
Isole sorvegliate, resto della città come prima. Compreso il traffico, devastato dal sindaco. E gli abusi che lui vuole siano sanati per legge o si dimette. Ottima occasione: il centrodestra bocci la norma e lo mandi a casa.Procede la guerra della sinistra alle auto. Il paradosso è che si tratta della stessa sinistra che poi scende in campo a difesa dei posti di lavoro nell’industria dell’auto, chiedendo incentivi che si intascherebbero i produttori. Il corto circuito di Pd e compagni è testimoniato dall’ultima decisione presa dalla giunta di Milano: vietare le vetture in 21 strade, allargando le aree pedonali e restringendo quelle a disposizione delle quattro ruote. «Milano strappa 17.448 metri quadrati ai veicoli, uno spazio pari a due volte e mezzo lo stadio di San Siro», annuncia con trionfalismo il Corriere della Sera. Peccato che alla sottrazione di spazio per far circolare le vetture non corrisponda una diminuzione del traffico e neppure un calo dello smog. Si chiudono le strade alle auto, togliendo parcheggi e accessi, con il risultato di far aumentare l’intasamento nelle vie circostanti a quelle vietate al traffico.Per averne prova è sufficiente dare un’occhiata a ciò che accade nelle zone che circondano corso Buenos Aires, la via commerciale più lunga d’Italia, oggetto degli esperimenti verdi della giunta rossa di Beppe Sala. Nel giro di pochi anni la strada è stata rifatta più volte, prima con l’allargamento dei marciapiedi, poi con l’inserimento delle piste ciclabili, quindi con la cancellazione delle aree di sosta per le auto, infine con l’inserimento di alcune aiuole. Risultato, da arteria di accesso al centro città, Buenos Aires si è trasformata in un percorso a ostacoli, senza possibilità di sosta per i mezzi pubblici e nemmeno per le ambulanze, con generale blocco del traffico nelle ore di punta e una paralisi agli incroci. Ma l’aspetto più incredibile è quanto succede nelle vie adiacenti, visto che la sede stradale è abitualmente utilizzata per parcheggiare, senza che si materializzi un solo vigile. In altre vie, invece, sta prendendo piede il parcheggio in mezzo alla strada. In doppia fila se possibile, riducendo la zona di transito, oppure sulla linea di mezzeria fra una corsia e l’altra. Intere colonne di macchine piazzate in mezzo alla via, con il risultato che un camion o un pullman rischiano di rimanere incastrati fra due file di auto in sosta. Ovviamente il parcheggio creativo è accompagnato dall'assenza di un vigile.Le conseguenze sono immaginabili: un traffico che rischia di trasformare una città mediamente organizzata in una metropoli totalmente caotica. Tutto ciò senza alcun beneficio per i cittadini. Non per quanto riguarda la qualità dell’aria, che continua a essere tra le peggiori d’Italia (anche perché in gran parte l’inquinamento non dipende dai tanto vituperati motori termici), e nemmeno per ciò che concerne l’accesso in città delle vetture. E a dirlo non sono gli esponenti dell’opposizione, ma pure gli esponenti di quella che in teoria dovrebbe essere maggioranza. Lo storico consigliere verde del capoluogo lombardo, Carlo Monguzzi, nei mesi scorsi ha messo a confronto l’indice di congestione 2023 con quello dell’anno in corso, per scoprire che nonostante l’introduzione di un’area B, che vieta l’ingresso ai veicoli più vecchi, e di un’area C, che fa pagare a caro prezzo l’accesso al centro (7,5 euro al giorno), il traffico non è affatto diminuito, ma anzi è peggiorata la fluidità.Il paradosso del caso Milano è che tutto ciò è fatto in difesa dell’ambiente, senza ottenere un suo miglioramento. E al tempo stesso i divieti puntano a ridurre l’utilizzo delle vetture, soprattutto di quelle con motore termico. Ma poi, quando Stellantis, che produce veicoli a benzina o diesel annuncia riduzioni della produzione, e di conseguenza anche della manodopera, mettendo in cassa integrazione o licenziando gli operai, la stessa sinistra si scaglia contro il governo, accusandolo di non avere un piano di sviluppo per l’industria automobilistica. Dunque, siccome pare che Beppe Sala abbia minacciato le dimissioni qualora non passi la legge che dovrebbe sanare gli abusi edilizi consentiti dall’amministrazione da lui guidata, il centrodestra ha un’occasione unica: liberare Milano dalla banda rossoverde che la governa e pure mettere a nudo le contraddizioni della sinistra. Basta non votare la salva Sala e il gioco è fatto.
Leone XIV (Ansa)
- La missione di Prevost in Turchia aiuta ad abbattere il «muro» del Mediterraneo tra cristianità e Islam. Considerando anche l’estensione degli Accordi di Abramo, c’è fiducia per una florida regione multireligiosa.
- Leone XIV visita il tempio musulmano di Istanbul ma si limita a togliere le scarpe. Oggi la partenza per il Libano con il rebus Airbus: pure il suo velivolo va aggiornato.
Lo speciale contiene due articoli.
Pier Carlo Padoan (Ansa)
Schlein chiede al governo di riferire sull’inchiesta. Ma sono i democratici che hanno rovinato il Monte. E il loro Padoan al Tesoro ha messo miliardi pubblici per salvarlo per poi farsi eleggere proprio a Siena...
Quando Elly Schlein parla di «opacità del governo nella scalata Mps su Mediobanca», è difficile trattenere un sorriso. Amaro, s’intende. Perché è difficile ascoltare un appello alla trasparenza proprio dalla segretaria del partito che ha portato il Monte dei Paschi di Siena dall’essere la banca più antica del mondo a un cimitero di esperimenti politici e clientelari. Una rimozione selettiva che, se non fosse pronunciata con serietà, sembrerebbe il copione di una satira. Schlein tuona contro «il ruolo opaco del governo e del Mef», chiede a Giorgetti di presentarsi immediatamente in Parlamento, sventola richieste di trasparenza come fossero trofei morali. Ma evita accuratamente di ricordare che l’opacità vera, quella strutturale, quella che ha devastato la banca, porta un marchio indelebile: il Pci e i suoi eredi. Un marchio inciso nella pietra di Rocca Salimbeni, dove negli anni si è consumato uno dei più grandi scempi finanziari della storia repubblicana. Un conto finale da 8,2 miliardi pagato dallo Stato, cioè dai contribuenti, mentre i signori del «buon governo» locale si dilettavano con le loro clientele.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Cambia l’emendamento alla manovra di Fdi sulle riserve di Bankitalia: appartengono al popolo italiano. Il ministro Giorgetti apre ad aiuti per accedere alle paritarie. Un’altra idea porta a finanziare gli istituti per acquistare i testi da dare in prestito agli studenti.
Fratelli d’Italia non molla sul tema delle riserve auree della Banca d’Italia e riformula l’emendamento alla manovra che era stato bocciato. Un fascicolo che rimette insieme i segnalati dai gruppi, infatti, contiene il riferimento al fatto che «le riserve appartengono allo Stato». Il nuovo emendamento prevede una interpretazione autentica dell'articolo riguardante la gestione delle riserve auree del testo unico delle norme di legge in materia valutaria che, si legge, «si interpreta nel senso che le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d'Italia appartengono al Popolo Italiano». Sparisce il riferimento al trasferimento della proprietà allo Stato.
Ansa
Al liceo Giulio Cesare di Roma spunta su un muro una «lista stupri», con accanto i nomi delle studentesse. Un gesto orribile, che viene subito cavalcato dalla sinistra per rilanciare la pasticciata norma sul consenso e le lezioni di «sessuoaffettività».






