2023-11-28
No a mercato tutelato e idroelettrico: passa la linea Draghi-Ue
Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica)
Dal dl Energia escono le norme che proteggevano cittadini e acque italiane: in arrivo rincari per il 90% delle famiglie.Meno patriarcato e più bollette. Alla fine è andata così: passateci la triste battuta. Pochi giorni fa La Verità aveva chiesto alle forze politiche di occuparsi nelle sedi opportune della questione patriarcato, senza, però, perdere di vista ciò che tocca la vita quotidiana di milioni di italiani o riguarda il futuro della sovranità energetica del Paese. Cioè, da un lato, i soldi che dovremo sborsare per riscaldarci e per gestire l’elettricità e, dall’altro, il sistema delle concessioni del mercato idroelettrico. Per oltre un mese è infatti slittato il decreto Sovranità energetica. Fino a ieri pomeriggio, quando il cdm ne ha approvato una versione monca. Il testo passato dal Consiglio contiene importanti novità per il rilancio dei rigassificatori, per le imprese che vogliono sviluppare il business della cattura della CO2, semplificazioni per il settore del gas naturale liquido e in generale per la messa a terra degli investimenti nelle rinnovabili. Sono invece stati espunti due articoli fondamentali. Quello che avrebbe previsto la proroga del mercato tutelato e quello che avrebbe consentito il rinvio delle concessioni idroelettriche a fronte di ingenti investimenti. Una vera svolta rispetto alle scelte del precedente governo, guidato da Mario Draghi, che aveva preso impegni in Europa per liberalizzare il settore idroelettrico con un sistema di gare così aperte dal rendere il business delle acque italiane tanto contendibile da finire nelle mani di player esteri. Al contrario, con il decreto originario le Regioni avrebbero potuto da subito negoziare una proroga di 20 anni con i concessionari uscenti o quelli in scadenza, a patto che venisse presentato un vero piano di investimenti che avrebbe garantito occupazione al territorio, aggiornamenti continui agli impianti ed equilibrio degli invasi idrici. In un insieme di misure che avrebbero anche favorito gli investimenti italiani in un settore nel quale praticamente nessun Paese Ue ha aperto a una messa a gara indiscriminata delle concessioni. I due articoli, come detto sopra, sono saltati. Risultato? Dal 1° gennaio scatterà la liberalizzazione del mercato elettrico. Circa sette milioni di italiani dovranno cambiare gestore e conteggio delle bollette. Si tradurrà in un ulteriore aumento secco delle bollette per il 90% degli italiani, dal momento che sul mercato libero solo il 10% dei prezzi è inferiore a quelli del tutelato. Purtroppo le pressioni dell’Europa si sono fatte troppo forti. Il governo evidentemente sta negoziando il Patto di stabilità e non è riuscito a dare la spallata. Il problema resta però sia nella forma sia nella sostanza. La richiesta di proroga era dettata dalla situazione emergenziale. Con due guerre in corso (quella ucraina e quella arabo-israeliana) si rende necessario tutelare le fasce più deboli della popolazione travolte dall’inflazione. A Bruxelles avrebbero dovuto comprendere. Visto che in nome dell’emergenza la Commissione ha stravolto, quando faceva comodo, tutte le regole. Ma il muro di gomma diventa assurdità se si pensa che nell’ultimo mese sia Germania che Francia (tramite Edf) hanno avviato ingenti programmi di aiuti pubblici per sostenere le bollette di famiglie e imprese. Noi nulla. Per noi l’emergenza non conta mai. A meno che non serva a peggiorare la vita dei cittadini. Ecco perché La Verità ha chiesto più volte di opporsi alla linea Draghi-Ue su questi temi. Perché se le bollette più care sono un tema che scotta e che toccherà gli italiani già dal prossimo anno, gli effetti della liberalizzazione del comparto idroelettrico si vedranno nel lungo termine. Nei prossimi 30 anni. Secondo un rapporto dell’Aie, Agenzia internazionale dell’energia dedicato al settore idroelettrico, nel 2020 questa tecnologia ha fornito un sesto della produzione mondiale di elettricità con quasi 4.500 Twh (terza fonte dopo carbone e gas naturale), il 55% in più rispetto al nucleare, attraverso una potenza impegnata di 1.330 Gw. Si tratta della più grande fonte mondiale di energia pulita che produce più di tutte le altre fonti rinnovabili messe assieme (eolico, solare fotovoltaico, bioenergia e geotermico). Per questo i nostri bacini idroelettrici interessano tanto ai francesi. Vada come vada la transizione green, l’energia che deriva dall’acqua sarà uno degli elementi fondamentali. Se ci sfugge di mano, non saremo noi a deciderne il prezzo e, inoltre gli investimenti in ambito Pnrr pagati e sostenuti dai contribuenti italiani finiranno per ingrassare i bilanci di aziende che hanno la sede Oltralpe. In altre parole, pur riconoscendo l’importanza di quanto approvato ieri (il via libera ai rigassificatori e alle semplificazioni nel settore rinnovabile e del Gnl), non possiamo che dolerci per la scelta. Ci resta la speranza, almeno sull’idroelettrico, di essere smentiti con un nuovo decreto. Temiamo che non vada così. A quel punto, potremo celebrare gli assegni extra del Pnrr, ma perderemo il controllo delle nostre fonti, utili a calmierare i prezzi, e l’Italia sarà sempre più simile a un mercato di consumatori e meno a un Paese del G7.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)