2024-11-28
Megacentro migranti fuori dalla Ztl
Lamberto Bertolè e Beppe Sala all'inaugurazione del Milano Welcome Center
Beppe Sala inaugura nuova struttura da 2.000 metri quadrati dietro alla stazione Centrale. Diventerà il passaggio obbligato per tutti gli extracomunitari che vagano per il Comune.«Facciamo un bagno di realismo». È l’unica frase realistica di Giuseppe Sala, che ha atteso tre giorni prima di esprimere un concetto di senso compiuto sulla rivolta del quartiere Corvetto, teatro di violenze nella preoccupante notte dei fuochi. Fino a oggi il borgomastro della metropoli tascabile aveva fatto interminabili bagni nell’ideologia e nella fallimentare filosofia dell’accoglienza diffusa, costruendo politicamente il disastro sociale che si profila a Milano nelle periferie abbandonate. Ora, dopo aver attribuito responsabilità alla destra «che fomenta queste situazioni», il sindaco da otto anni sulla tolda scopre che «nel realismo le migrazioni ci sono sempre state ma le regole vanno rispettate».C’è dell’impotenza cosmica nell’atteggiamento del Comune nell’affrontare il nodo sicurezza. E Sala, ostaggio della maggioranza rossoverde che lo stringe in un abbraccio mortale, non ha idea di come rimontare la situazione. Sulla vicenda si aggrappa ai suoi tre capisaldi preferiti. 1La banalità: «Il Corvetto è un quartiere più difficile di altri ma tutte le situazioni vanno affrontate. A slogan non si va da nessuna parte. Siamo preoccupati ma sappiamo che certe situazioni fanno parte della complessità». 2La demagogia: «Inviterò a Palazzo Marino la famiglia di Ramy (il ragazzo morto, ndr)». 3 L’appello a papà governo, coperta di Linus per ogni problema: «Di cosa si può fare dopo i disordini discuteremo con il ministro dell’Interno (la visita è confermata per oggi, ndr). Nessuno di noi sta drammatizzando o vuole dare le responsabilità agli altri. Stiamo dalla stessa parte». Segnale inequivocabile: di solito lo sottolinea quando gli fa comodo perché è in difficoltà.Dicevamo dell’abbraccio avvelenato della sinistra ultraprogressista che guida Milano con il Pierfrancesco Majorino style da centro sociale. Proprio ieri, a conferma di una deriva senza possibilità di correzione, Sala ha inaugurato uno spazio imperdibile, il Welcome center», la porta d’ingresso ai servizi cittadini dedicati alle persone migranti e rifugiate, con una particolare attenzione a chi approda a Milano per la prima volta. Con l’obiettivo, come spiega con entusiasmo il sito del Comune, «di accompagnare e favorire il loro percorso di inclusione concentrando in un unico luogo l’offerta di servizi, supporto, informazioni e orientamento». Si tratta di 2.000 metri quadrati completamente ristrutturati in via Sammartini, in fondo al quartiere della stazione Centrale (da una periferia all’altra, da un’emergenza all’altra) dove 60 fra mediatori linguistico-culturali, assistenti sociali, consulenti giuridici, psicologi, educatori, tutor di italiano e figure amministrative (dipendenti comunali e personale del Terzo settore) si occuperanno di risolvere ogni problema del migrante. Avvolto da un alone di conformismo che lo illumina da lontano, Sala è orgoglioso di aprire un ulteriore spazio per attrarre le moltitudini straniere. «La chiave per l’inclusione sta in percorsi di integrazione di qualità che siano costruiti in modo da accompagnare la persona o il nucleo familiare verso una reale autonomia. Rendere più facile l’accesso ai servizi concentrandoli in un unico luogo è il primo passo in questa direzione. Siamo i primi in Italia ad aver adottato un approccio simile».Quindi una fuga in avanti tutta da testare. Comunque è un’iniziativa che i cittadini di Milano vedrebbero con piacere estesa anche agli italiani, costretti a deambulare fra gli uffici pubblici, rimbalzati da uno sportello all’altro nella vana attesa di parlare con un addetto. L’assessore al Welfare, Lamberto Bertolè, si è lasciato scappare una frase illuminante: «Fondamentale rinforzare il sistema di servizi dedicati ai nuovi milanesi». È implicito che nel meraviglioso mondo dell’inclusione, quelli vecchi servono solo per pagare i balzelli imposti dalla bulimica Bestia comunale. E per godere del coprifuoco notturno nelle banlieue dei roghi.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)