2018-09-12
Mediaset al riparo e alleanze regionali. Il Cav si convince e sblocca Foa alla Rai
Rassicurato da Matteo Salvini sul voto in Abruzzo e le concessioni, Silvio Berlusconi «benedice» il suo ex giornalista alla presidenza.La crisi della Rai si è fermata a L'Aquila. Il punto di caduta era lì, nella minaccia di Matteo Salvini di far saltare gli accordi politici, di far correre da sola la Lega alle regionali d'Abruzzo che si terranno ad autunno inoltrato, se non sotto la neve. Uno spauracchio per Forza Italia al 10% nei sondaggi, o almeno per quella parte che vedeva la candidatura di Marcello Foa a presidente della Rai come una cattiva notizia, una concessione troppo grande al presunto alleato. E che alla fine l'ha bocciato in Commissione di Vigilanza. È il riassunto delle puntate precedenti, di un agosto bollente e litigioso che ha lasciato il posto a un settembre più morbido, colloquiale. Il ruggito di Salvini ha colto nel segno, e il rischio di vedere minati anche gli accordi per la Basilicata e il Trentino Alto Adige ha indotto Silvio Berlusconi a sfoderare una delle sue migliori doti, quella imprenditoriale del pragmatismo. Il numero uno del Carroccio è tornato sui suoi passi, in Abruzzo il centrodestra andrà unito, ma questo significa che anche dalla Rai non dovrebbero più uscire sorprese. Questo per dire che la partita per la presidenza continua a vedere in prima linea un unico candidato, appunto Foa. Nessuna comunicazione ufficiale, ma da più parti arrivano segnali di distensione e si attende un incontro a Roma o addirittura solo una telefonata fra i leader di Lega e Forza Italia per far convergere sul nome i voti decisivi. Ai suoi colonnelli, venerdì scorso Salvini aveva dipinto questo scenario: «Non abbiamo assolutamente cambiato idea. Il presidente sarà Foa e vorremmo chiudere la partita entro la settimana». E ieri sera a Porta a Porta ha ribadito: «Conto di vedere Berlusconi nelle prossime ore perché c'è un'azienda che ha voglia di correre e crescere. Credo ci sia la possibilità di trovare l'accordo».Domani si riunisce la commissione di Vigilanza presieduta dal forzista Alberto Barachini, che emetterà nei confronti del Cda un comunicato di sollecito a superare lo stallo e ad esprimere un candidato da votare. Il Consiglio d'amministrazione lo recepirà e indicherà il giornalista, che tornerà in aula per la seconda votazione. Dove si giocherà la partita politica, dove si capirà molto della tenuta dell'alleanza. Tutto questo potrebbe avvenire al più presto, anche per la felicità di Luigi Di Maio che fin da metà luglio pensava ad un accordo poco meno che scontato su un nome condivisibile da tutto il centrodestra, peraltro a lungo caporedattore Esteri del Giornale. L'opposizione attende le mosse del governo per provare a impallinare la candidatura adducendo vizi di legittimità relativi a una seconda votazione sullo stesso nome. Il Pd gioca su due tavoli: da una parte grida allo scandalo per gli effetti negativi dello stallo sull'operatività dell'azienda, dall'altra si ingegna ad incancrenirlo ancora di più. Sta infatti preparando una battaglia giudiziaria per rendere annullabile ogni atto del Cda presieduto da Foa. Sul tema Salvini tira dritto perché, al contrario, avrebbe sulla scrivania pareri legali che definiscono del tutto legittima l'operazione. I più convinti del no a Foa in Forza Italia permangono Antonio Tajani, Gianni Letta e Maurizio Gasparri, che nei giorni caldi non avevano fatto mistero del loro malumore, inserendo nel pool anche Fedele Confalonieri, molto attento alle eventuali ricadute in chiave Mediaset. Una potenza di fuoco notevole che aveva indotto Berlusconi a diffidare dello scenario proposto e a chiudersi a riccio. Oggi l'orizzonte sembra più sereno anche perché il Cavaliere ha ottenuto da Salvini ampie rassicurazioni che quella del governo di Giuseppe Conte non sarà una Rai antiberlusconiana. Non nella battaglia per le quote pubblicitarie, non nella partita delle aste per il 5G, non nel rinnovo delle concessioni, vero incubo del Biscione, più volte minacciato dai più estremisti fra gli esponenti pentastellati. Concessioni, rinnovo dei vertici dell'Antitrust, alleanza politica nelle regioni e direzioni di testate Rai non ostili (come Gennaro Sangiuliano al Tg1, Alberto Matano al Tg2, Luca Mazzà confermato al Tg3, Alessandro Casarin al Tg Regione, Antonio Di Bella confermato a Rainews): il pacchetto è nutrito e un'impuntatura ulteriore sulla presidenza Rai non sembra ipotizzabile. Ad aggiungere ottimismo sulla complicata vicenda arriva la ritrovata sintonia fra Berlusconi e Salvini sulle strategie internazionali: i due leader sono schierati dalla stessa parte sull'affare Orbàn e voteranno contro la procedura per violazione dello Stato di diritto da parte dell'Ungheria. C'è un ultimo dettaglio che dà il senso della pace ritrovata e fa presupporre un'evoluzione positiva della querelle Rai: il reiterato rifiuto della Lega di accettare potenziali transfughi da Forza Italia, soprattutto in Lombardia. Come aveva preannunciato Giancarlo Giorgetti: «Le porte sono chiuse». I telefoni invece sono accesi e i numeri sono noti.