2024-04-22
Chi comanda il mondo ha in odio la nascita
La statua di Vera Omodeo «Dal latte materno veniamo» contestata a Milano (Ansa)
Il crollo demografico (ed economico) apre le strade al «capitalismo della sorveglianza». Il modello inseguito dalle élite non contempla la donna che allatta (come dimostra lo scandalo per la statua della Omodeo). E propone l’aborto come diritto.La polemica sulla statua del bimbo allattato «rigettata» da un comitato di esperti del Comune di Milano è emblematica. Chi comanda nel mondo ha in odio la nascita, il rapporto «assoluto» tra mamma e bimbo, la sua non commerciabilità. Il «padrone» vuole che attacchiamo l’asino in un mondo così. Le nostre élite sono neomalthusiane e anche un po’ sceme. Non hanno capito che la denatalità causa il crollo dell’economia, come spiega l’inascoltato Ettore Gotti Tedeschi. Oppure l’hanno capito, e il crollo dell’economia è un passaggio fondamentale al «capitalismo della sorveglianza», ampolloso termine con cui si indica la riedizione in chiave elettronica del comunismo staliniano. La denatalità causa anche il crollo della psiche. Un popolo senza bimbi è un popolo triste, che cerca di compensare con cani, giovanilismo, serie tv, identità fluida e tossicodipendenza soft la mancanza dei figli.In piazza Duse a Milano avrebbe dovuto essere messa la statua di una donna che allatta il suo bimbo dell’artista Vera Omodeo. L’opera, dal titolo «Dal latte materno veniamo», è stata donata dai figli dell’artista, ma una commissione di «esperti» ha dichiarato che la maternità non è un valore universalmente condiviso. Non tutte le donne diventano madri, ma tutti hanno una madre. Gli «esperti» sono nati sotto un cavolo, presumo. La statua quindi ha due soggetti: una madre e un bimbo. Per un bimbo essere allattati è la felicità suprema. Parliamo di «allattamento materno», dizione già vietata in Gran Bretagna, in quanto poco «inclusiva». L’allattamento materno è gratis e non tassabile. È una funzione fisiologica che ha lo scopo di nutrire il neonato, ma anche di proteggerlo da un punto di vista immunologico e che è in grado di generare uno stato di eccezionale benessere psicofisico. Un bambino che sia stato allattato fino a 12 o anche 14, 16 o perfino 24 mesi, ha minori possibilità di ammalarsi di malattie infettive e ha anche una struttura che gli permetterà di essere più sano per tutta la vita. Quindi l’allattamento nutre e ha una meravigliosa funzione preventiva. Allattare è comodo: non devi sbatterti a calcolare orari, sterilizzare e pesare. Una volta che ci sono mamma e marmocchietto non serve più niente. Puoi anche essere su una barca a vela o in una baita. Si può mangiare di più, fino a 500 calorie, tanto le userà un altro. Il bambino allattato se ne sta a casa sua con mamma sua, non deve essere portato all’asilo nido, non fornisce quattrini a case farmaceutiche e non è tassabile: una perdita secca, dall’altro punto di vista. Nell’Ottocento, con l’industrializzazione, comincia ad arrivare la teoria che forse siamo troppi, forse non ci sono lavoro e cibo per tutti. Il concetto è che il mondo è come una torta. Se facciamo troppe fette vengono troppo piccole. Al contrario, la creatività umana ha capacità straordinarie di trovare nuove risorse, e la denatalità uccide la società. Questa tragedia è già preannunciata in Peter Pan. Leggetelo in edizione originale. Nel primo capitolo ci raccontano della mamma dei tre bambini protagonisti, che è incinta della prima figlia, Wendy. Arriva il marito, fa tutti i conti, e alla fine informa la moglie che il bimbo atteso non se lo possono permettere. Lei sorride e continua a ricamare il corredino. Stessa scena con la seconda e con la terza gravidanza. Siamo in un’epoca in cui l’aborto non è pensabile, questa voleva essere una battuta di spirito, dentro la quale è però scolato il liquame delle teorie malthusiane. Adesso che siamo in epoca post aborto, le parole del padre di Wendy ci fanno arricciare le vertebre sulla schiena. Quanti bambini sono stati abortiti dopo considerazioni come queste? Quindi è cominciato nell’Ottocento quello che sta arrivando adesso: il considerare i bambini una dannazione e non il più grande dei doni. La madre è la vittima dell’epoca attuale, l’allattamento ancora di più.Il latte in polvere per bambini è un intruglio a base di latte di vacca, con i suoi troppi grassi, la caseina diversa dalla nostra: è un miserabile surrogato dell’allattamento materno, che può essere utile solo in caso di bambini abbandonati o orfani, o figli di una madre malata, dove non si sia trovata una balia. Allattare è fisiologia. L’orrido latte in polvere è stato venduto da certi pediatri come migliore del latte materno, facendo sentire inadeguate le madri. Sono state imposte alle madri che allattavano le regole rigide indispensabili nell’allattamento artificiale, assurde e controproducenti in quello naturale, la ricetta migliore per far perdere il latte. Importantissima nella «battaglia contro le madri» è stata la Prima guerra mondiale. Gli uomini erano in guerra a crepare, e quindi le donne sono dovute andare nelle fabbriche. Il capitalismo ha scoperto allora che le donne potevano lavorare, e che grazie al loro lavoro si creava competizione tra i lavoratori e si abbattevano i salari. Il femminismo è stato creato a tavolino per questo scopo. L’operaia non può allattare. Il latte in polvere ha permesso a milioni di donne di poter essere liberamente sfruttate, mentre una tizia qualsiasi dava il biberon al loro bambino. In uno dei libri più sciagurati di pediatria che sia mai stato scritto, Il nuovo bambino di Marcello Bernardi, è raccomandato che l’allattamento al seno, se proprio una madre vuole farlo, non deve superare le sei/otto settimane. A otto settimane il piccolo non ha gli anticorpi: l’allattamento materno deve durare almeno nove mesi. Bernardi è uno dei paladini della pedagogia dell’abbandono, il bambino «deve avere diritto a uno spazio suo», cioè deve essere allontanato dalla madre già da neonato. È quello che ha creato lo slogan assurdo che quello che conta è la «qualità» del tempo che la madre passa con il bambino, non la sua quantità. Questa statua, dicevamo, poteva voler dire che diventare mamma è bello, allattare è bello, che la vita è bella. Non è piaciuta agli «esperti». Nel 1974 sono stati firmati accordi ufficiali in cui è stato dichiarato che tra gli scopi dell’Ue, di cui noi purtroppo facciamo parte, c’è l’islamizzazione d’Europa mediante immigrazione massiva, modificazione delle linee culturali per cui noi festeggiamo il Ramadan ma vietiamo di augurare Buon Natale e abbattimento della natalità dei locali. Perciò l’aborto è un valore. L’aborto può essere addirittura un diritto costituzionale. Le élite odiano la vita dei nostri figli. Odiano noi. Non è permesso all’associazione Pro vita & famiglia mettere la fotografia del neonato nei consultori, perché altrimenti la donna che abortisce potrebbe - Dio non voglia - cambiare idea! La donna che ha abortito ha commesso un atto violentemente anti fisiologico, che segna la sua psiche per tutta la vita. O veramente credete alle fesserie degli psicologi secondo cui una donna che fa uccidere il bambino che porta in ventre resta uguale a prima? Gli altri, che potrebbero «non condividere il valore della maternità», sono i figli nati da un uomo che convive con un altro uomo. Questi uomini hanno sfruttato il corpo femminile, contribuendo statisticamente all’aumento del rischio potenziale di cancro, morbilità e mortalità delle due donne sfruttate: quella che ha venduto l’ovulo e quella che ha portato una gravidanza «aliena», per fabbricare bambini di proprietà che hanno un maggiore rischio di problemi di salute rispetto ai bambini «normali». Per questi bambini la maternità non può essere un «valore condiviso», perché a loro è stata rubata.