2025-01-05
Confermato lo Speaker trumpiano. Alla Camera chiude l’ufficio gender
Già dalla prima votazione resta al suo posto Mike Johnson. Figura di raccordo tra la base Maga e gli apparati, potrà garantire lavori parlamentari più veloci per le riforme. Già partita la «rivoluzione» culturale anti woke.Donald Trump ha vinto ancora. Venerdì, Mike Johnson è stato rieletto Speaker della Camera. E c’è riuscito inaspettatamente alla prima votazione. Una manciata di deputati repubblicani aveva espresso freddezza sull’eventualità di appoggiare la sua riconferma. La rielezione sembrava quindi a rischio o comunque non imminente, visto che, pur avendo mantenuto il controllo della Camera alle elezioni parlamentari del 5 novembre, il Gop dispone di una maggioranza risicata. Poi, secondo quanto riportato da The Hill, è sceso direttamente in campo Trump che, dietro le quinte, ha convinto all’ultimo minuto due deputati repubblicani scettici a cambiare idea: il che ha portato alla riconferma dello Speaker che, con alle spalle l’endorsement del presidente americano in pectore, ha ottenuto 218 voti contro i 215 raccolti dal leader della minoranza, il democratico Hakeem Jeffries. Soltanto un repubblicano, Tom Massie, ha evitato di sostenere Johnson, votando in polemica a favore di un collega di partito.Per il tycoon si tratta di una vittoria politica rilevante. Trump si avvia adesso all’insediamento del 20 gennaio avendo dimostrato tutta la propria influenza sul gruppo parlamentare repubblicano alla Camera e smentendo così le cassandre che preconizzavano grosse difficoltà per la rielezione di Johnson. Molti l’avevano messa in dubbio, mentre altri si attendevano un caos simile a quello di due anni fa, quando Kevin McCarthy fu eletto Speaker dopo ben 15 votazioni. Sotto certi aspetti, l’approccio di Trump sembra rievocare quello di un suo predecessore degli anni Sessanta: Lyndon Johnson. Quest’ultimo era famoso per le sue tattiche di persuasione, basate su lusinghe, pressioni e minacce: quello che gli storici hanno definito il «trattamento Johnson». Un’abilità che l’allora presidente americano utilizzò anche per portare avanti la propria agenda programmatica al Congresso: esattamente quello a cui punta oggi Trump.E qui arriviamo a un punto cruciale: la riconferma dello Speaker uscente non è soltanto un modo con cui il tycoon vuole trasmettere la propria forza politica a poche settimane dall’insediamento. Mike Johnson rappresenta anche uno dei principali alleati parlamentari del presidente americano in pectore. Il gioco di sponda con lui si rivelerà fondamentale per attuare alcune delle misure che il tycoon auspica: dal taglio delle tasse alla lotta all’inflazione, passando per il contrasto all’immigrazione clandestina. Johnson risulterà probabilmente anche una figura cruciale per il nuovo Dipartimento per l’efficienza governativa (Doge), che sarà guidato da Elon Musk. Senza infine trascurare un ulteriore obiettivo particolarmente caro al tycoon: lo sradicamento dalle istituzioni delle politiche liberal, finora promosse dal Partito democratico. Non a caso, venerdì, è stato approvato anche un pacchetto di nuovi regolamenti per la Camera che, oltre a rendere più difficile l’estromissione dello Speaker, ha abolito formalmente l’ufficio parlamentare per la diversità e l’inclusione.Certo: non è che la strada per Johnson sia del tutto in discesa. Il gruppetto di deputati repubblicani malpancisti potrebbe tornare a farsi sentire, creandogli qualche problema. Un punto dolente, per lo Speaker, potrebbe in particolare essere rappresentato dalla richiesta, avanzata da Trump, di abolire il tetto del debito: una misura che trova scettici alcuni parlamentari del Gop, i quali chiedono, come contropartita, significativi tagli alla spesa pubblica. Ciò detto, bisogna tener presenti due fattori. In primis, come abbiamo visto, la capacità persuasiva dello stesso presidente americano in pectore. In secondo luogo, Johnson ha mostrato finora di sapersi muovere tra i marosi del Congresso. E la sua figura si è politicamente rafforzata da ottobre 2023, quando, da semisconosciuto deputato della Louisiana, si ritrovò catapultato alla presidenza della Camera a seguito dello stallo prodotto dal clamoroso siluramento di McCarthy. Non solo. Lo scorso aprile, Johnson è sopravvissuto anche a un tentativo di estromissione, caldeggiato dalla deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene, che non gli perdonava l’appoggio dato al nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina. Alla fine, Johnson venne salvato proprio da Trump, che gli diede l’endorsement, mettendo così a tacere la fronda che voleva silurarlo. Ed ecco un ulteriore elemento interessante. Johnson, negli ultimi dodici mesi, ha rappresentato una delle principali figure del trumpismo istituzionale: un punto di raccordo, cioè, tra la base Maga e alcuni pezzi degli apparati governativi (soprattutto nel settore della Difesa). Infine, ma non meno importante, la riconferma dello Speaker è una buona notizia anche per l’Italia. Johnson intrattiene infatti buoni rapporti sia con Giorgia Meloni che con Lorenzo Fontana. Si tratta di una figura che potrebbe quindi rafforzare ulteriormente la sponda tra Roma e i principali alleati di Donald Trump.
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)