
Alessandro Rivera è deciso a cedere le quote in più tappe. Per questo sostituisce l’ad sostenuto da M5s: al suo posto l’ex Creval Luigi Lovaglio. Ricavi della banca in crescita. Attesa per la decisione Ue sui 2,5 miliardi per ricapitalizzare.Il Monte dei Paschi cambia il quarto amministratore delegato in dieci anni e il secondo in due. Il consiglio di amministrazione della banca senese ha deliberato all’unanimità di ritirare le deleghe all’ad Guido Bastianini. Tradotto: lo ha sfiduciato a meno di due anni dalla sua nomina, voluta dal Movimento 5 stelle. La revoca dei poteri di Bastianini ha infatti decorrenza immediata. Al suo posto arriva Luigi Lovaglio, che riceverà i poteri di amministratore delegato e di direttore generale in un prossimo cda e che intanto è stato già cooptato ieri nel board nel posto di Olga Cuccurullo, lasciato libero «tatticamente» lo scorso 4 febbraio con le dimissioni della consigliera in quota Mef. È stato proprio il Tesoro, ancora socio di controllo di Mps con il 64%, a fare da regista all’operazione: il direttore generale del ministero, Alessandro Rivera, in un incontro tenutosi una decina di giorni fa aveva chiesto a Bastianini di fare un passo indietro. Passo che non c’è stato tanto che l’ad in uscita (ma resta in cda) sarebbe pronto ad avviare un’azione legale contro la revoca. La sintonia con il Mef si era persa da tempo, parliamo di mesi: Bastianini puntava a far stare in piedi Mps da sola mentre il Tesoro punterebbe a cedere le quote del Monte in più tappe, riducendo anche le dimensioni del gruppo prima del passaggio successivo, ovvero la cessione finale della banca.Quanto a Lovaglio, il banchiere, 66 anni, è stato scelto - si legge in una nota di Mps -«in virtù della sua rilevante esperienza anche a livello internazionale, unita alla profonda conoscenza del settore bancario italiano». La sua nomina, viene aggiunto, «sarà soggetta alla valutazione da parte della Bce». Lovaglio ha una carriera tutta interna a Unicredit, di cui ha guidato la controllata polacca Bank Pekao, per poi approdare alla testa del Creval, di cui ha gestito l’aumento di capitale e la ristrutturazione fino all’Opa del Crédit agricole. Toccherà a lui mettere in campo il cambio di strategia della banca che dovrà chiedere al mercato altri 2,5 miliardi di euro e che sta negoziando con l’Ue l’approvazione del suo piano industriale mentre il governo sta trattando con Bruxelles una proroga del termine per l’uscita dal capitale. Secondo i termini del salvataggio concordato con l’Antitrust europeo nel 2017, quando è stato dato il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale, l’Italia avrebbe dovuto tagliare la sua quota - scendendo così dal Monte - entro e non oltre l’approvazione dei risultati della banca nel 2021, ovvero al massimo entro la primavera del 2022. Sul fronte europeo finora si sono tenute le carte coperte. Se l’intenzione di Roma è quella di fissare una scadenza elastica di 12-18 mesi per ricapitalizzare nel frattempo la banca con un’operazione di mercato a cui il Tesoro parteciperà pro quota, l’obiettivo dell’Antitrust Ue è evitare che il prolungamento del regime di nazionalizzazione del Monte risulti distorsivo della concorrenza nel mercato bancario.Il cda di ieri ha anche approvato i conti del 2021 che sono stati archiviati con un utile netto di 310 milioni dopo il «rosso» di 79 milioni dell’ultimo trimestre dell’anno. Nel 2020 la banca aveva registrato una perdita consolidata di 1,69 miliardi. Si tratta dell’utile netto più alto dal 2015 (388 milioni) per Rocca Salimbeni che realizza anche un risultato operativo netto di 629 milioni. In crescita i ricavi (+1,3% a 2,98 miliardi) grazie alla spinta delle commissioni che ha compensato il calo del margine di interesse. Lo stock dei crediti deteriorati è stabile a 4 miliardi mentre il contenzioso legato all’informativa finanziaria è calato del 70% rispetto al 2020. Su richiesta della Consob, l’istituto ha indicato anche che a fine 2022 il cosiddetto shortfall, ovvero la carenza di capitale, potrebbe essere di 150 milioni. Mps è sempre in attesa del via libera per la ricapitalizzazione da 2,5 miliardi e «sta fornendo tutti i chiarimenti» necessari richiesti dalle autorità ma «attualmente», viene aggiunto nella nota sui conti, «non vi è una stima precisa dei tempi necessari» alla Bce, alla Dg competition della Ue e al Single resolution board «per portare a termine i rispettivi processi» autorizzativi relativi al piano industriale al 2026 e al connesso aumento di capitale. La banca «vuole procedere il più rapidamente possibile» per arrivare all’aumento, ha ricordato il direttore finanziario dell’istituto, Giuseppe Sica, nella conferenza telefonica con gli analisti. Aggiungendo che «il miglioramento della posizione di capitale» della banca «ci consente di avere maggior potere contrattuale con le autorità».A differenza della politica e dei sindacati (ieri il segretario di Fabi, Lando Maria Sileoni, si è schierato con Bastianini) in Piazza Affari il cambio alla guida dell’istituto di Rocca Salimbeni era stato già metabolizzato dal mercato con i rumor dei giorni scorsi: dopo aver aperto la seduta in territorio negativo, ieri il titolo Mps ha virato al rialzo e chiuso con un +0,54% a 0,93 euro. La performance degli ultimi sei mesi resta, però, negativa (-22,1%).
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