2020-04-30
Messe ancora ferme, frontiere spalancate. Il Papa fa lo spot alla maxi sanatoria
La Santa sede risponde a una lettera della Cisl: «Auspicabile che le situazioni dei braccianti immigrati siano regolarizzate».Sul ripristino delle funzioni religiose bisogna avere pazienza: si deve stare calmi e aspettare. Non si può attendere, invece, per quanto riguarda la sanatoria dei migranti. La si deve fare subito, senza esitazioni, perché altrimenti non si può tirare avanti. E così, dopo aver incassato il sostegno dell'illustre supermedico Walter Ricciardi, la campagna governativa per la regolarizzazione dei clandestini trova un nuovo sponsor di livello ancora più elevato: papa Francesco. Tramite il Sostituto della Segreteria di Stato, Edgar Peña Parra, il pontefice ha risposto a una lettera inviatagli dal segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota. Il sindacato chiedeva il massimo sostegno al fine di far diventare «una priorità» la sanatoria degli stranieri. Secondo la Cisl, bisogna «avere il coraggio di decidere sul tema della regolarizzazione, che da tempo stiamo promuovendo per far emergere il lavoro nero, per riconoscere diritti e doveri ai tanti immigrati lasciati ai margini della società». La replica pontificia non ha tardato ad arrivare: «È certamente condivisibile», si legge nella lettera inviata a nome di Francesco, «la necessità di venire incontro a quanti, privati di dignità, avvertono in modo più acuto le conseguenze di un'integrazione non realizzata, venendo ora maggiormente esposti ai pericoli della pandemia. È dunque auspicabile che le loro situazioni escano dal sommerso e vengano regolarizzate, affinché siano riconosciuti ad ogni lavoratore diritti e doveri, sia contrastata l'illegalità e siano prevenute la piaga del caporalato e l'insorgere di conflitti tra persone disagiate». È vero, ormai dovremmo esserci abituati. Eppure sorprende ogni volta l'ostinazione con cui le gerarchie ecclesiastiche battono sul tasto migratorio, anche in queste condizioni di emergenza, e perfino mentre tutt'attorno esplodono altre questioni roventi per i fedeli (ad esempio quella relativa alla ripresa delle messe). Questo spot alla sanatoria proposta dai ministri Luciana Lamorgese e Teresa Bellanova è il terzo intervento di peso con cui, nel giro di poche settimane, la Santa sede getta benzina sul fuoco ardente dell'immigrazionismo. Prima c'è stata la donazione dell'elemosiniere del Papa, il cardinal Bolletta Konrad Krajewski, a favore del centro di accoglienza gestito a Pistoia da don Massimo Biancalani. Poi abbiamo visto l'affettuoso messaggio inviato dal pontefice in persona a Luca Casarini, ex no global attualmente impegnato come «capo missione» per Mediterranea Saving Humans, la Ong creata da vari esponenti di Sinistra italiana. E adesso, a completare il cerchio, ecco la letterina alla Cisl per sposare la causa della maxi sanatoria. Tocca notare che sull'apertura delle frontiere la linea del Papa è sempre la stessa da anni. Su altre faccende, invece, il suo atteggiamento è - come dire - vagamente più ondivago. Riguardo alle messe, tanto per restare sul tema, la settimana scorsa Francesco si era speso con una certa decisione, evocando addirittura il pericolo di una «viralizzazione della fede» comprensiva di scivolamento verso la gnosi. Poi, non appena i consiglieri del suo staff hanno compreso che la richiesta della Cei di ricominciare con i riti avrebbe potuto favorire i partiti di destra, Francesco ha tirato il freno a mano, invitando alla cautela e al rispetto dei divieti. Sui migranti, al contrario, la scarpetta papale non si è mai levata dall'acceleratore. In ambito ecclesiastico, tuttavia, c'è qualcuno a cui le aperture del pontefice ancora non bastano. Avvenire, il quotidiano dei vescovi, spinge affinché la platea dei clandestini da regolarizzare venga allargata ben oltre i soli braccianti agricoli. Domani il direttore del quotidiano, Marco Tarquinio, introdurrà una tavola rotonda online organizzata da Più Europa a cui parteciperanno Tito Boeri, Teresa Bellanova, i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Confagricoltura e la rete Erostraniero. Per l'occasione, Emma Bonino ha dettato la linea, spiegando che non basta sanare le situazioni dei clandestini che lavorano nei campi: «Serve un passaggio ulteriore, uno sguardo che vada oltre le urgenti necessità economiche nella direzione della tutela dei diritti», ha detto l'amica Emma. «Il lavoro nero non esiste solo in agricoltura: pensiamo a colf e badanti, al lavoro domestico e ai servizi di cura, ma anche a edilizia e logistica». Certo, regolarizziamo tutti, così finalmente potremo avere un bell'esercito di lavoratori a basso costo da poter sfruttare a norma di legge. Grande idea, i cattolici devono senz'altro farla propria. A quanto pare, qualcuno in Vaticano preferisce che, invece di andare a messa, i fedeli restino in casa a guardare i convegni organizzati dalla Bonino.