2023-07-23
Ministro tedesco fa terrorismo per sabotare il turismo italiano
Karl Lauterbach (Getty Images)
Karl Lauterbach, alla Salute, posta tweet catastrofisti mentre è in ferie fra Toscana e Lazio: «Il cambiamento climatico distrugge il Sud Europa. Le chiese devono diventare rifugi».L’estate del 1983 in Italia fu probabilmente la più rovente degli ultimi cinquant’anni. Le cronache dell’epoca la descrivono come «terribile ed eccezionale, sia per intensità che per durata», qualche cosa mai più vissuta neppure nel 2003, quando si registrò una stagione dalle incredibili temperature. Ho dato uno sguardo ai picchi registrati in Sardegna 40 anni fa e in almeno una decina di paesi si raggiunsero e spesso si superarono i 47 gradi: come ho già scritto, a Macomer, paese in cui feci il militare, 48. Allora certo non si parlava di surriscaldamento globale, ma di caldo record e basta. Così come, decenni o secoli fa, quando una località era sconvolta da una tromba d’aria, a nessuno veniva in mente di tirare in ballo il cambiamento climatico, ma solo gli eventi naturali. Ieri Repubblica ha scritto che il tornado a Milano e le maxi grandinate in Lombardia ci avvicinano ai tropici. E ovviamente la colpa è del climate change. Ma basta sfogliare l’album dei ricordi per trovare eventi eccezionali del passato a Monza, Desio, nel Bresciano, nel Pavese e in Brianza. Tra l’inizio dell’Ottocento e il principio del Novecento furono almeno dieci le trombe d’aria che sconvolsero una delle regioni più popolose d’Italia, al punto che negli annali dell’epoca - pur senza parlare di surriscaldamento globale - si ritrovano copertine dedicate ai disastri della natura. Nell’archivio del Corriere della Sera si può leggere una pagina più vicina a noi: l’edizione pomeridiana del 26-27 luglio del 1967, di cui vi riporto il titolo d’apertura. «La grandine squassa Milano. A Roma si soffoca: 42 gradi». Il sommario è ancor più chiaro, in quando parla di un violento nubifragio sopra il capoluogo lombardo, «accompagnato da paurose scariche elettriche e da grandine con chicchi grossi quasi come uova. Strade allagate, auto trascinate dalla violenza delle acque. Nella capitale il termometro continua a salire: non un alito di vento spira sulla città. Numerosi casi di malore e di pazzia». Ci furono feriti e vetrate rotte. Titolo e sommario del quotidiano sembrano scritti oggi e invece risalgono a 56 anni fa. Tutto ritorna, anche i «numerosi casi di pazzia», ma nel nostro caso collettiva. Vi segnalo il tweet di una signora, auto definitasi climatologa e giornalista, che ieri ha attaccato chi sul caldo nega l’eccezionalità dei picchi record e ha invitato a difendersi dalle fake news. Peccato che la cronista-analista sia la stessa persona che ha spacciato un’infermiera italiana con il volto provato dalla fatica durante la pandemia per un’infermiera ucraina con il volto ustionato dal caldo mentre soccorreva i soldati svenuti sotto il sole. Sì, sul cambiamento climatico le fake news sono quasi più grandi di quelle diffuse sui vaccini. Ma a forza di insistere con la tesi del surriscaldamento globale all’origine di ogni evento straordinario, i giornali italiani un risultato lo stanno raggiungendo. All’estero si stanno convincendo che l’Italia sia stretta tra una morsa di caldo africano e una tempesta tropicale e alcuni profetizzano scenari apocalittici. Non parlo solo del Times, che l’altro giorno, a proposito di Roma, ha descritto una città infernale, con le strade infuocate e i turisti che boccheggiano. Alludo ai tweet del professor Karl Lauterbach. Il nome forse a voi non dirà nulla, ma si tratta del ministro della Salute della Repubblica federale tedesca. In vacanza in Italia, il responsabile delle politiche sanitarie della Germania si è lasciato andare a una serie di commenti sulla situazione nel nostro Paese, dicendo che l’ondata di caldo non solo è spettacolare, ma se le cose continueranno così bisognerà cancellare l’Italia dalle rotte turistiche. «Il cambiamento climatico sta distruggendo l’Europa meridionale. Un’era volge al termine». Raggiunta Siena, mentre era in visita alla Basilica di San Francesco, Lauterbach ha lanciato un appello: «Bella costruzione medievale, ma anche cella frigorifera. Le chiese dovrebbero essere aperte durante le ondate di caldo come stanze fredde durante il giorno e offrire protezione». Insomma, in momenti di emergenza, bisogna reagire con misure d’emergenza.Non so se avete capito, ma a forza di lanciare allarmi e di non accettare che il caldo di oggi è paragonabile a quello di ieri, o per lo meno a quello di quaranta o cinquanta anni fa, quando per di più non c’erano i condizionatori né in auto né a casa, alla fine la pagheremo cara, perché i turisti internazionali sceglieranno di andare altrove invece che in Italia. Pensate quanto saranno contenti albergatori e ristoratori di Baviera o della Renania, regione da cui peraltro proviene Lauterbach. Altro che catastrofisti, più di loro temo i masochisti che ogni giorno, a forza di descrivere un’apocalisse che non c’è, fanno un danno a sé stessi e a tutti noi.P.s. Io la pagina del Corriere di informazione del 26-27 luglio del 1967 la stamperei in un milione di esemplari e la distribuirei nelle scuole. Così il dibattito sul cambiamento climatico sarebbe più ricco di spunti.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
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Duilio Poggiolini (Getty Images)