2025-08-23
Michela Klinz: «Il mio sogno è una linea casa di Momonì»
Nel riquadro Michela Klinz, direttrice creativa e cofondatrice di Momonì
La direttrice creativa e cofondatrice del marchio: «Finora abbiamo fatto piccoli esperimenti realizzando cuscini e piatti con le nostre stampe e lanciando una collaborazione con Zafferano sulla lampada Poldina. Vogliamo un’immagine internazionale».Momonì è uno di quei marchi che negli ultimi anni ha saputo ritagliarsi un posto ben definito nel panorama della moda contemporanea, grazie a uno stile sofisticato, riconoscibile e mai convenzionale. Al centro del progetto, una visione estetica chiara e coerente, che unisce il gusto italiano a un respiro internazionale. Abbiamo incontrato Michela Klinz, cofondatrice e direttrice creativa del brand, per parlare di identità, processi creativi e delle sfide del mercato della moda di oggi.Partiamo dalle origini: come e quando è nato Momonì?«Momonì ė nato nel 2009 dopo un bellissimo viaggio on the road con tutta la famiglia. Io e mio marito Alessandro avevamo da parecchio tempo l’idea di creare un nostro brand e quel viaggio in America è stato decisivo per iniziare il nostro percorso. Abbiamo notato che in tantissimi negozi di ricerca venivano venduti accessori particolari a completamento della proposta abbigliamento. In quel periodo non era così diffusa questa abitudine in Italia. Così abbiamo pensato di iniziare con un prodotto semplicissimo ma nuovo. Morbide culotte arrotolate come dei bon bon, presentate dentro una boule trasparente e vendute all’interno dei negozi di abbigliamento».Qual è la filosofia estetica e valoriale che guida Momonì e come si riflette nelle collezioni?«Momonì vuole essere avvolgente e rassicurante per tutte le donne che amano sentirsi a proprio agio sempre e comunque. Per questo le nostre linee sono morbide, i nostri tessuti sono naturali soffici e fluenti e si adattano a quasi tutte le forme del corpo. Niente è costrittivo o difficile da indossare. Usiamo materiali naturali come la seta o il cotone e cerchiamo di creare capi che possano essere funzionali sia di giorno sia di sera cosi da coprire molteplici situazioni. Basta una cintura o una scarpa diversa per trasformare un abito di seta».Come si è evoluto il percorso creativo dalla prima collezione a oggi?«Agli esordi nel 2009 la collezione Momonì era formata da una decina di culotte stampate in vari disegni e colori. Poi sono arrivati i reggiseni super comfort senza imbottitura e senza ferretti. La velocità e l’energia di mio marito mi hanno spinta ad ampliare la collezione e così molto presto sono comparsi pigiamini e homewear di ogni tipo e da lì una vera collezione prêt-à-porter. In pochissimo tempo la volontà di aprire il primo negozio e da qui il bisogno di trasformare una mini collezione in una vera collezione che ora copre tutte le funzioni. Oggi Momonì è una collezione completa di prêt-à-porter e accessori e lavoriamo con quattro uscite all’anno, oltre a varie capsule e collaborazioni. Abbiamo 30 negozi in Europa tra Italia , Francia e Spagna di cui una parte su strada e alcuni shop in shop all’interno di grandi magazzini come Rinascente, Bon Marché, Galeries Lafayettes o Corte Inglés solo per citarne alcuni dei più importanti».Ci sono state svolte significative nel design o nei materiali?«Fino al 2020, prima del Covid, Momonì era 100% made in Italy. Oggi la necessità di mantenere il nostro target price ci ha spinti a cercare anche produzioni extra Italia. I tessuti continuano a essere quasi esclusivamente italiani, mentre la confezione sempre italiana ma in buona parte anche all’estero, in particolare Albania e Moldavia che ci garantiscono un ottimo posizionamento qualitativo».Il settore moda sta attraversando un periodo complesso, tra crisi economiche e cambiamenti nei consumi. Come sta reagendo Momonì a queste sfide?«Stiamo facendo enormi cambiamenti strategici. Oltre a Usa e Cina , abbiamo rivoluzionato anche la distribuzione in Europa grazie all’accordo con la società Brama, leader del mercato e già distributore di Missoni e altri marchi nel target premium e lusso. Lo scopo è di portare Momonì ad avere un’immagine più internazionale in modo da poter affrontare con forza la crisi del settore. La volontà di capire i diversi mercati spinge l’azienda ad avere una visione poliedrica e dinamica e questo ci sta aiutando ad avere più velocità di reazione alle varie richieste. Oggi non si può rimanere fermi sperando che la crisi sia passeggera. C’è la necessità di dare risposte immediate e precise alle domande che provengono a volte da Paesi molto diversi. La difficoltà sta nel cercare di capire, ascoltando e mettendo in atto ciò che viene richiesto, pur senza snaturare il Dna del marchio».Come si inserisce Momonì nel dialogo tra moda e lifestyle?«Il mio grande sogno così come quello di mio marito è di poter creare Momonì casa. Abbiamo fatto piccoli esperimenti creando una collezione di cuscini in seta e piatti con le nostre meravigliose stampe . Attuale è anche la collaborazione con Zafferano e la sua bellissima lampada Poldina. L’ideale potrebbe essere un accordo di licenza con un partner specializzato del settore».Progetti futuri?«In questo momento siamo molto prudenti ma attenti e pronti a muoverci velocemente solo in situazioni di estrema sicurezza. Non è un momento storico in cui si possono prendere dei rischi. Stiamo chiudendo delle bellissime collaborazioni con marchi in diversi settori. I prossimi a settembre saranno con l’azienda di calzature Officine creative e con la catena di boulangerie e pâtisserie parigina Copains che ha vestito i suoi “gobelets” (bicchieri, ndr) con le nostre stampe».
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.