2023-06-09
Migranti, Piantedosi dà battaglia. Poi l’intesa
Matteo Piantedosi (Imagoeconomica)
Giornata di trattative serrate sulla normativa Ue per modificare il diritto d’asilo. Il rappresentante italiano contesta la proposta dei campi profughi a pagamento. Accordo in extremis, la Polonia dissente su tempi e modi. Viminale soddisfatto della quadra.Intanto siglate importanti partnership strategiche con Uzbekistan e Azerbaijan.Lo speciale contiene due articoli.Le trattative dei ministri dell’Interno in Commissione Ue per il patto sull’immigrazione sono andate avanti a lungo, ieri, salvo trovare una quadra in serata che ha lasciato parzialmente soddisfatta l’Italia. La discussione si era a lungo arenata su dettagli anche procedurali, quando la Presidenza svedese ha cominciato a ritenere possibile arrivare a un accordo, a maggioranza qualificata, che contemplasse due condizioni: il 55% degli Stati membri vota a favore (in pratica ciò equivale a 15 Paesi su 27), oppure gli Stati membri che appoggiano la proposta rappresentano almeno il 65% della popolazione totale dell’Ue. Per il no si erano espressi 10 Stati, tra cui il nostro: Lituania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Bulgaria, Malta, Austria, Danimarca, Grecia e Italia. La Verità ieri aveva anticipato la linea del governo, che vede Giorgia Meloni scettica. E il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, appena atterrato in Lussemburgo, aveva subito rotto gli indugi: «Intendiamo assumere una posizione di responsabilità, ma non possiamo proporre una riforma che sarebbe destinata a fallire». I campi profughi a pagamento fanno storcere il naso al governo italiano. La presidenza svedese ha tirato dritto negli ultimi mesi con la speranza di arrivare a luglio con una prima bozza della riforma. Che non prevedeva il ricollocamento obbligatorio dei migranti (come invece sarebbe avvenuto nella versione finale), ma una sorta di solidarietà imperativa, con i Paesi che decidono di non importare la loro quota che dovranno contribuire versando un 20.000 euro per ogni unità rifiutata. Oppure potranno aiutare i Paesi dell’accoglienza mettendo a disposizione mezzi aeronavali per controllare le frontiere. Il nuovo Patto Ue sui migranti è articolato su due grandi capitoli: la revisione delle procedura d’asilo (Apr) e la gestione dell’asilo e della migrazione (Ammr). I punti principali della bozza erano questi: fissare una procedura comune in tutta l’Ue per concedere o revocare la protezione internazionale e per stabilire rapidamente alle frontiere chi può ottenere l’asilo e chi va espulso; le domande di asilo dovranno essere esaminate entro 12 settimane; introdurre una quota annuale di posti da ripartire in ogni Paese sulla base di una formula che tiene conto di Pil e popolazione; prevedere un meccanismo che, in caso di maxi sbarchi, consenta al Paese interessato di attivare misure eccezionali; rimpiazzare la versione attuale del regolamento di Dublino con nuove disposizioni per i Paesi di primo ingresso; prevedere un bacino di 30.000 ricollocamenti l’anno (con la solidarietà obbligatoria). Ultimo punto, ritenuto particolarmente controverso, è quello che stabilisce di individuare Paesi terzi non di origine verso i quali sia possibile portare i migranti espulsi. Un aspetto su cui l’Italia rivendica di aver portato a casa un punto importante, ieri. Nel tentativo di raggiungere un accordo su questo paragrafo, la presidenza della Commissione ieri pomeriggio ha convocato in tutta fretta una riunione ristretta con i ministri di Italia, Francia, Germania e Spagna. Mentre il nodo sulle «procedure di frontiera più severe» è ritenuto dall’Italia acqua passata. Piantedosi durante il suo intervento al Consiglio, ha rivendicato che «l’Italia sta anticipando l’Europa nei provvedimenti sulle procedure di frontiera». Il capo del Viminale ha sottolineato la necessità di rivedere i punti caldi. «Nei termini in cui sono state presentate le ultime proposte negoziali riteniamo che ci siano ancora molte cose da fare». La posizione ufficiale è questa. Roma aveva intenzione di non limitare all’incontro di oggi (ieri, ndr) le discussioni sul nuovo patto. Anche perché Piantedosi ha messo in chiaro che le attuali condizioni non sono soddisfacenti. «A fronte di un drammatico aumento dei flussi nel Mediterraneo centrale», ha ricordato il ministro, «la redistribuzione dei migranti tra gli altri Paesi europei è stata di meno di 1.500 persone, che è ben al di sotto dei pur limitati impegni assunti ed è un sintomo di fallimento del principio di solidarietà».«Per affrontare il fenomeno migratorio», ha affermato Piantedosi, «non è sufficiente avere nuove norme europee ma occorre una forte azione esterna dell’Unione. Solo in questo ambito è possibile trovare quelle soluzioni strutturali di cui abbiamo bisogno per prevenire i flussi e favorire i rimpatri. Ed è proprio per questo che ho chiesto oggi di avere un punto sulla dimensione esterna e in particolare sulla situazione in Tunisia». In serata è stata quindi trovata la quadra, sia pur contestata da alcuni: «Abbiamo ricevuto bozza finale pochi minuti fa di un regolamentazione molto complessa. Non c’è stato tempo per analisi», ha detto il rappresentate polacco.Ieri la Meloni aveva ribadito: «Se non affrontiamo il tema della difesa dei confini esterni dell’Ue, se non combattiamo il traffico illegale di essere umani, distinguendo chi ha diritto alla protezione secondo la Convenzione di Ginevra, e chi no, sarà molto più difficile affrontare una serie di sfide, tra cui la revisione degli accordi di Dublino, tema sul quale stiamo discutendo in queste ore: speriamo che ci si possa trovare a metà strada». E ha anche ricordato che «l’Italia finora ha lavorato in solitudine, la sfida è che l’Unione europea lavori con l’Italia». Con la luce verde dei 27 il Consiglio ha stabilito il suo mandato negoziale: per l’approvazione definitiva si dovrà trovare una posizione comune con il co-legislatore, l’Europarlamento. Il nodo finale era trovare un testo soddisfacente sulla definizione dei Paesi terzi sicuri dove sarà possibile inviare i migranti che non ricevono asilo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/migranti-piantedosi-battaglia-poi-intesa-2661156289.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="scholz-in-italia-accordo-totale-su-sbarchi-energia-e-ucraina" data-post-id="2661156289" data-published-at="1686290741" data-use-pagination="False"> Scholz in Italia: accordo totale su sbarchi, energia e Ucraina L’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il cancelliere tedesco Olaf Scholz è stato fruttuoso e carico di significati. Ucraina, migranti, regole finanziarie europee, dossier Lufthansa, energia: la Meloni e Scholz hanno discusso degli argomenti di più stringente attualità. «Siamo consapevoli», ha detto la Meloni nel corso della conferenza stampa congiunta, «che un dialogo aperto e proficuo sia fondamentale per far avanzare soluzioni europee alle sfide complesse che abbiamo davanti: la Germania sa che senza l’Italia e le nazioni di frontiera è molto più difficile avere un a politica migratoria migliore di quella attuale. Abbiamo lavorato per superare le differenze tra migrazioni primarie e secondarie», ha aggiunto il premier, «se noi non affrontiamo il tema dei confini esterni e combattendo il traffico di esseri umani, sarà molto più difficile affrontare le sfide che abbiamo di fronte, tra cui il superamento del regolamento di Dublino. Abbiamo discusso con Scholz della necessità di un accordo sui finanziamenti del Fondo monetario internazionale alla Tunisia. Abbiamo una visione comune. Per noi la stabilizzazione della Tunisia è prioritaria». Sulla stessa lunghezza d’onda il leader tedesco: «Le sfide della migrazione e dei rifugiati», ha confermato Scholz, «le possiamo superare solamente assieme nell’Ue. Sono fiducioso che troveremo una risposta comune europea alla sfida della migrazione, dobbiamo gestirla perché ci siano corridoi legali per il personale qualificato ma coloro che non hanno diritto devono tornare al proprio Paese». Il presidente Meloni ha ribadito la necessità di «un nuovo patto di stabilità europeo, che guardi alla crescita, la competitività europea ha bisogno di essere sostenuta da regole adeguate, servono regole fiscali che assicurino flessibilità», e sull’intesa per il rilancio della compagnia aerea di bandiera ha sottolineato di credere che «il recente accordo industriale tra Ita e Lufthansa sia una testimonianza di quanto gli interessi delle nostre nazioni possano essere convergenti sul piano strategico». Roma e Berlino non arretrano di un millimetro sulla necessità di sostenere l’Ucraina: «L’aggressione russa all’Ucraina», ha sottolineato Scholz, «ha cambiato radicalmente il contesto di sicurezza. La compattezza europea è un punto di forza, il presidente russo Vladimir Putin non aveva fatto conti con questo, ha sottostimato l’Europa. Assieme siamo al fianco dell’Ucraina, che appoggiamo con le armi, con l’addestramento militare e lo faremo fino a quando sarà necessario». Sull’energia: «La cooperazione rinforzata per la diversificazione dell’approvvigionamento energetico è molto importante», ha evidenziato Scholz, «e «il potenziamento delle reti gioverà a tutti soprattutto per la sicurezza dell’approvvigionamento. Sono lieto che abbiamo deciso di portare avanti il lavoro per una pipeline per il gas e l’idrogeno tra l’Italia e la Germania». Da segnalare, sempre ieri, l’intesa per il partenariato strategico siglata dalla Meloni col presidente dell’Uzbekistan, Shavkat Mirziyoyev. Il partenariato, si legge nella dichiarazione congiunta, prevede una cooperazione rafforzata nei seguenti settori: interazione politica, in materia di difesa e sicurezza, nonché in ambito legale, cooperazione economica e commerciale, cultura, scienza, educazione e turismo. Sempre relativamente all’area centro-asiatica, inoltre, Italia e Azerbaijan firmato un contratto per la fornitura del C-27J Spartan di Leonardo, nell’ambito della visita di una delegazione azera in Italia alla presenza di rappresentanti della Difesa dei due Paesi.
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