2020-06-19
Mina di Calderoli a Palazzo Madama. E la maggioranza rischia il tracollo
Ieri, caos sul decreto elezioni: il leghista ottiene che si proceda per alzata di mano, così i giallorossi vanno quasi sotto. Lite sulla presenza di onorevoli senza diritto di voto, infine la fiducia salva Pd, M5s e Iv.Bagarre ieri in Senato, con la maggioranza che rischia di andare sotto, l'opposizione che protesta e la presidente, Maria Elisabetta Alberti Casellati, costretta a ricorrere al «Var» per stabilire con precisione l'accaduto. È mezzogiorno (di fuoco) di ieri: a Palazzo Madama è in discussione il decreto elezioni, già approvato dalla Camera. Achille Variati, sottosegretario all'Interno del Pd, al termine del suo intervento non pone la questione di fiducia, dando così modo al vicepresidente di Palazzo Madama, il leghista Roberto Calderoli, una vera e propria volpe dei regolamenti parlamentari, di intervenire proponendo all'Aula di non procedere all'esame dei singoli articoli del provvedimento, ma di procedere direttamente con il voto finale, impedendo così al governo di porre, come la maggioranza aveva annunciato nei giorni scorsi, la fiducia. La mossa di Calderoli è dettata dal fatto che il senatore leghista si è reso conto delle molte assenze tra i banchi della maggioranza. La presidente Casellati, a quel punto, procede con la votazione nominale per alzata di mano e la proposta di Calderoli risulta approvata. A quel punto, la maggioranza cerca di rimediare, chiedendo una la controprova, stavolta con il voto elettronico. Tra centrodestra e centrosinistra volano parole grosse, la seconda votazione ribalta il risultato della prima: la proposta di Calderoli risulta bocciata per soli tre voti, 102 favorevoli e 103 contrari, nessun astenuto.A quel punto, a insorgere è il centrodestra, che sostiene che alcuni senatori di maggioranza siano entrati in aula dopo la prima votazione. La senatrice Licia Ronzulli, di Forza Italia, chiede che attraverso i video si verifichi se ciò è effettivamente accaduto. «C'è stata», protesta Ignazio La Russa, di Fratelli d'Italia, «una indebita presenza nelle tribune di senatori che non avevano il diritto di votare. Chiedo se il governo ha ancora il coraggio di porre la fiducia dopo un voto truffaldino».«Siccome uno dei miei compiti è quello di garantire la buona amministrazione di questo Senato», afferma la Casellati, «e cioè un Senato che non deve avere né ombre né sospetti, sospendo la seduta in vista della verifica della chiusura delle porte nelle tribune». Scatta così il «Var», con i filmati visionati secondo dopo secondo, per capire se qualche esponente giallorosso assente alla votazione per alzata di mano sia riuscito a votare quando è scattata la controprova elettronica. Una verifica resa ancora più difficile dal fatto che, a causa delle norme sul distanziamento, diverse postazioni di voto sono state collocate nelle tribune riservate ai giornalisti e al pubblico. Dopo più di un'ora di controlli sui filmati, la Casellati annuncia: «Nessun senatore è entrato in aula dopo la chiusura delle porte per la seconda votazione».A quel punto, è l'opposizione a protestare, continuando a sostenere che alcuni senatori di maggioranza non erano presenti alla prima votazione, ma hanno partecipato alla seconda. La Casellati sbotta: «Ho esattamente fatto quello che prescrive il regolamento, e non mi piace essere tirata da tutte le parti». Alla ripresa della seduta, il ministro per i Rapporti con il parlamento, Federico D'Incà, pone la questione di fiducia. Il centrodestra, in polemica, non partecipa alla votazione, che si conclude nel tardo pomeriggio: il Senato approva il dl elezioni, che diventa legge, con 145 voti favorevoli e due contrari.Dunque, il prossimo settembre si voterà per referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, elezioni comunali, regionali e politiche suppletive. Il governo è intenzionato a fissare le date del 20 e del 21 settembre (con i ballottaggi ad inizio ottobre), ma le opposizioni non sono d'accordo e chiedono di rinviare di almeno una settimana il voto.