2024-01-03
Mattarella sulla concorrenza si conferma corazziere dell’Europa
Il Colle firma la legge ma invia una lettera a governo e Parlamento contestando le proroghe delle concessioni. E se oggi la questione riguarda balneari e ambulanti, presto toccherà all’idroelettrico: un settore strategico.Dal Colle del Quirinale la vista di Bruxelles è fantastica. Si vedono benissimo gli uffici della Commissione. Forse anche per questo il Colle si conferma sempre e per definizione il garante dell’Ue. Così, dopo l’intervento sulla legge di regolamentazione della carne sintetica, con l’anno nuovo tocca ad ambulanti e balneari. Il presidente della Repubblica ha ricevuto da vidimare la legge sulla concorrenza. L’ha letta, l’ha firmata ma ha accompagnato il sigillo con una ramanzina. Nella lettera inviata ieri alla premier Giorgia Meloni e ai presidenti del Senato, Ignazio La Russa, e della Camera, Lorenzo Fontana, il capo dello Stato, Sergio Mattarella, esprime «rilevanti perplessità sulle disposizioni che intervengono sulle concessioni in essere e ne dispongono proroghe a vario titolo». Perplessità «analoghe» a quelle relative alle concessione demaniali marittime, ricorda il presidente, «oggetto di una mia precedente lettera del 24 febbraio 2023, ove evidenziavo i profili di contrasto di quella disciplina con il diritto europeo e, quindi, con il dettato costituzionale». La legge annuale per la concorrenza, scrive il capo dello Stato, «rappresenta uno dei traguardi del Pnrr da conseguire entro la fine del 2023 e pertanto è necessario procedere con sollecitudine alla promulgazione. Tuttavia è doveroso richiamare l’attenzione del governo e del Parlamento sull’articolo 11 in materia di assegnazione delle concessioni per il commercio su aree pubbliche che, oltre a disciplinare le modalità di rilascio delle nuove concessioni, introduce l’ennesima proroga automatica delle concessioni in essere, per un periodo estremamente lungo». Il riferimento è alla proroga prevista dal governo, di dodici anni, la quale «appare eccessiva e sproporzionata», si legge sempre nel testo, e risulta «incompatibile con i principi più volte ribaditi dalla Corte di Giustizia, dalla Corte costituzionale, dalla giurisprudenza amministrativa e dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di apertura al mercato dei servizi». Insomma, poche righe che appaiono come una pietra tombale sulla possibilità di sottrarre le due categorie merceologiche ai diktat europei. Difficile immaginare che l’Aula e il governo non tengano conto dei rilievi in fase di rilascio di nuove concessioni. L’argomento è infatti su entrambi i lati della barricata un tabù. I partiti di centrodestra da anni coccolano i balneari, che sono una riserva di voti, ma la riforma incombente non sembra garantire un futuro equilibrato per i piccoli imprenditori del settore e per le numerose attività familiari che da anni gestiscono spiagge e lidi. La polarizzazione non aiuta certo la rivisitazione delle norme in modo equilibrato e questo è un peccato. Quando avremo recepito l’input della totale liberalizzazione sarà troppo tardi per comprenderne i danni e per porvi rimedio. Tanto più che come sempre accade, il modello di mercato unico europeo si concentra su categorie che polarizzano la società e quindi tendono a distrarre cittadini e politica dalle più ampie novità che i decreti concorrenza si apprestano a imporre al nostro Paese. La lettera, se sezionata e interpretata tra le righe, richiama infatti un altro capitolo delicatissimo delle liberalizzazioni. Il dibattito pubblico ha rimosso l’intera questione delle concessioni del mercato idroelettrico. Il governo Draghi ha preso l’impegno con la Commissione di aprire alle gare europee. L’attuale governo ha cercato di inserire nel decreto Sovranità energetica il capitolo idroelettrico. L’obiettivo è quello di riscrivere il testo partorito dall’esecutivo di Mario Draghi per garantire alle aziende italiane una sorta di prelazione. A fronte di importanti investimenti e rinnovamenti le concessioni potrebbero essere rinnovate per un ventennio. Gli articoli relativi sono però stati sfilati dal decreto che per giunta non è riuscito nemmeno a prorogare il mercato tutelato del gas e dell’elettricità. Il problema però in qualche modo a breve si ripresenterà. La gran parte delle concessioni scade nel 2029. Ma un paio sono già scadute con la fine del 2023. Nelle prossime settimane o il governo farà il blitz contro l’Europa o dovrà fare un decreto attuativo per avviare le gare e risolvere la prorogatio. Le aziende e le utility francesi gioiranno. Di fronte a questo tema come si porrà il Colle? Firmerà un atto contro la Commissione o farà moral suasion per un decreto attuativo da approvare nel silenzio delle tenebre? Qui non si tratta di difendere i balneari o gli ambulanti. Qui in ballo c’è la sovranità energetica e la garanzia di bollette più basse per i prossimi 20 o 30 anni. Nessuno venga a dire che andiamo in controtendenza. Saremmo l’unico Paese a far passare tali norme. La dozzina di nazioni Ue che si è opposta ha anche vinto le cause con Bruxelles, visto che le procedure d’infrazione sono state dichiarate illecite. Lo stesso discorso si presterà con la carne sintetica. Lo storytelling della sinistra descrive la norma come medioevale. In realtà non si tratta nemmeno di un divieto, ma di un sano senso di precauzione. Non si fa business con la carne sintetica finché (come con i farmaci) non ci saranno garanzie al 100% per i consumatori. «Lo dice l’Europa» non può essere un dogma. Il modello di concorrenza imposta dall’Ue non può essere una fede. Invece troppo spesso l’approccio è fideistico. Lo si capisce dai silenzi. Un esempio? Ciò che la Commissione sta facendo con Ita e Lufthansa è o un insulto al mercato libero o un enorme favore ai tedeschi. Qui una bella lettera non guasterebbe. Ma andrebbe spedita in direzione Bruxelles.
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