2024-03-31
Mancano medici, ma per i trans si trovano
In Veneto, come nel resto d’Italia, la carenza di camici bianchi è un’emergenza. Eppure la Regione promette forze fresche al centro per il cambio di sesso di Padova. Per i finanziamenti è lo stesso: non ci sono soldi, però ai progetti Lgbt arrivano.Mancano medici negli ospedali del Veneto e non solo nei pronto soccorso, infatti fino al 31 dicembre prossimo si continuerà a ricorrere ai «gettonisti». Però c’è un reparto che può contare su una vasta équipe, una quarantina di specialisti tra i quali endocrinologi, chirurghi plastici, urologi, ginecologi, psichiatri e pediatri. È il «Centro di riferimento regionale per l’incongruenza di genere e il cambio di sesso», assegnato con delibera della Regione Veneta del marzo di un anno fa all’Azienda ospedale Università di Padova. Prima funzionava presso la Casa di cura convenzionata di Abano Terme, poi il governatore Luca Zaia l’ha promosso all’interno degli ambulatori di andrologia di una delle strutture di sanità pubblica che è un’autentica eccellenza del Nord Est. Il primario del centro, Andrea Garolla, al Corriere del Veneto ha raccontato che «finora abbiamo seguito 300 pazienti e adesso ne vediamo 14 di nuovi a settimana», così pure di aver elaborato un progetto per reclutare chirurghi ricostruttivi. «Siamo a buon punto», per ottenere l’autorizzazione dalla Regione, fa sapere. Già, perché quel che si fa a spese del Servizio sanitario nazionale, dall’assistenza psicologica al trattamento ormonale, alla chirurgia demolitiva, non basta per coloro che vogliono cambiare sesso. Portavoce del malcontento si è fatta Laura Bisetto, trentenne di Treviso nata uomo, da febbraio in lista a Foggia, «con un’attesa di 18 mesi» perché sono in tanti a voler completare la transizione ma due soli ospedali pubblici, Firenze e Foggia, la rendono possibile. C’è carenza di figure professionali, «mancano 30.000 medici ospedalieri», in Italia, riferiva la Camera a gennaio di quest’anno, però si dovrebbero trovare chirurghi che ricostruiscono gli apparati genitali di chi si sente «nato nel corpo sbagliato». Senza contare che l’alto numero di cause, intentate da transessuali non soddisfatti del risultato finale, rende ancora più complicata (e costosa) la ricerca di veri esperti. «È un ambito molto complesso, ci vogliono chirurghi altamente specializzati», ha confermato al quotidiano veneto Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Azienda ospedaliera. Il trans di Treviso ha detto: «Lancio un appello al governatore Luca Zaia, che aveva definito una scelta di civiltà l’apertura del centro di Padova, affinché si attivi per colmare questa lacuna. Vivere in un corpo che non sento ancora del tutto mio mi fa sentire a disagio, in particolare nell’intimità». Per carità, comprendiamo l’inconveniente, però ci sono altre priorità in campo oncologico, delle patologie cardiache, delle emergenze vascolari, dei percorsi anche di chirurgia plastica per traumi o post incidenti. Tra le necessità che richiedono interventi brevi si colloca il laboratorio pubblico dove dovrebbe essere effettuata la diagnosi genetica preimpianto (Pgt), prevista per legge e associata alle tecniche di Pma (procreazione medicalmente assistita). «Il progetto però è attualmente bloccato in attesa dello stanziamento», da parte della Regione Veneto, «dei fondi necessari a garantire la presenza del personale di laboratorio», medici e tecnici, ha dichiarato a Osservatorio Malattie Rare Daniela Zuccarello, medico genetista dell’Azienda Ospedale Università di Padova. «Tutte le richieste sono cadute nel vuoto».La procedura per la rettificazione di attribuzione di sesso, così viene definita dalla legge 164 del 1982, coinvolge un numero davvero esiguo di persone, però si impone all’attenzione. Basta occuparsene, e arrivano a pioggia finanziamenti. Come quelli ottenuti da Trans, acronimo di Transsexuals’ rights and administrative procedure for name and Sex rectification, ovvero Diritti delle persone transessuali e procedura amministrativa per la rettifica del nome e del sesso. Progetto avviato lo scorso novembre e della durata di 24 mesi, gestito dal ministero dell’Università e della Ricerca, finanziato con 300.000 euro dall’Unione europea Next-Generation Eu. Composto da professori, ricercatori e dottorandi di ricerca dell’Università degli Studi di Milano e dell’Università di Trento, è stato presentato a Milano. «L’attuale assetto normativo crea importanti problemi pratici che impattano negativamente sul diritto all’identità di genere», in quanto chi vuole cambiare sesso deve rivolgersi al giudice civile, ha esordito Nicola Posteraro associato di diritto amministrativo presso l’Università degli Studi di Milano e responsabile del progetto. Andare in tribunale imbarazzerebbe, viene considerata «un’intrusione», agisce come «disincentivo», e poi sono procedimenti costosi, lunghi «per ottenere il riconoscimento di un diritto fondamentale». Il progetto Trans vuole definire un procedimento amministrativo, più veloce, anche valutando quello che avviene all’estero per «trapiantarlo» con i dovuti aggiustamenti» in Italia. Magari copiando dalla Spagna, dove basta andare all’anagrafe civile e dichiarare di voler cambiare sesso.Al tavolo dei relatori c’era pure Giacomo Cardaci di Rete Lenford, avvocatura per i diritti Lgbt. Combattiva, tra l’altro, per la «carriere alias» nelle scuole che rafforza l’idea di essere nati nel corpo sbagliato e fa passare per normalità la disforia di genere. La stessa associazione, un anno fa assieme alla Cgil presentò ricorso contro l’Inps perché sulla piattaforma online non prevedeva, anche per coppie di donne o di uomini, la presentazione delle domande per ottenere i congedi genitoriali. A febbraio, un giudice di Bergamo ha dato ragione alla Rete, ritenendo il portale Inps discriminatorio.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.