2022-02-10
Metà del Pil italiano può diventare fuorilegge
Allevamento bovino nel lodigiano (Ansa)
Dall’acciaio a petrolchimico e agroalimentare: buona parte delle nostre eccellenze adesso è in pericolo.E cosi la Costituzione - quella che difende il lavoro, ma ci vuole il green pass, quella che difende le libertà di espressione, di circolazione, d’istruzione, ma ci vuole sempre il green pass - diventa un manifesto ambientalista al punto che l’attività economica , con la riformulazione dell’articolo 41, non può «recare danno alla salute e all’ambiente» e per legge deve essere «coordinata a fini sociali e ambientali». Domattina ci si aspetta che l’ex Ilva venga definitivamente spenta e così tutto il comparto dell’acciaio, il petrolchimico, e che migliaia e migliaia di aziende chiudano i battenti. Se ci mettiamo insieme anche i diritti degli animali, tranne quelli dell’animale bipede per eccellenza, cioè il cittadino, pure questi entrati nella Carta, stiamo per dichiarare incostituzionale, tra manifattura e agroalimentare, oltre metà del Pil italiano. Tanto per dare un po’ di numeri l’acciaio vale 44 miliardi, il complesso agroalimentare «dipendente» dagli animali 66 miliardi, la chimica che è la terza in Europa, 228 miliardi, altri 60 miliardi sono quelli dei veicoli, 87 miliardi di logistica, 38 i miliardi della ceramica e poi ci sono settori minori come la conceria (4 miliardi), la carta (6 miliardi) la ceramica. In un colpo solo abbiamo assommato il dettato costituzionale al diktat del green deal che Ursula Von der Leyen ha voluto imporre a tappe forzatissime provocando - anche per il rincaro abnorme dei certificati verdi - l’esplosione del costo dell’energia. Il risultato è che forse daremo la cittadinanza onoraria a Greta Thunberg, ma avremo migliaia di imprese chiuse e milioni di lavoratori disoccupati. Siamo però nel solco della tradizione italica degli ultimi due decenni: il politically correct che fa premio su tutto. In base a questo afflato ambientalista così caro al partito delle Ztl, il Pd, siamo il Paese che ha la maggiore dipendenza energetica e fa un po’ strano sentire che ci si stupisce del caro bollette. Giusto per dare qualche numero: in Francia l’aumento dei costi energetici per il settore industriale sarà attorno ai 4 miliardi, 6 in Spagna come in Germania, 23 miliardi in Italia. Da ieri abbiamo la Costituzione più verde del mondo e sarà interessante ascoltare i pareri di chi dice: riapriamo le centrali a carbone per far fronte alla crisi del gas! Quelle centrali, si sappia, sono incostituzionali! Come quasi incostituzionale diventa tutta l’industria che, già soffocata dalla burocrazia, ora si trova a dovere fare i conti con i valori costituzionali. Comprate i pop corn e mettetevi in poltrona: ci sarà da ridere nel tenere insieme il dettato della Carta e il Pnrr. Per non farci mancare nulla la Costituzione - senza che nessuno si sia reso conto dell’enorme contraddizione - diventa anche il diario di bordo dell’Arca di Noé: tutti amici degli animali. Con la riformulazione, l’articolo 9 che fino a ieri tutelava la cultura e il paesaggio, oggi ha un terzo comma che recita: «Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali». Ma coloro (la Lega a esempio) che stanno dalla parte dei contadini l’hanno letto bene questo articolo? Ma quando in Europa si strilla perché vogliono fregarci il valore aggiunto dell’agroalimentare è solo propaganda? La fiorentina così diventa incostituzionale! Questo articolo può mettere definitivamente al bando la zootecnia. Rinviando a una legge dello Stato - dunque soggetta a continui cambiamenti a seconda delle maggioranze parlamentari - qualora comandasse - è detto solo a mo’ d’esempio - la lobby vegana si potrebbe arrivare al totale azzeramento del principale comparto dell’agroalimentare. La zootecnia vale più o meno il 20% del nostro fatturato agricolo circa 12 miliardi. A questa vanno aggiunti 6 miliardi del latte e altri 11 dei formaggi (abbiamo 50 Dop, Grana Padano e Parmigiano Reggiano sono i due prodotti più forti d’Europa). Ci sono poi i 22 miliardi che derivano dalla trasformazione delle carni (70.000 addetti e cioè il 18% di quelli dell’agroalimentare). Vanno sommati ancora i quasi 3 miliardi delle uova (le galline ne producono 12,2 miliardi all’anno) e 12 miliardi di mangimi. Sarebbero border line (a seconda delle interpretazioni) 66 miliardi di fatturato agroalimentare. In ultimo la contraddizione più evidente. Nello stesso articolo si tutela paesaggio e ambiente, paesaggio e biodiversità. Ma il paesaggio - basta leggersi la Convenzione europea firmata a Firenze nel 2000 - è necessariamente artefazione dell’ambiente e del pari istallare i pannelli solari che piacciono tanto agli ambientalisti è certamente un attentato al paesaggio e alla biodiversità. Allora qual è l’interesse che va tutelato? Se si sceglie l’ambiente c’è il rischio di mettere fuori gioco anche il turismo. E così ora si moltiplicheranno leggi e vincoli. Giusto perché Mario Draghi aveva promesso la semplificazione. Succede a fare le leggi per essere alla moda.
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Henry Winkler (Getty Images)