2020-04-24
Mettere l’ambiente contro l’uomo renderà un inferno anche la fase due
Greta Thunberg (Dursun Aydemir/Anadolu Agency via Getty Images)
Come ha detto il Papa, difendere il Creato è importante. Ma togliere le auto per annullare le emissioni produrrà guai.In questi giorni d'isolamento bisogna pur passare il tempo in qualche modo. Invece di leggere un buon libro o guardare un film gli attivisti di Fridays for future, ispirati dalla leader Greta Thunberg, hanno deciso di occupare parte della giornata di oggi a manifestare. Continueranno, sui social, la loro «battaglia climatica, perché non possiamo permetterci di non combattere», come ha detto a Repubblica l'attivista Federica Gasbarro. I seguaci di Greta, fin dall'inizio della pandemia, si sono compiaciuti del calo delle emissioni, ovviamente dovuto al fatto che le persone sono per lo più costrette in casa. A prescindere dalle svalvolate di alcuni attivisti, però, è innegabile che il tema ecologico, nel prossimo futuro, andrà seriamente preso in considerazione. Sappiamo che, se l'epidemia di Covid-19 si è sviluppata, è anche per via di una violazione costante dei limiti naturali. Che il virus sia il prodotto di un laboratorio, come qualcuno comincia a sostenere, o che si sia diffuso a partire da wet market gestiti da agricoltori e allevatori condannati alla marginalità dall'espansione delle grandi aziende del settore, stiamo comunque parlando di sopraffazioni umane a danno della natura. Dunque la necessità di ripensare il modello di sviluppo che ci ha condotto fin qui esiste. In occasione dell'Earth Day lo ha fatto notare anche papa Francesco: «Abbiamo mancato nel custodire la Terra, nostra casa-giardino, e nel custodire i nostri fratelli», ha detto. «Abbiamo peccato contro la Terra, contro il nostro prossimo e, in definitiva, contro il Creatore, il Padre buono che provvede a ciascuno e vuole che viviamo insieme in comunione e prosperità». Ecco il guaio: abbiamo trascurato e danneggiato la casa che ci è stata affidata. È da questo punto che dobbiamo ripartire. Dobbiamo proteggere, come scrisse Roger Scruton, «la casa, il luogo dove siamo, il posto che ci definisce, che noi teniamo in custodia per i nostri discendenti e che non vogliamo danneggiare». La prospettiva dell'ecologia «conservatrice», però, è estremamente diversa da quella proposta dagli attivisti come Greta. Questi ultimi hanno la tendenza a considerare l'essere umano come una malattia che funesta il pianeta, spesso sono favorevoli alla limitazione delle nascite (i più moderati) o addirittura tifano per l'estinzione (i più oltranzisti, e non sono pochi). Sembra che non vogliano difendere l'equilibrio e l'armonia tra uomo e natura. Essi difendono «l'ambiente», spesso a discapito dell'essere umano. Spiegava James Hillman che la parola «environment» (ambiente in inglese) deriva da to environ, cioè, letteralmente «formare un cerchio attorno». L'ambiente è, semplicemente, ciò che ci circonda. Ben diverso è parlare di «natura» o, come fa Francesco di «Creato». Queste ultime due parole contengono già il senso di un ordine, di una armonia. Se io so che sono «nel Creato», intuisco immediatamente che c'è qualcuno sopra di me, il quale mi ha affidato la natura affinché io la conservi per chi verrà dopo. Per certi fan di Greta, invece, se dopo non venisse nessuno sarebbe addirittura meglio. Lo sforzo più radicale che dobbiamo fare, dunque, è quello di rimettere in equilibrio uomo e Creato. Per prima cosa, quindi, non possiamo né augurarci la scomparsa dell'umanità né festeggiare perché un'epidemia fa calare l'inquinamento. Poi, concretamente, dovremmo cercare di limitare l'ossessione per le emissioni, che non sono il principale problema ambientale, ma sono l'unico su cui Fridays for future si concentra. Fermare la deforestazione e il saccheggio della Terra è fondamentale. Ma, se vogliamo andare fino in fondo, dobbiamo sapere che l'utilizzo di auto elettriche comporterà una ulteriore spoliazione, specie nei Paesi del terzo mondo. Eppure, la moda delle «emissioni zero» cancella da tempo ogni altro tema. Proprio in questi giorni di epidemia, il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha affidato a Greta Thunberg il compito di annunciare (al britannico Guardian) che il capoluogo lombardo si impegnerà nella campagna Strade aperte, che prevede la realizzazione di «35 chilometri di strade in piste ciclabili e aree pedonalizzate entro l'estate». Bellissimo. Piccolo problema: le misure di sicurezza dovute alla diffusione del virus comporteranno una notevole limitazione nell'uso dei mezzi pubblici. Si pensa persino di regolare l'utilizzo dei treni con tariffe diverse in base alle fasce orarie. Ci chiediamo: in queste condizioni come dovrebbe fare una persona normale a raggiungere il posto di lavoro? Con il car sharing? Ah, sarà divertente sanificare tutte le auto in condivisione... La soluzione forse è la bicicletta? Beh, magari per qualche giovane che deve percorrere pochi chilometri. Ma tutti gli altri? I pendolari? L'auto privata, nel prossimo futuro, diventerà un importante presidio di libertà. Siamo folli se pensiamo di limitarne l'uso - mettendo in difficoltà migliaia di persone - per il solo scopo di ridurre le emissioni. In queste circostanze, l'automobile è l'esempio di una tecnologia che - in mancanza di meglio - serve l'uomo. Ristabilire un equilibrio significa anche questo: tenere sotto controllo la tecnica, farne uno strumento, senza consentire esondazioni digitali che - oltre ad essere inquinanti - ci rendono sottomessi. Però stiamo facendo il contrario: prima incentiviamo (anche con la scusa del virus) le tecnologie che, invece di essere controllate, ci controllano. Poi ci laviamo la coscienza con qualche stravagante trovata sulle «emissioni zero» che finirà per danneggiare tante persone. Le quali, per inciso, fanno parte del Creato tanto quanto le piante.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
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