2023-08-30
La Meloni in Grecia cerca una sponda contro l’immobilismo della Ue sui migranti
Kyriakos Mitsotakis e Giorgia Meloni (Ansa)
Il premier vuole sbloccare gli aiuti promessi a Tunisi. Domani missione dal popolare (ma vicino ai conservatori) Kyriakos Mitsotakis.Una missione-lampo ad Atene, nella serata di domani, per continuare a tessere la tela che dovrà portare al contenimento dei flussi migratori illegali nel nostro Paese e in generale la pressione sui confini europei. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo la riunione dell’esecutivo di lunedì che ha sancito il ritorno al lavoro dopo la pausa estiva e ha messo sul tavolo tutti i dossier più scottanti, volerà in Grecia domani sera per incontrare quello che è diventato uno dei suoi migliori alleati in Ue dopo la vittoria alle ultime elezioni dello scorso giugno, vale a dire il leader conservatore e primo ministro ellenico Kyriakos Mitsotakis. I due hanno già manifestato un idem sentire su più di un argomento, in particolar modo su due fronti che non appaiono del tutto slegati tra di loro e in quest’ottica il premier greco può ricoprire un ruolo strategico di collegamento tra la parte più conservatrice dei popolari (della quale la sua formazione fa parte a Bruxelles) e il partito dei conservatori, guidato da Meloni. Il primo punto del coordinamento italo-greco dovrebbe riguardare le trattative per la riforma del Patto di Stabilità, che vede i due Paesi comprensibilmente schierati sullo stesso fronte, per un allentamento dei vincoli di bilancio Ue e per l’addio all’austerity. Ma ciò che preme di più, in questo frangente, a Palazzo Chigi è di trovare sponde per fare una breccia nel muro di promesse condite con indifferenza che dai Paesi dell’Europa del Nord sono giunte sulla questione della protezione dei confini esterni europei dall’immigrazione illegale. Perché ormai i numeri – ed è stato evidenziato sia dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che dal sottosegretario Alfredo Mantovano nei giorni scorsi – indicano chiaramente che all’emergenza sbarchi, che passa per le partenze dalla Tunisia sulla rotta mediterranea, si sta aggiungendo quella dei flussi via terra sulla cosiddetta rotta balcanica. Della quale, come è noto, la Grecia rappresenta una tappa ampiamente battuta, assieme ai Paesi dell’Est Europa e dell’ex Jugoslavia. Non è un caso, ormai, che anche i centri d’accoglienza destinati ad assorbire gli immigrati illegali giunti via terra nel Nord Italia siano al collasso, con migranti accampati nelle strade ad esempio a Trieste. Serve dunque una sponda all’interno della maggioranza che governa a Bruxelles, per spingere su questo fronte, soprattutto dopo che dal nostro presidente del Consiglio è stata fatta filtrare una certa irritazione per l’immobilismo della Commissione di fronte alla situazione in Tunisia, dove per il momento non è arrivato nulla dei sostegni promessi al presidente Saied da Ursula von der Leyen e dal premier olandese Mark Rutte, volati recentemente di persona a Tunisi. L’incontro con Mitsotakis, dunque, dovrebbe essere utile a rafforzare la linea degli accordi bilaterali con i Paesi nordafricani, propugnata dall’Italia ma non sostenuta a dovere dall’Ue. Per quanto riguarda il fronte interno del contrasto all’immigrazione illegale, la data più probabile per il varo del nuovo pacchetto sicurezza da parte del governo dovrebbe essere metà settembre, dopo che gli uffici del Viminale avranno messo a punto le nuove procedure per rendere più veloci i rimpatri dei soggetti violenti o con precedenti penali, ma non è escluso che questo possa vedere la luce già nel consiglio dei ministri di giovedì 7 settembre. Lo stesso ministro, nei giorni scorsi, è tornato più volte sull’argomento per illustrarne di persona i contenuti più importanti e per rassicurare sul fatto che le norme sono a buon punto, anche perché in questi casi c’è sempre da considerare il vaglio degli uffici del Quirinale, molto «attenti» sul tema come dimostrato in passato e come testimoniato dalle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella pronunciate all’ultimo Meeting di Rimini. Detto questo, si diceva che l’impianto del nuovo pacchetto sicurezza consisterà nella possibilità di espellere celermente migranti irregolari, in particolare di quelli pericolosi, con alle spalle comportamenti violenti. L’altro caposaldo del provvedimento sarà l’aumento della presenza sul territorio di Centri per il rimpatrio (Piantedosi ha detto di volerne uno per regione). La parte sulle espulsioni dei violenti o dei soggetti con problemi psicologici è diventata di drammatica urgenza, dopo una serie di episodi di cronaca che hanno gravemente allarmato l’opinione pubblica negli ultimi mesi. A partire dal brutale assassinio della sessantenne Iris Setti, avvenuto a Rovereto lo scorso 5 agosto per mano di un cittadino irregolare e senza fissa dimora. A questo omicidio ne sono nel frattempo seguiti altri, con una recrudescenza in Emilia-Romagna (in particolare nell’area di Modena, dove un giovane cittadino nigeriano è stato ucciso da due connazionali in pieno centro) che ha portato alcuni sindaci dem dell’area ad andare contro la linea «confini aperti» della segretaria Elly Schlein, criticando l’ipotesi di un centro di accoglienza per immigrati nella zona.
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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