2023-11-08
Il patto con l’Albania è lo scacco matto ai tradimenti dell’Ue. E vale oro alle urne
Edi Rama e Giorgia Meloni (Ansa)
Se l’accordo sui clandestini reggerà, Giorgia Meloni avrà segnato un punto storico. Altrimenti sarà un’«arma» per le Europee.Rispunta il grillino Roberto Fico: «Pura propaganda». Ma Matteo Piantedosi: «Procedure sicure».Lo speciale contiene due articoli.Roma chiama e Rama risponde: l’accordo tra Italia e Albania sull’immigrazione è una vera e propria genialata targata Giorgia Meloni, che resasi conto della totale incapacità dell’Europa di far seguire fatti concreti alla valanga di chiacchiere sull’argomento si è messa in proprio e ha convinto il collega e amico albanese Edi Rama a stipulare l’intesa annunciata l’altro ieri. Chi tra le opposizioni ha paragonato il patto di Valona, elaborato durante quei giorni di agosto che la Meloni trascorse ospite di Rama in Albania, al memorandum sottoscritto con la Tunisia, ha toppato clamorosamente: mentre a Tunisi la Meloni andò insieme con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che sottoscrisse l’intesa con Kais Saied, un accordo quindi Europa-Tunisia, stavolta Giorgia ha fatto tutto da sola, rispolverando la tradizionale capacità diplomatica italiana e mettendo a frutto i buoni rapporti personali e politici con il primo ministro albanese. Comunque vada sarà un successo, per un motivo estremamente semplice: se l’intesa andrà in porto (è il caso di dirlo) l’Italia avrà alleggerito la pressione dell’immigrazione clandestina senza dover dire grazie proprio a nessuno, se non ovviamente a Rama; se invece l’Europa dovesse mettersi di traverso, ostacolando l’accordo, allora Fratelli d’Italia avrà una formidabile arma propagandistica da usare in campagna elettorale per le Europee. Le prime reazioni che arrivano da Bruxelles, all’insegna del «dobbiamo approfondire la questione», sono l’ennesimo balbettio di una istituzione, l’Unione europea, che sta dando il peggio di sé in queste settimane di caos mondiale: ognuno va per conto suo, con la Von der Leyen che lavora per un nuovo mandato, i socialisti che cercano di metterle i bastoni tra le ruote, i singoli leader che utilizzano le dinamiche europee solo e soltanto in chiave di politica interna. Manco a dirlo le opposizioni, in Italia, non perdono l’occasione per abbandonarsi a dichiarazioni e prese di posizione destinate a provocare un altro crollo di fiducia e consensi. Brilla per autolesionismo, indovinate un po’, il Pd. Ieri il capodelegazione dem a Bruxelles, Brando Benifei, ha addirittura presentato una interrogazione contro l’accordo, mettendosi sostanzialmente in una posizione platealmente anti italiana: «Il protocollo Italia-Albania», ha spiegato Benifei, «rischia di presentare gravi criticità in merito alla violazione di norme europee e internazionali che impongono lo sbarco in un porto sicuro più vicino, il diritto a chiedere protezione internazionale e le garanzie a tutela della libertà personale. La nostra delegazione», ha annunciato Benifei, «ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea per fare luce sulla compatibilità del protocollo con le norme Ue e il diritto internazionale. La Commissione faccia immediatamente chiarezza». Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, Benifei, al quale auguriamo di cuore che la sua interrogazione finisca in un cestino. Immaginate solo per un momento se l’Europa bloccasse l’accordo per opera del Pd: le percentuali del partito scenderebbero a livelli renziani. Segna a porta vuota il capodelegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento europeo, Carlo Fidanza: «Il Pd annuncia un’interrogazione alla Commissione europea contro l’accordo Italia-Albania», commenta Fidanza, «ancora una volta la sinistra getta la maschera e si batte contro gli interessi nazionali. Nel farlo non ha riguardo non solo per gli italiani, che in stragrande maggioranza chiedono confini sicuro e meno immigrazione irregolare, ma nemmeno per un governo socialista come quello albanese di Edi Rama accusato, più o meno esplicitamente, di non garantire i diritti umani». L’Albania non è certo un Paese che può essere considerato «non sicuro», non c’è alcun timore sul rispetto dei diritti umani, eppure c’è addirittura chi, come Riccardo Magi di Più Europa, con sprezzo del ridicolo (stra)parla di una «Guantanamo Made in Italy»: «La Guantanamo Made in Italy che Giorgia Meloni vuole costruire in Albania», strepita Magi, «è solo un’altra crudele mossa propagandistica del governo. Fallito il tanto sbandierato accordo con la Tunisia, ora vorrebbe inviare poco più di 30.000 migranti l’anno nei Cpr costruiti su territorio albanese. Considerato che dall’inizio del 2023 ad oggi sono arrivati quasi 150.000 persone, è evidente a tutti che Giorgia Meloni ci sta rifilando l’ennesima sola. L’Europa fermi questa follia della nostra premier». Magi tra l’altro si auto contraddice: da una parte farnetica di Guantanamo, dall’altra sostiene che i migranti che verranno portati in Albania sono troppo pochi rispetto a quelli che arrivano in Italia. Delle due l’una: o ci è, o ci fa. Siamo di fronte, come è evidente, a una vera e propria crisi isterica, in termini politici, che vede le opposizioni italiane togliersi finalmente la maschera e mostrare il loro vero volto, quello di chi lavora contro gli interessi nazionali pur di cercare (invano) di danneggiare il governo di centrodestra.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/meloni-rama-migranti-2666179341.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-pd-anti-italiano-sulle-barricate-la-cgil-strilla-attentato-alla-carta" data-post-id="2666179341" data-published-at="1699398005" data-use-pagination="False"> Il Pd anti italiano sulle barricate. La Cgil strilla: attentato alla Carta Giorgia Meloni stringe un accordo con il premier Edi Rama per creare due centri di accoglienza per migranti in Albania e le opposizioni prima evocano l’intervento dell’Europa poi lanciano i soliti anatemi, da «pericoloso pasticcio» a «deportazione» fino a «Guantanamo italiana». L’Ue aspetta di capirci di più ma di una cosa appare convinta: «L’accordo tra Italia e Albania, dalle nostre prime informazioni, è diverso da quello tra Gran Bretagna e Ruanda» ha affermato la portavoce della Commissione europea Anitta Hipper aggiungendo: «Siamo in contatto con le autorità italiane, abbiamo chiesto di ricevere dettagli sull’accordo per la migrazione con l’Albania. Prima di commentare oltre dobbiamo capire cosa s’intende fare esattamente». Il premier Meloni ha ribadito che l’accordo può diventare «un modello di collaborazione tra Paesi Ue e Paesi extra Ue sul fronte della gestione dei flussi migratori. Inoltre è un’intesa che rafforza il partenariato strategico tra Italia e Albania e si pone sostanzialmente tre obiettivi: contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori irregolari e accogliere in Europa solo chi ha davvero diritto alla protezione internazionale». Contro l’iniziativa del governo le opposizioni invece sono partite lancia a cominciare dal Pd. Per la segretaria Elly Schlein l’intesa «sembra in aperta violazione delle norme di diritto internazionale e di diritto europeo. Piuttosto la Meloni dovrebbe convincere i suoi alleati nazionalisti europei a condividere l’accoglienza, e non lasciare sola l’Italia». Secondo Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie Pd l’intesa «è un pericoloso pasticcio, parecchio ambiguo». Intanto Brando Bonifei capodelegazione del Pd all’Eurocamera ha annunciato su X che «come eurodeputati del Pd abbiamo depositato un’interrogazione alla Commissione europea e ci opporremo in tutti i modi». Il protocollo siglato ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, in audizione al Comitato parlamentare Schengen, «non prevede Cpr ma strutture come quella di Pozzallo-Modica, dove si trattengono persone, con provvedimento convalidato del giudice, per il tempo necessario per svolgere le procedure accelerate di identificazione e gestione della domanda di asilo di persone provenienti da Paesi sicuri». Per l’ex presidente M5s della Camera Roberto Fico è «un’operazione di pura propaganda che rende evidente un fallimento del governo italiano sui tavoli europei. Per non infastidire gli alleati ungheresi e polacchi la Meloni prova ad appaltare fuori dai confini dell’Ue una (piccola) parte della gestione dei flussi migratori pur restando tutto comunque a carico del nostro Paese». Va giù pesante Angelo Bonelli deputato di Alleanza Verdi e Sinistra: «Ciò che sta accadendo è una vera e propria deportazione in palese violazione delle convenzioni e del diritto internazionale». «Ci mancava solo la delocalizzazione in Albania dei naufraghi salvati nel Mediterraneo» ha commentato il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. Mentre per il segretario di +Europa Riccardo Magi «con l’accordo per la delocalizzazione si crea una sorta di Guantanamo italiana». «L’intesa oltre ad apparire come una palese violazione delle norme italiane e internazionali in materia di diritto di asilo, costituisce un ulteriore svuotamento dei princìpi costituzionali in materia di accoglienza e diritti della persona e mette a dura prova la rete e l’attività svolta dalle tante lavoratrici e dai lavoratori impegnati ogni giorno nel sistema di accoglienza» si legge in una nota di Funzione pubblica Cgil. «Le persone soccorse in mare dalle autorità italiane sono sotto la giurisdizione italiana e non possono essere trasferite in un altro Stato prima che la loro richiesta d’asilo e le situazioni individuali siano esaminate. Questo è un accordo sul respingimento, una prassi vietata» ribadisce Elisa de Pietri ricercatrice di Amnesty International.