2024-12-30
Nell'anno del Giubileo le capesante dei pellegrini per un cenone augurale
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Il cenone di San Silvestro, come fosse una liturgia laica, è un mix di emozioni gastronomiche, di pratiche scaramantiche, di libagioni, di aspettative di promessa. Ecco una proposta di menù per festeggiare l’anno nuovo.Per quanto riguarda i vini dalla cantina facciamo emergere solo rosati. L'ultima notte dell'anno ha risvolti romantici e il rosa è romantico di per se. Il menù dovrebbe prevedere piatti di pesce e di carne e il rosato è un ottimo compromesso per accompagnare entrambi.Lo speciale contiene due articoli.Meno tre, due, uno … buon anno. E vai a pescarlo uno che non sorride alla speranza! Stasera è anche, se volete, il semel in anno licet insanire. Noi lo abbiamo legato dal Medioevo in poi al carnevale, è il «titolo» del martedì grasso, ma a veder bene si può esagerare proprio alla fine dell’anno perché i Saturnali che avevano termine il 23 dicembre possiamo prolungarli un po’ in attesa del nuovo giorno. Del resto con Friedrich Nietzsche potremmo interrogarci sulla gioia dell’assurdo: immaginare che per il semplice cambio di calendario tutto debba rinnovarsi, mutarsi. Il cenone di San Silvestro perciò come fosse una liturgia laica è un mix di emozioni gastronomiche, di pratiche scaramantiche, di libagioni (occhio al nuovo codice della strada, ma comunque siate responsabili nel bere, magare designate l’astemio per la sera di San Silvestro che si rifarà il primo dell’anno!) di aspettative di promessa. In realtà la festa del rinnovamento è l’equinozio di primavera, ma il fatto che già il giorno pigli lento sopravvento sulla notte corrobora le speranze. E non c’è – gastronomicamente parlando – una codificazione, l’usanza di mangiare pesce è più censuaria che antropologica. Deriva dal fatto che un tempo non esistendo modo di conservare i cibi il pesce fresco era appannaggio solo quasi delle popolazioni rivierasche e chi avesse potuto imbandire la tavola con il pescato in altre zone era considerato uomo ben dotato economicamente. Forse per questo si prediligono i piatti di pescato. Alcuni pesci hanno una loro significazione: ad esempio l’anguilla e il capitone poiché ricordano il serpente sono elogio del tempo e augurio di rinnovamento. Invece dovreste sapere che portare in tavola granchi, aragoste, scampi e gamberi anche se sono ottimi e a Capodanno si sprecano non è propriamente un buon augurio. Tutti i crostacei camminano all’indietro o di lato questo vuol dire opporsi al rinnovamento, al cambiamento (in positivo) rappresentato dal Capodanno. Quest’anno che è l’anno giubilare c’è un frutto di mare che dovreste portare a tavola: la Capasanta o conchiglia di St, Jaques. Il motivo è intuitivo: è il simbolo di chi fa il cammino di Santiago di Compostela e nell’anno del pellegrinaggio è un simbolo beneagurante davvero potente. Peraltro l’Arcangelo Michele, san Michele per gli amici, è il giustiziere del diavolo, è colui che apre alla nuova via (vita). Dunque festeggiarlo a Capodanno non è niente male. Anche le olive – magari fritte all’ascolana col ripieno se volete di pesce ! – sono simbolo di pellegrinaggio a Gerusalemme. In alternativa – e se vi piacciono – portate un antipasto di lumachine di mare o di terra, sono comunque simbolo di viaggio. Sicuramente bisogna portare in tavola, anche se avete fatto l’opzione tutto pesce, zampone o cotechino e lenticchie. Il perché è semplice da sapere: è l’unione di due portafortuna che peraltro racconta molto dello stratificarsi della nostra civiltà: Le lenticchie (lentule) erano per i romani il simbolo dei sesterzi, dunque della ricchezza. Il maiale da sempre è considerato l’animale della prosperità. Basti dire che il suo nome latino vero sarebbe porcus, divenne maiale perché vittima sacrificale della dea Maja che è la divinità – nell’olimpo romano – della forza della natura, del suo perpetuarsi eterno nel ciclo del germogliare e fertilizzare. In più per i nordici della grande selva- dunque nella cultura germano-celtica – il maiale (meglio il cinghiale) è un animale totemico: si nutre dei frutti della grande quercia, l’albero universale, e mette in collegamento i mondi dei vivi e dei morti. Una zampa di maiale era il loro amuleto per eccellenza. Così portando in tavola zampone o cotechino e lenticchie va in tavola la (speranza) ricchezza e la (manifestazione) della forza del naturale. Ciò detto come sempre capita ogni regione , anzi valle, d’Italia ha i suoi piatti “indispensabili” per Capodanno. Tra i primi sono indispensabili i timballi (perché ricordano il tamburo della festa e servono a richiamare gli spiriti buoni): dal sartù, al timballo di anelletti siciliano, ma anche il pasticcio di tortellini, o la bomba di riso e i risotti, o ancora i farrotti, il grano lessato insomma tutto quello che ha a che fare con la generazione della natura. Ad esempio potreste coniugare tutto con un ottimo sformato di riso ai frutti di mare, ma anche un’insalata fredda di farro con calamari, cozze, vongole, olive, capperi e acciughe come piatto di mezzo è una prospettiva da tenere in conto o se volete prendete dalla cucina siciliana i tortini di alici (economici e facili da fare) che uniscono pescato e timballo come antipasto. I pesci simbolo del capodanno sono il polpo (i suoi otto tentacoli rappresentano la capacità di catturare i futuro) e la seppia, ma anche calamari e totani fanno alla bisogna, il baccalà che è il pesce simbolo della cristianità. In realtà la storia parla più dello stoccafisso. Successe tutto all’interminabile Concilio di Trento.Tra le tante ambasce i padri conciliari avevano quella di trovare un’alternativa all’aringa che era stata fin lì il pesce conservato (ricordate? Solo ai rivieraschi era accessibile il pesce fresco) disponibile per i giorni di magro. La necessità derivava dal fatto che Martin Lutero prima di dettare le sue 95 tesi riunì – quasi a mo’ di ultima cena – i suoi discepoli e servì tra le tante pietanze l’aringa. Al Concilio c’era un vescovo svedese tal Olao Magno che distribuì una sorta di “brochure” sul pesce bastone delle Lofoten – lo stoccafisso seccato all’aria – come alternativa. Piacque ma i portoghesi fecero di meglio: cominciarono a catturare i merluzzi, nel golfo di Guascogna, prima che arrivassero alle Lofoten e poi cominciarono a conservarlo nella maniera più comune al Sud Europa: col sale. Da lì il baccalà è diventato il pesce dei cattolici e perciò non manca mai a Capodanno. Potete farlo alla livornese (fritto e ripassato nel pomodoro) mantecato, alla veneziana, all’anconetana con pomodori e patate, sotto forma di filetto fritto alla romana, o farne un condimento per la pasta magari con i fagioli o i ceci, potete anche fare un’ottima insalata di baccalà con la frutta o con i pinoli l’uvetta e il radicchio rosso. La versatilità è totale. Tra gli altri piatti totemici per così dire ci sono le lasagne che possono diventare anche col sugo di pesce: basta fare un ragù di pescato in bianco, aggiungere la besciamella e il gioco è fatto. Tra i secondi potete alternare pesce e carne. Ad esempio un’arista di maiale al latte è perfetta se è preceduta da delle sogliole alla mugnaia, oppure si può trovare una concordanza tra una rana pescatrice in forno bardata con il lardo e dei tournedos alla Rossini. Tra gli antipasti lumachine di mare, insalata di polpo e patate, muffin di acciughe o semplicemente crostini di pan brioche con acciughe e burro fanno già un pranzo coi ficchi. Un piatto che non può mancare dal Piemonte a Pantelleria è il fritto: che sia misto, che sia anche di terra, o vegetale un piatto di fritto a San Silvestro è indispensabile. Così come dovete portare per forza in tavola un o più (ed è meglio) formaggi perché il formaggio è anch’esso simbolo di prosperità, ma essendo stato da sempre il primo cibo dei pellegrini invita al viaggio verso il nuovo. Non dimentichiamoci che siamo nell’anno giubilare e rivolgersi all’idea del pellegrinaggio come detto già con le capesante non è affatto da scartare. A parte la triade indispensabile – pandoro, panettone, torrone – vi sono alcuni dolci da ricordare: le cartellate, le seadas, il parrozzo, il pangiallo, i cantucci, i mostaccioli, la crescionda.Ma anche lì regione che vai dolce che trovi. Vi sono tuttavia delle scaramanzie inderogabili. In tavola non deve assolutamente mancare la frutta a guscio accompagnata almeno dai fichi secchi e volendo dai datteri. Anzi si dice che del primo dattero che si mangia si dovrebbe conservare il nocciolo perché porta soldi, usanza pare che ci arrivi dai padri latini che di datteri dell’impero erano ghiottissimi. Vanno serviti chicchi d’uva: gli spagnoli dicono dodici tanti quanti i mesi dell’anno a commensale, in molte regioni d’Italia si dice in numero dispari. Egualmente la melagrana (magari provate a servirla con l’insalata di mare al posto del limone) dovrebbero stare in tavola per augurare fertilità. Infiniti sono i riti del capodanno, ma alcuni vanno rispettati. Il bacio sotto il vischio è leggenda nordica ma è affascinante. Le bacche (velenose) sono la personificazione delle lacrime della dea Frigg che con la sua commozione fece resuscitare il figlio Baldr e perciò baciarsi sotto il vischio è invocare un’eterna protezione sul proprio amore. Non bisogna entrare in casa con la gamba sinistra, guai a non indossare qualcosa di rosso, aprite le finestre in una stanza buia e chiudetele in una stanza illuminata – la ragione? nella notte fuggono le vecchie angosce, nella luce fioriscono le nuove speranze – abbiate soldi in tasca e infine brindate. Ma non come non ci fosse un domani.Antipasto – Lumachine di mareIngredienti - 500 gr di lumachine di mare, 3 foglie di alloro e 3 di salvia, un peperoncino, uno spicchio o due di aglio o di aglione se volete più delicatezza, 2 filetti di acciughe sott’olio, mezzo bicchiere di vino bianco secco, 400 gr di salsa di pomodoro, 6 cucchiai di olio extravergine di oliva, sale qb.Procedimento - Mette a spurgare le lumachine in una pentola d’ acqua leggermente salata per un’oretta cambiando un paio di volte l’acqua. Ora lessatele per circa un quarto d’ora. Scolatele e fatele raffreddare. In una capace pentola mettete l’olio extravergine con l’aglio finemente tritato, il peperoncino, le foglie di alloro e di salvia e i filetti di acciughe che farete disciogliere a fuoco moderato. Quando le acciughe si sono sciolte aggiungete le lumachine, fate insaporire bene e sfumate, alzando la fiamma, col vino bianco. Quando l’alcol è evaporato aggiungete la salsa di pomodoro e andate a cottura a pentola coperta per circa 20 minuti aggiustando di sale tenendo presente che le lumachine sono sapide di suo. Se serve di quando in quando aggiungete un po’ d’acqua, ma il sugo a cottura ultimata deve risultare denso.Come far divertire i bambini - Fate spurgare a loro le lumachine, giocando con l’acqua si divertiranno un mondo.Primo di terra – Cappellacci al radicchioIngredienti - Un cespo di radicchio rosso di Chioggia, una cipolla rossa di Cannara, 200 gr di ricotta (noi abbiamo usato quella di bufala) 150 gr di Gorgonzola dolce Dop, 4 cucchiai di Parmigiano Reggiano o Grana Padano (facoltativi), una cipolla rossa di Cannara di dimensioni generose, 3 uova e 300 gr di farina meglio se di tipo 2, una decina di noci, 4 cucchiai di olio extravergine di oliva, sale e pepe q.b.Procedimento - Per prima cosa fate la sfoglia procedendo come di consueto: formate la fontana di farina, rompete al centro della fontana le uova che saranno sbattute con una forchetta poi partendo dai bordi della fontana incorporare mano a mano la farina e impastate con energia per cinque-dieci minuti. Fatto il panetto di pasta potete se volete ungerlo leggermente con extravergine in superfice. Mettetelo in frigo avvolto in pellicola alimentare a riposare per una mezz’ora. Nel frattempo mondate il radicchio eliminando le coste bianche più dure. Tagliatelo a striscioline sottili. Tritate finemente la cipolla e fatela saltare in padella con l’olio extravergine di oliva. Quando la cipolla diventa trasparente aggiungete il radicchio e fatelo stufare e fuoco dolce, a padella incoperchiata, finché non diventa morbido e vira il colore da rosso a marrone. Lasciate intiepidire e aggiustate di sale. Sgusciate le noci e tritatele grossolanamente. In una ciotola capiente amalgamate ricotta, radicchio e metà delle noci e se piace Parmigiano o Grana, aggiustate se serve di sale e di pepe e lavorate con un mestolo gli ingredienti fino a ottenere un impasto cremoso. Togliete la pasta dal frigo e stendetela in uno strato non troppo sottile. Se fate la sfoglia col mattarello dividetela con l’apposita rotella in tanti quadrati di circa 4 cm di lato, se invece usate la macchinetta fate due strisce lunghe. Con la pasta divisa a quadrati mettete al centro di ogni quadrato un mucchietto di ripieno al radicchio e poi chiudete a mo’ di cappellaccio (a triangolo e poi rigirate i due vertici lunghi unendoli). Se invece avete steso con la macchinetta mettete sulla prima sfoglia mucchietti di ripieno a distanza di circa due centimetri uno dall’altro. Ora adagiatevi sopra l’altra sfoglia e con un coppa-pasta tenendo al centro la protuberanza che deriva dal ripieno tagliate i vostri cappellacci che un questo caso saranno dei dischetti ripieni. Mettete a bollire una pentola di acqua salata e cuocete i cappellacci (bastano due o tre minuti). Scolateli e in una padella fate sciogliere il Gorgonzola e saltate nel formaggio i cappellacci. Serviteli completando il piatto con una pioggia di noci tritate.Come far divertire i bambini - Date a loro il compito di guarnire i piatti con le noci tritate e se volete con una foglia di radicchio a crudo.Primo di mare – Linguine fagioli e cozzeIngredienti - 360 gr di linguine meglio se di grano italiano Cappelli, 250 gr di fagioli cannellini (vanno benissimo anche quelli già lessati), 500 gr di cozze di primissima qualità, due spicchi d’aglio, un mazzetto di prezzemolo, olio extravergine di oliva almeno 6 cucchiai, sale e pepe o peperoncino q.b.Preparazione - Come prima cosa pulite bene le cozze spazzolandole e togliendo il peduncolo con cui sono attaccate ai canapi di allevamento. Fatele aprire in pochissima acqua in una padella a fuoco vivace. Quando saranno aperte mettetele da parte a raffreddare e tenete l’acqua di cottura che filtrerete con un canovaccio pulito. Se avete i fagioli già lessati nessun problema, altrimenti dovrete premurarvi di tenerli a bagno almeno 8 ore e poi di lessarli in acqua leggermente salata. Prendete i fagioli e aggiungendo un po’ di acqua di cottura delle cozze con il mixer a immersione fate una cremina. Mettete a cuocere le linguine in acqua leggermente salata e nel frattempo fate imbiondire l’aglio nell’extravergine in una padella ampia. Se avete optato per il peperoncino aggiungete anche quello. Stemperate in questa padella la cremina di fagioli. Nel frattempo frullate con un po’ di extravergine e un po’ di acqua delle cozze il prezzemolo per ottenere una salsina. Scolate le linguine, eliminate l’aglio e saltatele nella crema di fagioli, aggiungete le cozze aggiustando di sale e di pepe se non avete usato il peperoncino. Impiattate profumando con un po’ di salsina al prezzemolo.Come far divertire i bambini - Una volta freddate da loro il compito di sgusciare le cozze.Il secondo – Il pesce nell’ortoIngredienti - 1,2 kg di pesce bianco (spigola, orata, san pietro, coda di rospo, merluzzo, passera a vostro piacimento) 4 patate, 3 carote, due cipolle, 200 gr di olive verdi e nere, un mazzetto di prezzemolo, 150 gr di olio extravergine di oliva, sale e pepe qb.Procedimento - Mondate il pesce lavatelo e lasciatelo da parte. Mondate le verdure, lavatele e con l’aiuto della mandolina fatele a fette sottilissime. Tritate finemente il prezzemolo. Pre-riscaldate a 180° il forno. In una capace ciotola condite le verdure con ¾ dell’extravergine, sale e pepe. Mescolate bene. Ora prendete una placca da forno e ricopritela con carta forno. Sistemate sulla placca uno strato di verdure, su queste adagiate il pesce. Salatelo e pepatelo leggermente e lascate cadere una “pioggia” di prezzemolo. Ricoprite il pesce irrorando di extravergine con le verdure rimaste. Infornate e cuocete per circa mezz’ora.Come far divertire i bambini - Fatevi aiutare prima a mescolare e condire le verdure e poi a sistemarle nella placca del forno e sul pesce.Il dolce – La cicerchiataIngredienti - 400 gr. di farina 00, una tazzina di Anisetta o Mistrà, un cucchiaino di lievito in polvere per dolci, un limone non trattato, 3 cucchiai di olio extravergine di oliva, 80 gr di mandorle sgusciate, 2 o 3 uova a seconda della grandezza, 90 gr di zucchero, 200 gr di miele, un litro di olio di arachidi o girasole per friggere. Facoltativi zuccherini colorati e zucchero a velo q.b.Procedimento - Fate una fontana con la farina aggiungete le uova, lo zucchero tenendone da parte un paio di cucchiai, il lievito, l’olio extravergine e cominciate a impastare, aggiungete anche tre quarti dell’Anisetta e finite l’impasto che dovrà essere morbido, ma consistente. Lasciate riposare una mezz’ora coperto. Nel frattempo tritate grossolanamente le mandorle e tostatele in un padellino. Dividete l’impasto in tre parti e tirate tre sfoglie spesse circa 4 mm. Ora per ottenere le cicerchie potete seguire due procedimenti: o ricavate dalle sfoglie tanti bastoncini e poi li tagliate a pezzetti di circa 3 mm e con le mani li arrotondate, oppure avvolgete su se stesa ogni sfoglia come per fare le tagliatelle e prima la tagliate in senso orizzontale poi in senso verticale sì da ottenere tanti piccoli quadratini di pasta. Ora fate scaldare l’olio per friggere e quando sarà ben caldo friggete poche alla volta le cicerchie di pasta che farete asciugare dall’olio su fogli di carta assorbente. Finita la frittura fate fondere in un pentolino il miele con l’Anisetta e lo zucchero rimasti. Quando il miele sarà liquido in una zuppiera unitelo alle cicerchie di pasta, alle mandorle tostate e mescolate bene e poi su un foglio di carta forno disponete la cicerchiata: potete darle la forma che volete. Fatela freddare e poi decorate se vi piace in superficie con gli zuccherino o lo zucchero a velo.Come far divertire i bambini - Se ci sono bambini in casa dovete per forza fare le cicerchie a palline. Sarà loro il compito di arrotondarle!<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/menu-cenone-san-silvestro-2670694946.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="una-notte-in-rosa-per-il-nuovo-anno" data-post-id="2670694946" data-published-at="1735402344" data-use-pagination="False"> Una notte in rosa per il nuovo anno iStock Che sia una notte in rosa! Stasera dalla cantina facciamo emergere solo vini rosati. Il perché è presto detto. La notte di San Silvestro ha risvolti romantici e il rosa è romantico di per se. Il menù dovrebbe prevedere piatti di pesce e di carne e il rosato è un ottimo compromesso per accompagnare entrambi (a meno che non serviate cacciagione o carne in griglia) infine in rosa si trova dallo spumante al dessert tutto quello che ci serve. Le proposte qui citate sono solo suggerimenti potete spaziare dove e come volete, ma ho provato una selezione che spero sia soddisfacente. Tutto in rosa anche per il brindisi finale che deve essere lontano dai dolci e deve incarnare con la scelta di bottiglie di alto lignaggio il smel in anno. Investo a mezzanotte in ricchezza con la promessa che questa dovizia si manterrà.Per cominciare – Partiamo con dei vini che spumano. Allora ecco un ottimo Valdobbiadene DOCG rosato che ci arriva da Canevel, sempre tra gli charmat con un’intonazione secca viene dalla Calle d’Aosta il Magie, rosato spumante di Caves de Donnas. Volendo andare su un metodo classico dall’Oltrepò il massimo è senza dubbio il rosato di Monsupello e sempre dalla Lombardia, ma stiamo sul Garda, ecco il Vezzola rosè di Costaripa, scendo in Puglia il Rosè di d’Araprì è veramente ottino e in Sicilia c’è il Brut Rosè di Donnafugata. Aurea Gran Rosè e Remole Rosè di Frescobaldi rendono onore alla Toscana mentre nelle Marche il Rose di Angiolina Velenosi è perfetto. Se volete strafare l’Extrabrut Rosè di Maso Martis oppure buonissimo è il Rosè Brut di Mosnel. Ottima la declinazione in jeans della Franciacorta del rosato di Contadi Castaldi. Per seguitare – Qui si va verso i vini fermi. Cominciamo con il Rose di Masi che tiene altissimo il vessillo del Veneto. Il Traccia di Rosa di Matilde Poggi è il massimo tra i Bardolino Chiaretto (tutti ottimi). Dai colli orientali del Friuli il Rosé di Livio Felluga è commovente, il Lagrein Rosa di Hofstatter ottima espressione altoateisna. Sfumature di Rosa di Gajaudo parla ligure, eccelso è l’Occhio di Gallo di Villa Forano, un atelier del vino marchgiano con racconto di Lacrima, Sangiovese e Montepulciano. Sempre nelle Marche il Didì de Il Pollenza è superlativo, anche spumante e Garofoli a deu passi dal Conero offre infatti il Rosè Brut spumante ma soprattutto il Komoraso da Montepulciano in rosa.Per la struttura – Cominciamo con i due rosati abruzzesi di maggiore espressività: quello di Pepe e quello di Valentini. Sono bottiglie di altissimo pregio. Sulla dorsale adriatica arriviamo in Puglia e qui il rosato ha patria di elezione. Immancabile è il Five Roses di Leone de Castris, un monumento ai vini in rosa. Ottimo il Flarò di Vespa Vignaioli, impeccabile nonostante la cospicua tiratura il Kreos di Castello Monaci, incantevole l’EstRosa di Pietraventosa. In Sicilia applausi a scena aperta per il Rosato in accoppiata Donnafugata per Dolce&Gabbana, Ottimo il Ramusa Tenuta Ficuzza 2022 di Cusumano. Notevole l’Erse Rosato di Tenuta di Fessina. Il Rosè Rogito delle Cantine del Notaio (Basilicata, c’è anche spumante) è meraviglioso, così come in gran conto va tenuto Il Pescanera d’Ippolito in Calabria. Il Costa d’Amalfi di Marisa Cuomo nella versione in rosa è affascinante. Impeccabile il Rosato Soré (Lazio Famiglia Cotarella) mentre in Umbria debutta felicemente anche tra i rosati Marco Caprai con il Puntabella, gamay del Trasimeno. Arriviamo alla Toscana che è diventata, soprattutto in Maremma, la terra promessa dei rosati. Si parte col Fioreviola di Fiorella Lenzi, poi ecco Belvento di Petra e sempre dalla famiglia Moretti l’Acquagiusta della tenuta La Badiola. Si risale a Bolgheri con lo Scalabrone di Antinori e sempre in zona Bolgheri ecco il Sof Rosè di Lodovico Wine e il Rissoa di Campo di Sasso. In Chianti Classico ecco il Rosato di Castello di Cacchiano. Dalla Sardegna una chiccha assoluta: il Tre Torri di Cantina di Santadi da uve Carignano. L’Alghero Rosato di Sella & Mosca è un fiore di mare. Un discorso a parte meritano i Lambrusco. Quando arriva lo zampone o il cotechino la scena è tutta loro. Si parte col Radice di Paltrinieri (Sorbara) si aggiunge il Cadelvento di Venturini Baldini, si arriva a il Bruno e le Rose di Ceci, e si chiude col Rosè del Cristo di Cavicchioli.Il dessert – Il primo che viene in mente è il Brachetto d’Acqui di Braida-Giacomo Bologna. Poi il Moscato Rosa di Franz Hass e quello di Marco Donati. Il Fiori di Rosa di Villa Oppi è un ottimo rosato da dessert. La Malvasia Rosè spumante di Cantine Povero può essere un sfizio dolce, come Elena di Cabanon che è uno spumante dolce da Moscato Rosa.Fuochi d’artificio – Per il brindisi finale adottiamo un grande spumante italiano. Sono tantissimi tutti ottimi. Mi limito ai cinque tenori. Partiamo con Enrico Serafino Oudeis Rosè millesimato 2020, di classe superiore la Cuvé Anna Maria Clementi in Rosa di Cà del Bosco e restando in Franciacorta il Millesimato Rosè di Bellavista, inarrivabile il Giulio Ferrari Riserva Rosè (famiglia Lunelli) esaltante il Monsieur Martis rosè millesimato di Maso Martis.E volendo Champagne – Almeno per la notte di San Silvestro cerchiamo di non essere del tutto sciovinisti. Ci sono alcuni Champagne (fra parentesi gli importatori) che vale la pena di approfondire. Partiamo con Pol Roger Rosé Vintage, seguitiamo con Blason Rosé di Perrier-Jouet (Antinori), col Grand Rosè di Gosset (Gaja), degustiamo il Grand Cru Rosé Brut di Paul Dethne (Cà di Rajo) per finire con Rosé de Saignèe di Geoffroy (Compagnia del Vino).
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)