«Necessaria, come il premierato. TeleMeloni? Sono molto meno presente di tutti i miei predecessori, lo dicono i numeri. E vogliono pure impedirmi il confronto con la Schlein. La repressione del dissenso è una bufala di chi usava gli idranti contro lavoratori inermi. Sul Covid fatti tanti errori: voi coraggiosi».
«Necessaria, come il premierato. TeleMeloni? Sono molto meno presente di tutti i miei predecessori, lo dicono i numeri. E vogliono pure impedirmi il confronto con la Schlein. La repressione del dissenso è una bufala di chi usava gli idranti contro lavoratori inermi. Sul Covid fatti tanti errori: voi coraggiosi».Presidente, io mi leverei subito il problema, visto che tante persone vogliono saperlo: cosa pensa dell’inchiesta di Genova?«Quello che vedo è che il presidente della Regione Liguria ha detto che avrebbe letto le carte e che poi avrebbe dato la sua versione dei fatti. Penso che il minimo sindacale di rispetto per un uomo che governa bene da diversi anni sia attendere le sue parole. Non ho altro da aggiungere sulla vicenda perché non ho gli elementi per farlo».Veniamo al confronto con Elly Schlein. È la prima volta che un premier in carica, candidato, si confronta con il leader del partito dell’opposizione. Perché lo fa?«Perché il confronto mi piace, è il sale della democrazia, soprattutto incampagna elettorale. E francamente mi fa sorridere il dibattito di questi giorni. Io penso che sia normale raccontare agli italiani che ci sono due modelli di Europa: da una parte la proposta socialista e dall’altra quella dei conservatori. Mettere a confronti le ricette e le visioni è un modo di aiutare i cittadini nella loro scelta. Dopodiché storicamente non sono una persona che ha il timore di confrontarsi. Sarà anche che sono stata tanti anni all’opposizione, per cui mi fanno sorridere quelli che oggi si stracciano le vesti dicendo che non si può fare, che il confronto va fatto con tutti... Non ricordo le stesse parole quando ero dall’altra parte. Se gli altri comunque vogliono organizzare confronti diversi sono liberissimi di farlo, ma che si brighi per tentare di impedire questo mi pare insomma francamente eccessivamente. Vedremo cosa accadrà».Vedremo cosa accadrà... quindi cosa si aspetta? Gli altri li vede preoccupati?«Noto che si sta muovendo qualcosa, magari con l’idea che sarebbe meglio che questo confronto non si facesse. Io lo considererei un errore, è una cosa utile per tutti».Lei ha detto: «Sulla scheda scrivete Giorgia», rivendicando il suo status di «pesciaiola», «borgatara», cosa le avevano detto?«La correggo, è “pesciarola” e non “pesciaiola”» (ride). «Ma posso andare avanti per ore: “fruttivendola”, “regina di Coattonia”, “borgatara”...».La accusano di demagogia?«Ma guardi, mi accusano di qualsiasi cosa. La verità è che sono fiera del fatto che a un anno e mezzo di distanza dal giorno in cui sono diventata presidente del Consiglio la maggior parte delle persone che mi incontra per strada mi chiama ancora Giorgia. Temevo che il ruolo potesse creare una distanza, ma sono fiera del fatto che le persone mi diano ancora del tu. Gli avversari pensavano che darmi della “borgatara” fosse il peggiore insulto che mi si potesse rivolgere, non capendo che per me non lo era. Se io sono diventata premier vuol dire che il destino delle persone non è determinato dalla loro condizione d’origine. Carlo Cottarelli dice: “Non chiamatemi Carlo, chiamatemi dottore”. Bene, bravo, per carità. Però in Italia c’è anche tanta gente che non è stata nella condizione di laurearsi e a queste persone voglio dire che il loro destino non è segnato. Non conta la condizione dalla quale provieni, ma la tua disponibilità al sacrificio, la tua capacità di dimostrare quello che vali. Io la vedo così e in questo non siamo uguali ala sinistra».Lei ha parlato di obiettivi da raggiungere. Ma il suo obiettivo, scendendo in campo, qual è?«Confermare il consenso che avevo quando sono diventata premier. Lo considererei importante perché in questo anno e mezzo molto complesso abbiamo dovuto prendere decisioni difficili, coraggiose. Io non sto al governo per me stessa. Faccio questa vita solamente per i cittadini italiani e solo se loro sono d’accordo. Sono stata contestata dal Movimento 5 stelle, secondo il quale la candidatura dei parlamentari e dei membri del governo è una truffa. Secondo me la democrazia non è mai una truffa. Lo è invece, ad esempio, mettere a capo del governo un signore che non si era mai candidato e gli italiani non sapevano nemmeno chi fosse».C’è qualcuno che dice che dopo le europee ci sarà un rimpasto di governo, una parola terribile, da Prima repubblica. E che il rimpasto servirebbe anche a mandare qualche esponente del governo in Europa, come commissario. «Intanto non ho mai pensato a un rimpasto. Anzi, tra le cose sulle quali mi piacerebbe fare la differenza c’è proprio arrivare a cinque anni con il governo che ho nominato. Non è mai accaduto nella storia d’Italia. Dopodiché, a maggior ragione, non per fare il commissario europeo commissario europeo. Il commissario è uno e bisogna vedere qual è la delega che l’Italia riesce a spuntare».Che delega vorreste?«Una delle più importanti e una di quelle che ci aiutano a difendere meglio l’interesse nazionale italiano».Mi fa un elenco?«Penso alla delega sulle materie le materie economiche, non indebolita, come è accaduto l’ultima volta, quindi piena. Poi la competitività, il mercato interno, la coesione, il Green deal, la famosa transizione verde. A questo proposito, possiamo dire che qualcosa non ha funzionato in come è stata portata avanti. E ora bisogna correggere il tiro».Correggere il Timmermans?«Esatto». (ride). «In realtà si sta già correggendo. In avvicinamento al voto dei cittadini europei, in parecchi si sono ricreduti su alcune questioni sulle quali si era partiti lancia in resta. La democrazia, lo dicevo prima, è sempre una cosa utile, riporta i piedi per terra rispetto a scelte irragionevoli. Oggi occorre mettere insieme la tutela dell’ambiente e la difesa della competitività europea. Bisogna tornare a ragionare in termini di pragmatismo, come in parte si è fatto in chiusura di questa legislatura».Lei chiede sostanzialmente un cambio di linea. «Sì, l’ho detto e l’ho rivendicato. In alcuni dossier siamo anche riusciti a realizzarlo. L’Italia ha saputo fare da capofila e in parecchi ci sono venuti dietro, dal tema dei motori a scoppio al packaging, fino ai fitofarmaci. Abbiamo portato a casa dei risultati decisamente migliori di quelli che si rischiavano di avere».Venendo alla campagna elettorale, i giovani di Atreju hanno utilizzato una foto di Antonio Scurati - uno scrittore che forse lei conosce... È bastato uno «Scrivi Giorgia anche se lui ci rimane male» per scatenare la polemica. «Penso che non ci sia niente di offensivo. Si usano sempre due pesi e due misure: da una parte si viaggia con insulti pesantissimi, vignette molto pesanti sulla sottoscritta. E chiaramente ogni volta che qualcuno prova a dire qualcosa si parla di libertà e di diritto alla satira. Sono d’accordo ma penso che il dibattito sia libero per tutti e quindi dire che qualcuno ci rimane male se viene votata la Meloni è una cosa anche abbastanza scontata, no? Si sa che alcune persone non sono contente se io vado bene alle elezioni come è giusto e normale che sia, ma ribadirlo non toglie niente a nessuno».A proposito di libertà, ha visto che alcuni giornalisti del Tg1 del Tg2 hanno deciso di non scioperare? Ed è partito l’attacco contro quelli che hanno scelto di mandare in onda il servizio pubblico Poi c’è stato il caso del ministro Roccella. Ma la libertà va solo in un senso?«Da settimane sento parlare di TeleMeloni. E visto che io non voglio niente di tutto questo, mi sono andata a guardare i dati degli osservatori indipendenti. L’Osservatorio di Pavia ha un simpatico grafico: durante i primi 14 mesi di governo sono stata presente 15 minuti. Mario Draghi nello stesso periodo 19 minuti, Giuseppe Conte 42 minuti, Paolo Gentiloni 28 e Matteo Renzi 37. Allora, dov’erano le anime belle del pluralismo? Sono stata all’opposizione parecchio tempo. Ricordo qual era la percentuale di presenza di Fratelli d’Italia, ricordo quando venne esclusa dal cda della Rai. La realtà è che nei dati la Meloni è drammaticamente ultima e quindi io non accetto queste accuse. Il nervosismo non è dato da TeleMeloni, ma dal fatto che non c’è più TelePd. Ma questo lo avevamo promesso. La sinistra pensa di avere più diritti degli altri. La norma sulla par condicio che è sempre valsa per tutti i governi della sinistra adesso non va bene. C’è qualcosa che non va. E vorrei sottolineare che lei non troverà mai un esponente del centrodestra che va a tentare di impedire a un ministro di parlare durante una manifestazione. Queste cose in Italia le fa solo la sinistra e poi danno dei censori a noi». Tra le accuse che le rivolgono non c’è solo la censura, ci sono anche le manganellate negli scontri tra studenti e polizia. «Intanto non è il governo che dà le indicazioni alle forze dell’ordine. Dopodiché dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre noi abbiamo deciso di non vietare le manifestazioni. Altri hanno scelto diversamente. La libertà di manifestare andava assolutamente difesa, eravamo d’accordo sia io che il ministro Piantedosi. Ma oltre alla libertà di manifestare c’è bisogno che le regole vengano rispettate. L’assalto alla Cgil era libertà di manifestare? Le forze dell’ordine cercano di trovare un equilibrio E io penso che non meritino l’assenza di solidarietà che troppe volte abbiamo visto. Ci sarebbe anche da ricordare i lavoratori seduti a terra, perfettamente inermi, sui quali si sparava con l’idrante. Per cui lezioni non ne accetto. Alcuni esponenti dei centri sociali hanno circondato un’auto delle forze dell’ordine e nessuno nessuno ha speso una parola. Per cui io penso che noi dobbiamo difendere il diritto di manifestare, ma nel rispetto delle regole. Le forze dell’ordine vengono provocate e spesso anche malmenate e lo fanno sempre anche per stipendi abbastanza inadeguati».Senta presidente, lei ha fatto di Caivano una vera battaglia. Ma il governatore De Luca ha definito il parroco di Caivano, Maurizio Patriciello «il Pippo Baudo del dell’area Nord di Napoli».«Sono fiera di guidare uno Stato che non si è girato dall’altra parte come troppo spesso aveva fatto di fronte a eventi simili. Lo Stato non ha indietreggiato, i cittadini hanno cominciato a fidarsi e ogni giorno, piano piano, è cambiato qualcosa. È anche merito di padre Maurizio Patriciello. Fu lui a chiamarmi, io sono andata a Caivano e da lì è nata questa scommessa. E quindi ho trovato le parole del presidente della Regione Campania Campania vergognose. Insultare una persona che è sotto scorta per minacce da parte della criminalità organizzata è secondo me un segnale spaventoso».Arriviamo al tema immigrazione. Lei pensa davvero di riuscire a cambiare qualche cosa con l’Europa? Pensa davvero che questo voto riuscirà a far modificare la posizione di alcuni Paesi come Polonia e Ungheria? E soprattutto gli accordi con la Libia sono possibili?«Gli accordi con i Paesi del Nord Africa sono necessari e sono una delle grandi questioni che l’Italia ha portato al tavolo dell’Unione. Non a caso lei cita l’Ungheria, una nazione che si oppone alla redistribuzione dei migranti. Io le aggiungerei che se è per questo si oppongono molte altre nazioni, diciamo considerate molto più europeiste. Ecco perché non mi risulta che abbiano redistribuito tutta questa gente in Francia, in Germania, nelle grandi nazioni europee. L’unico dibattito che può mettere insieme gli interessi di tutti è: come facciamo a fermare la migrazione illegale? E per fare questo l’unico modo serio è cooperare con i Paesi di provenienza e di transito. Vedo che qualsiasi risposta deve essere smontata, per cui l’accordo con la Tunisia non va bene, l’accordo con l’Egitto non va bene, con la Libia non devi parlare, con l’Albania siamo fuori dallo Stato di diritto e se fai il decreto Cutro te lo smontano i giudici. Stanno facendo il possibile per rallentare il nostro lavoro, ma noi continuiamo a e i risultati piano piano arrivano. Oggi i migranti illegali sulla rotta del Mediterraneo centrale sono diminuiti del 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Continuiamo a lavorare anche su proposte, come posso dire, creative come è stato il caso dell’Albania. La sinistra rincorreva tutti i commissari europei chiedendo “è fuori dallo Stato di diritto quell’accordo?” sperando che qualcuno dicesse di sì. Ma la verità è che non è fuori dallo Stato di diritto. Il primo ministro della Repubblica Ceca l’ha trovato interessante, quindi è evidente che il dibattito si sta spostando. E qui il voto dei cittadini diventa fondamentale per rafforzare rafforzare questa linea».Lei vuole un mandato su questa linea. «Sì, io penso che serva rafforzare la posizione italiana, dichiarare guerra ai trafficanti di esseri umani, tema che io porterò anche al G7. Le Nazioni Unite dicono che il traffico di esseri umani è diventata l’attività criminale più redditizia del mondo, ha superato il traffico di armi, ha eguagliato il traffico di droga...».Se lei ricorda, ci fu Salvatore Buzzi che disse che era meglio della droga.«È esattamente quello che sta accadendo, per cui io credo che sul contrasto alle reti di trafficanti noi si debba costruire un’alleanza globale. Qui si può imparare qualcosa anche da Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, che sulla lotta alla mafia dicevano follow the money, segui i soldi».Presidente, l’argomento l’ha sfiorato lei dicendo che si fa il decreto Cutro e poi qualcuno lo smonta. E quindi?«E quindi si fa la riforma della giustizia. Che è una delle riforme che servono in questa nazione. Penso che bisogna avere il coraggio di intervenire anche lì. Quindi penso che nei prossimi giorni arriverà in Consiglio dei ministri».Visto che lei ha citato le grandi riforme, il premierato è la riforma principe. Qualcuno pensa che se dovesse essere bocciata la riforma lei rischi il posto? Altri dicono che il presidente del Consiglio avrebbe troppi poteri...«Si sta cercando di personalizzare questo scontro su un referendum, sperando in un revival della situazione di Renzi. Su questa riforma io spero che si possano creare delle convergenze. Se quelle convergenze non dovessero arrivare, io la considero comunque una riforma necessaria. Devo chiedere ai cittadini che cosa ne pensano ma non è un referendum su di me. E attenzione, non è neanche un referendum sul Quirinale. Io vedo sempre questo tirare per la giacchetta il presidente della Repubblica, ma la riforma entrerà in vigore nel 2028. Quindi non è una riforma che riguarda il presente, ma il futuro e io spero che gli italiani potranno votare. Guardiamo al merito. Il merito dice in buona sostanza due cose: il capo del governo viene scelto direttamente dai cittadini. Punto primo, se il capo del governo va a casa, ragionevolmente la legislatura finisce. Scusate, “la sovranità appartiene al popolo” ma non scelgo il presidente del Consiglio, non scelgo la maggioranza non scelgo il programma e non scelgo il parlamentare? Io penso che con l’elezione diretta del capo del governo intanto si rimettano le decisioni nelle mani dei cittadini. Durante i nostri 75 anni di Repubblica noi abbiamo avuto 68 Governi. Che cosa comporta questo? Quando io sono diventata presidente del Consiglio qualcuno l’ha battuta, me l’ha fatta. Senti, ma la prossima volta che ci incontriamo ci stai ancora tu? Perché i nostri interlocutori internazionali sono abituati al mutare dell’interlocutore ogni volta che c’è un nuovo incontro. Ma chi è che stringe partnership strategiche quando non c’è certezza sul nulla? Quando tutto può cambiare da un giorno all’altro? Chiedetevi: perché l’Italia improvvisamente è diventata così appetibile? Perché tutti vogliono investire in Italia. Io vorrei poter dire grazie al mio governo, ma la risposta è la stabilità. Oggi noi siamo considerati una delle nazioni più stabili del panorama. Le persone si sentono al sicuro a mettere i loro risparmi in Italia. Quindi il tema non è filosofico, non è politico, non è un gioco tra i partiti, è economico prima di tutto. Se noi vogliamo dare la ricchezza che merita a questa nazione che ha tutti gli skill possibili e immaginabili la dobbiamo dotare di un governo che abbia un mandato chiaro dei cittadini. Quindi la forza per fare le cose che vanno fatte e il mandato per fare le cose che i cittadini chiedono di fare. Gli avversari diranno che non c’era bisogno di fare il referendum. Però mi pongo il problema di raddrizzare quello che in questa nazione non funziona. Diciamo non mi troverei in pace con la mia coscienza se se se non lo facessi. E quindi faccio banalmente quello che considero giusto fare. Quando gli italiani riterranno che sto sbagliando mi manderanno a casa perché lo possono fare, come sempre accade in democrazia. Ma non sto qui a sopravvivere». Presidente, oggi è il giorno della verità. E sa che uno dei uno dei cavalli di battaglia della verità è stata l’inchiesta su quello che è accaduto durante la stagione del Covid. Noi stiamo pubblicando i verbali del Comitato tecnico scientifico da cui emerge una cosa incredibile. Io le parole che ho letto le ho definite agghiaccianti perché leggendo quei verbali si rimane davvero disgustati dal tono e dal livello. Ora io le chiedo ma che fine ha fatto la commissione di inchiesta? E soprattutto si farà qualcosa per impedire che tutto ciò si ripeta?«Iodevo ringraziare perché avete avuto obiettivamente molto coraggio. Fare delle domande voleva dire essere additati. Io sono stata messa alla berlina per aver chiesto evidenze scientifiche. Additata come no vax perché chiedevo quali fossero le evidenze che giustificavano la vaccinazione di massa dei bambini molto piccoli. La scienza non è religione. E c’erano dei casi in cui le evidenze francamente erano. Così si limitava chi chiedeva spiegazioni. Se vogliamo parlare di censura e perché io me la ricordo quel clima». Mario Monti la invocò.«E per alcuni accadde. Detto questo, la Commissione di inchiesta la considero una cosa utile. Ci sono molte resistenze, in particolare la Commissione non è ancora nata perché alcuni partiti dell’opposizione si rifiutano di nominare i propri componenti. Un’altra cosa che io considero sbagliata. Confido che alla fine partirà e che potrà serenamente operare ma anche per evitare che in futuro possano ripetersi questi errori e chiarire che cosa non ha funzionato».Lei prima stava parlando della stabilità. Ho un’ultima curiosità. La stabilità ci sarà anche dopo le elezioni europee?«Io penso che si possa superare brillantemente queste elezioni e spero che possano crescere tutti i partiti della maggioranza. Questo ci aiuterebbe molto a continuare a fare il nostro lavoro sapendo che abbiamo un mandato chiaro da parte dei cittadini che come ho detto in tutta questa intervista per me fa sempre la differenza. Leggo i quotidiani e trovo queste ricostruzioni per cui ogni giorno ci insultiamo, ci stracciamo le vesti. Noi ci scherziamo su perché la realtà è molto diversa».
I prezzi dei metalli preziosi corrono grazie al caos geopolitico e al taglio tassi, ma il mercato delle materie prime è spaccato: gas, petrolio e prodotti agricoli sono in forte calo. Pesano elevata volatilità e rischio cambio.
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La denuncia di T&E basata sull’analisi di dati Ue: emissioni cinque volte superiori.
Giusi Bartolozzi (Ana)
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2025-09-11
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Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».