2021-09-10
Se la storia non è faziosa non piace agli intellò
Nel riquadro Maurizio Serra (Getty Images)
Maurizio Serra, accademico autore di grandi saggi e biografie, ha scritto un libro sulla figura del Duce. In Francia è stato stroncato con durezza, per via di un unico e semplice difetto: si limita ai fatti, senza cedere a giudizi per compiacere il pensiero dominante.L'antifascismo militante è sempre all'opera. E non pensiate che sia solo attivo in Italia. Anche in Francia c'è sempre qualcuno pronto a schiacciare il bottone dell'allarme rosso. Pericolo gravissimo. E bisogna intervenire. Ne volete una prova? Eccola. Da pochi giorni sono usciti due volumi, assai diversi fra di loro, anzi diversissimi per fattura e qualità, dedicati alla figura di Benito Mussolini. Uno è la traduzione francese della seconda sezione del «trittico» di Antonio Scurati M. L'homme de la providence. L'altro è uscito direttamente in edizione francese, Le mystère Mussolini di Maurizio Serra, edito da Perrin. Immediatamente parte la contraerea. Il settimanale Le nouvel observateur verga una recensione di François Reynaert che non ammette repliche, fin dal titolo: «Cent ans de la marche sur Rome: deux (très mouvais) livres sur Mussolini». Il succo dell'articolo è il seguente: in previsione del centenario della marcia su Roma i lettori francesi sono curiosi di capire come il fascismo prese il potere. Questi due libri brutti - molto brutti - però non placano minimamente l'appetito. Dunque, pollice verso. Cerchiamo di capirne di più. Sorvoliamo sul romanzo fiume di Scurati. È un romanzo, anche se storico. Un romanzo deve restare ciò che è. Un'opera letteraria che aiuta a capire il proprio tempo, raramente il tempo di cui parla. Il saggio di Serra, invece, è tutt'altro oggetto. Cominciamo dall'autore. Maurizio Serra, classe 1955, è un accademico di Francia. Il primo italiano ad entrare nell'Accademia, dove siedono gli «immortali» di Francia. Serra è stato un ambasciatore erudito. Ha coltivato la passione per gli studi storici sin dalla giovinezza. Laureatosi con Renzo De Felice pubblicò nel 1980 per Laterza un testo all'epoca innovativo, dedicato agli anni di Vichy. Ancora oggi è un'opera di riferimento sull'argomento. A Serra si deve una splendida trilogia (pubblicata dalla casa editrice bolognese il Mulino tra il 1990 e il 1994) sulle figure e sui percorsi intellettuali degli «esteti armati». A lui si deve anche un piccolo gioiello di spregiudicata e raffinata intelligenza, I fratelli separati, dedicato agli intrecci generazionali intercorsi fra Drieu La Rochelle, Louis Aragon e André Malraux (lo pubblicò nel 2006 la meritoria Settecolori, oggi rinata grazie all'impegno di Stenio Solinas). In seguito, Serra si è specializzato nella biografia. Equilibrio del ritratto, capacità di scelta delle fonti, scrittura sin troppo curata e accattivante. Spirito polemico zero. Ha iniziato con due brevi profili di Filippo Tommaso Marinetti (2008) e Guido Piovene (2009). Di seguito sono arrivate le più corpose e complesse biografie di Curzio Malaparte (in francese nel 2011 e in italiano l'anno successivo), Italo Svevo (2017) e Gabriele d'Annunzio (in francese nel 2018 e in italiano nel 2019). Il ritratto di Mussolini messo in opera da Serra è diviso in tre parti. La prima disegna la formazione. La seconda la sfida vittoriosa portata al regime liberale. La terza la sconfitta. Si può essere in disaccordo con alcune valutazioni dell'autore. Come in ogni libro di storia. Ma da qui arrivare a ritenere il Mussolini di Serra un cattivo libro, anzi molto cattivo, ce ne passa. Purtroppo, l'articolo di Le nouvel observateur indica auna tendenza mai sopita: la sovrapposizione della valutazione morale alla valutazione storica. Per comprendere il fascismo, a 100 anni dalla marcia su Roma, si deve partire da una premessa morale. Da una condanna precostituita, ancora prima della disamina degli avvenimenti. E la valutazione morale deve guidare il racconto sino alla conclusione. Chi si distanzia da questo percorso, chi batte sentieri alternativi, chi alla morale preferisce i fatti, belli o buoni che siano, non può che realizzare un brutto, anzi un gran brutto libro. Invece il lavoro di Serra scorre piacevole. Non si vede l'ora di arrivare alla drammatica conclusione per avere un quadro d'insieme completo. Mussolini per Serra non è buono né cattivo a prescindere. È un uomo politico che ha segnato un'epoca: quella della crisi dei regimi liberali. Il suo ritratto non fa sconti, nelle luci come nelle ombre. Nella vita di Mussolini si riflette la storia dell'Italia e dell'Europa nella parte più complessa e drammatica del Novecento: le due guerre mondiali e le rivoluzioni nazionali. I francesi potrebbero fare davvero a meno degli articoli di Le nouvel observateur, così come gli italiani potrebbero fare a mano dei «fascistometri» della Murgia o del fascismo come categoria universale nel tempo e nello spazio (Ur-fascismo) di Umberto Eco. Serra ci illustra chi è il fondatore del fascismo. Cosa ha fatto prima di fondare nel 1919 i fasci di combattimento. Come ha preso il potere giocando abilmente su più tavoli, forzando la mano o arretrando quando era necessario. Come ha consolidato il potere e quali errori ha commesso. Sino alla caduta finale. Avremo tempo per parlare del suo lavoro più diffusamente, in occasione della imminente uscita italiana. Non molti anni addietro regnava la biografia di Mussolini scritta dell'inglese Denis Mac Smith. Al suo libro sarebbe stata utile una premessa, come nei film: ogni riferimento a fatti realmente accaduti o personaggi realmente esistiti, deve considerarsi puramente casuale. Oggi nessuno la prende più sul serio, mentre all'epoca se ne tiravano edizioni su edizioni. Certo ci sono ancora gli articoli di Le nouvel observateur. Ma per fortuna lasciano il tempo che trovano.P. S. In Francia la polemica ha fatto bene al libro di Serra. L'editore, da noi contattato, è soddisfatto. Il libro si vende ed è pronta la ristampa.
Jose Mourinho (Getty Images)