimi, a contrario di Tofalo, infatti, votò a favore della proroga dei vertici dei servizi segreti chiesta dal governo Gentiloni, in particolare da Minniti. Persino sul caso Montante, l'ex numero uno di Confindustria Sicilia ora ai domiciliari, l'unico tra i 5 stelle ad aver chiesto delucidazioni è stato proprio Tofalo, mentre Crimi ha minimizzato.Nel frattempo tra le fila dell'opposizione continuano le discussioni sulla futura presidenza del Copasir, che con tutta probabilità dovrebbe andare al dem Lorenzo Guerini, in uno scambio con quella per la Vigilanza Rai, promessa invece a un esponente di Forza Italia. I renziani vogliono a tutti i costi la presidenza di palazzo San Macuto, perché accedendo alla presidenza del Copasir si ha la visione di tutti i dossier importanti: è un potere contrattuale non da poco per chi deve risalire nei consensi. C'è inoltre un'altra nomina delicata in scadenza nei prossimi mesi. È quella del responsabile sicurezza dell'Eni, il nostro colosso petrolifero. Alfio Rapisarda dovrebbe lasciare. Al suo posto? Potrebbe essere promosso Aldo Saltalamacchia, fratello di Emanuele, ex comandante della legione Toscana, coinvolto nell'inchiesta Consip, molto vicino all'ex premier Matteo Renzi. A Forte Braschi c'è chi dice che questo governo possa essere un nuovo Gattopardo, perché alla fine non cambierà nulla.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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