2025-03-24
Meglio essere «islamofobi» che sottomessi
Mentre i nostri antenati scrutavano i corsari dalle torri di guardia e combattevano a Lepanto e Vienna, noi apriamo sportelli (come a Torino) per punire chi osa criticare i precetti musulmani. Sperando che non faccia la stessa fine di Paty e Van Gogh.Mamma, li turchi. È il grido di avvertimento, storpiato nella dizione meridionale, che la morte e l’orrore stavano per abbattersi. La morte e l’orrore erano i pirati barbareschi. Il mio popolo è stato un popolo di schiavi. Tutte le coste dell’Italia sono orlate da torri di avvistamento e di guardia, che servivano, forse, ad avvistare il nemico in tempo per scappare. Combattere era impensabile. Le coste erano troppo lunghe perché potessero essere presidiate militarmente. Arrigo Petacco, nel suo bel libro La Croce e la Mezzaluna, Lepanto 7 ottobre 1571, spiega la formidabile struttura militare dei corsari, cui non era pensabile potessero opporsi pescatori e contadini. Pirata e corsaro non sono sinonimi. Il pirata è un predone del mare. Il corsaro ha una struttura politica, paga un tributo e ha una autorità di riferimento, in questo caso il Gran Sultano. I turchi sono, anzi erano, un popolo che arrivava dall’Asia centrale, un popolo di terra incapace di navigare. Dopo aver rosicchiato la sua terra un pezzo alla volta, la terra dell’Impero romano d’Oriente, i turchi arrivarono a Costantinopoli, città magnifica fatta di oro e lapislazzuli, che nella sua arroganza si considerava invincibile e imprendibile, e sprecava tempo e forze in drammatici dissidi interni ed eterne dispute teologiche. Il 29 maggio 1453 Costantinopoli cade. Il mar Mediterraneo diventa un mare islamico, anzi un mare turco dopo che l’Impero ottomano conquista il sultanato mamelucco nel 1516-1517, così che l’Impero ottomano da regno balcanico diventa un impero enorme che include i luoghi santi dell’islam, la Mecca, Medina, Gerusalemme e le terre del Nordafrica da cui partono le incursioni dei barbareschi, che quindi diventano «turchi». Le loro aggressioni sulle coste italiane sono programmate con intelligenza, svolte con disciplina militare, precedute da un’attenta raccolta di informazioni ottenute per confessioni estorte ai prigionieri o delazioni dei rinnegati, così da scegliere località ricche e poco difese. Sono berberi, turchi, moriscos, rinnegati italiani, francesi, tedeschi e spagnoli. Sorgono le torri di guardia, e risuona il grido «Mamma li turchi!». Le aggressioni avvengono di notte così da cogliere di sorpresa, il saccheggio è metodico e sempre vengono distrutte le chiese e soprattutto le campane, sempre, perché non si tratta di semplici predoni, ma di una precisa azione di odio religioso. La ferocia era fondamentale: i vendibili erano rapiti, i non vendibili massacrati. L’unica speranza degli schiavi era il riscatto, che solo per i più ricchi poteva arrivare, altrimenti finivano nei mercati degli schiavi di Tunisi, di Algeri o di Tripoli per essere venduti all’incanto al miglior offerente.In tutto questo vale la pena di notare come a favorire i turchi è la disunione degli occidentali. In particolare la Francia, sempre, sarà alleata dei turchi, Francesco I sarà alleato di Solimano il Magnifico, esattamente come il secolo successivo il Re Sole sarà alleato di Maometto IV che invia il suo esercito ad assediare Vienna. L’Europa spaccata dalla riforma protestante, indebolita e immiserita dalla Guerra dei 30 anni non riesce a coalizzarsi. Solimano cercò di conquistare Vienna, ma fu fermato e il suo assedio fallì. Quello che non fallì fu la guerra barbaresca, che fu un danno enorme. Milioni di uomini e donne rubati per essere ridotti in atroce schiavitù, famiglie distrutte. Le coste sono state abbandonate, i porti di sono insabbiati e impaludati, è arrivata la malaria. Le condizioni degli schiavi erano durissime. Ma i popoli cattolici hanno costruito navi formidabili e hanno contrattaccato. Nell’agosto del 1571 cade Famagosta. Il generale Marco Antonio Bragadin dopo un’incredibile resistenza non può che arrendersi. Lo castrano, gli mozzano naso e orecchie, lo rinchiudono per giorni in una gabbia al sole a coprirsi di ustioni; infine ci saranno la fustigazione, il trascinarsi sulle strade e infine lo scuoiamento da vivo. Due mesi dopo, il 7 ottobre la flotta ottomana è distrutta a Lepanto.Mentre i nostri antenati lanciavano l’avvertimento per cercare di salvarsi e vincevano le battaglie di Lepanto e Vienna, noi combattiamo l’islamofobia. La battaglia di Vienna è stata vinta il 12 settembre, ma è cominciata l’11 notte, quando l’esercito polacco ha cominciato il posizionamento sul monte Kalemberg. La data di Lepanto è 7 ottobre. Sono due date che i musulmani odiano e che hanno forse riscattato con i due maggiori atti di terrorismo. Temere certe deriva dell’islam, religione il cui testo raccomanda di ammazzare gli infedeli ovunque si trovino, è considerata una forma di razzismo e di malattia mentale. Tutti combattono l’islamofobia, incluso il sindaco di Torino, che ha aperto un apposito sportello. Sarà redarguito, o direttamente punito, chiunque osi chiedere conto delle parole «uccidete gli infedeli ovunque si trovino» contenute nel Corano, oppure dei sacerdoti sgozzati in Iraq e Nigeria, dei fedeli uccisi nelle chiese facendole saltare o bruciandole, degli studenti cristiani uccisi in Kenya, degli imprenditori italiani uccisi in Bangla Daesh, degli uomini vestiti di arancione che hanno invocato Gesù Cristo mentre li sgozzavano sul bordo del Mediterraneo, di tutte le vittime del terrorismo, i 6.000 uccisi in Siria, l’uomo cristiano cui aprono il torace con un coltello per strappargli il cuore.La caccia all’islamofobia è stata fondamentale per favorire il terrorismo, sia negli Stati Uniti che in Europa. Impiegati, insegnanti, operai, studenti poliziotti e militari, davanti a colleghi islamici che si stanno radicalizzando, se esternano le loro perplessità si trovano con la carriera distrutta, il marchio del razzismo e un corso di rieducazione da fare in moschea. Per evitare rischi e per aiutare il Comune di Torino nella sua marcia verso l’islamizzazione coatta della popolazione, ho cercato di mettere a punto un test di autovalutazione (l’idea originale è dell’ottimo semiologo Ugo Volli): le parole «uccidete gli infedeli ovunque si trovino» ti preoccupano? Sei contrario al fatto che se un islamico lascia l’islam, sia corretto ucciderlo o almeno minacciarlo di morte? Sei contrario al fatto che chi, islamico o non islamico, disapprovi Maometto debba essere ucciso, come il regista olandese Theo van Gogh e il professore francese Samuel Paty, a meno che non riesca a nascondersi sempre come l’intellettuale Robert Redeker? Sei contrario alla lapidazione delle adultere? Sei contrario al matrimonio di un uomo adulto con una bambina di otto anni, cosa che lo stesso Maometto ha messo in pratica, quindi disapprovarla potrebbe equivalere a blasfemia? Sei contrario alle sterminio sistematico degli ebrei maschi adulti, per il quale vale un discorso simile? Sei contrario al fatto che le donne siano considerate giuridicamente inferiori e che debbano tenere la testa coperta, tutte, incluse le non islamiche? Hai risposto sì a più di tre domande? Sei islamofobo. Se sei fortunato te la cavi con la carriera distrutta, se sei sfortunato ti ritrovi con il ventre squarciato come Theo van Gogh.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)