2021-05-29
«Mascherine pure a tavola». Mentre il Cts delira, Figliuolo si fa beccare in castagna
Francesco Paolo Figliuolo (Getty Images)
Il Comitato alle Regioni: «Protezioni giù solo mentre si mangia». Matteo Bassetti: «Ridicolo». Matteo Salvini: «Non lo permetterò». E un pranzo al chiuso del commissario diventa un caso.L'obbligo dei tamponi e dei green pass soltanto se si tornasse all'arancio e al rosso.Lo speciale contiene due articoli.La manina dei cervelloni del Cts ha corretto con il lapis rosso le linee guida delle Regioni, inserendo osservazioni strampalate che hanno ben poca valenza scientifica. Forse gli esperti temono che il settore ristorazione possa diventare focolaio di Covid peggio che le discoteche in piena estate, per questo hanno aggiunto due righe che stanno facendo ridere e disperare mezzo mondo. Invece dell'avvertenza: «I clienti dovranno indossare la mascherina a protezione delle vie respiratorie in ogni occasione in cui non sono seduti al tavolo», perciò quando vanno in bagno, a salutare il conoscente al tavolo accanto o a pagare il conto, hanno cancellato con il rosso le ultime parole e aggiunto: «Tranne nei momenti del bere e del mangiare». Lo scenario che prospettano è surreale. Persone costrette a fasciarsi la bocca tra una portata e l'altra, usando le mascherine a mo' di tovagliolo per ripulirsi in gran fretta da tracce di sugo o gocce di vino, prima che arrivi il vigile a multare. Per fortuna, con il buon senso di cui è fornito diversamente da molti altri suoi colleghi, è intervenuto ancora una volta l'infettivologo genovese Matteo Bassetti, che sui social ha scritto: «Sono rimasto francamente colpito dalla decisione del Cts di far indossare all'interno dei ristoranti, quando si è seduti al tavolo, la mascherina tranne nei momenti del bere e del mangiare. Saranno cene in maschera o forse, potremmo pensare a progettare delle mascherine con la fessura per il cibo e magari bere con la cannuccia?». L'esperto non ha usato mezzi termini: «Tutto questo è ridicolo e pericoloso», ha dichiarato. «Si tratta di una proposta imbarazzante senza alcun fondamento scientifico che genera solo paura e confusione. Se sarà adottata coprirà l'Italia di ridicolo rispetto al resto d'Europa e del mondo». Quanto al Comitato tecnico scientifico, Bassetti ha detto che «sarebbe un'altra brutta figura... solo l'ultima di una lunghissima serie. Ma perché in Italia troviamo sempre il modo solamente di complicare e mai di aiutare a capire e a semplificare?». Già, se lo chiedono pure i cittadini che, invece di tirare un sospiro di sollievo per le zone bianche in arrivo, devono ancora fare i conti con misure prive di logica. Che si vada in un locale per una sola pizza o per degustare più portate, non fa differenza: l'obbligo di rimettersi la mascherina appena posata la forchetta o una volta finito di sgranocchiare il grissino, sempre costrizione ridicola e grottesca è. Forse i tecnici del Cts sono rimasti fermi a un anno fa, quando degli inventori israeliani svilupparono una mascherina con una bocca telecomandata che consentiva di mangiare senza togliersela dal volto. Un dispositivo che avrebbe permesso di rendere meno rischiosi pranzi e cene al ristorante, all'epoca rigorosamente chiusi. Facendo pressione su una leva, la fessura nella parte anteriore della maschera si apre in corrispondenza della bocca e come nel videogioco Pacman si è in grado di inghiottire di tutto, anche se salse e gelati finiscono un po' ovunque. Dovremmo forse ridurci così, quando siamo al tavolo di un locale? Neppure negli Stati Uniti, dove i centri per la prevenzione e il controllo delle malattie hanno annunciato che le persone completamente vaccinate potrebbero smettere di indossare mascherine e distanziarsi, sia negli spazi chiusi sia all'esterno, nessuno si è sognato di imporre a chi non è immunizzato l'uso di un dispositivo di protezione mentre sta pranzando. Vale la regola di entrare in un locale con la mascherina, quando ti siedi te la togli e mangi in santa pace. Nel Regno Unito, che ha riaperto pub, ristoranti e bar dal 17 maggio, i clienti la indossano solo se non sono al tavolo e si devono muovere all'interno o all'esterno degli spazi. In Svizzera, nei locali la mascherina non deve essere indossata quando si sta seduti, ma appena ci si alza, mentre per il personale vige l'obbligo sempre, come in ogni altro Paese. «Mascherine al ristorante anche a tavola? Assolutamente no. Me ne sono personalmente interessato e ho avuto risposta positiva: si mangerà e berrà tranquilli e “smascherati", all'aperto e al chiuso, come è ovvio che sia», promette con un tweet il leader della Lega, Matteo Salvini. Le Regioni, infatti, non intendono accettare le correzioni del Cts e promettono battaglia. In attesa che si possa tornare al bar o al ristorante al chiuso anche la sera a partire dal prossimo primo giugno, intanto scopriamo che c'è chi ha anticipato i tempi. Ieri il commissario straordinario all'emergenza Covid era a Perugia, per fare il punto sulla campagna vaccinale. Nella visita lo accompagnavano il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, e la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, poi all'ora di pranzo Francesco Paolo Figliuolo ha partecipato a un buffet allestito all'interno del Creo, il Centro di ricerca emato oncologica inaugurato nel 2015 nell'area dell'ospedale Santa Maria della Misericordia del capoluogo umbro. Le immagini del momento conviviale mostrano il generale assieme a decine di medici e autorità locali, che si aggiravano con piatti e bicchieri nel ristretto spazio messo a disposizione per il pranzo in piedi. Una scelta ben poco felice, quella di mangiare e bere al chiuso quando in Italia è ancora vietato. Milioni di cittadini hanno potuto vedere il generale che infrangeva le regole, per di più in una struttura sanitaria e con persone che alla faccia delle indicazioni del Cts, la mascherina la tenevano abbassata pur tra una portata e l'altra. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/mascherine-tavola-figliuolo-beccare-castagna-2653142129.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tutte-le-regole-da-rispettare-per-andare-in-vacanza-con-i-figli" data-post-id="2653142129" data-published-at="1622256052" data-use-pagination="False"> Tutte le regole da rispettare per andare in vacanza con i figli Parlare di vacanze è tornato possibile, ma chi ha figli non ha ben chiaro quali regole andranno osservate. In attesa di un documento ufficiale che fornisca indicazioni utili per gli spostamenti in ambito nazionale, proviamo a vedere quali sono le informazioni certe. I minori, come d'altronde gli adulti, non hanno obbligo di vaccinarsi e possono spostarsi liberamente con i genitori da una Regione all'altra se entrambe sono in fascia gialla o bianca. Non è vero che i bambini debbano fare il tampone sempre, come scriveva ieri il Corriere della Sera: la regola di esibire una certificazione chiamata green pass, prevista negli spostamenti turistici per chi è guarito dal Covid, chi ha completato la vaccinazione e chi si è sottoposto a tampone molecolare o antigenico, vale infatti solo per entrare e uscire da Regioni arancioni o rosse. Attualmente, nessuna ha questa colorazione. Niente obbligo di tampone prima dei viaggi in auto e in treno in Italia, nemmeno se ci si sposta in aereo. Se invece, al momento del viaggio, una delle Regioni di arrivo o partenza fosse arancione o rossa, i bambini di età superiore ai due anni sono tenuti a sottoporsi al test nelle 48 ore precedenti e i genitori devono portare appresso il certificato di negatività. La Sardegna, che ritorna in fascia bianca, non ha ancora comunicato quali saranno le regole di ingresso dopo che ieri è scaduta l'ordinanza regionale che prevede per chiunque faccia ingresso nell'isola o il certificato di doppia vaccinazione o un tampone negativo effettuato 48 ore prima dell'arrivo. Anche per i bambini. Negli hotel italiani, almeno per il momento, non è obbligatorio mostrare l'avvenuta vaccinazione o di aver fatto il tampone. Per gli spostamenti in auto, occorre ricordare che la regola di viaggiare in non più di tre persone per auto non si applica in caso di un unico nucleo familiare convivente, per il quale non ci sono limitazioni. Per i viaggi all'estero nell'Unione europea, in attesa del green pass europeo che sarà richiesto dal primo luglio, bisogna seguire le regole d'ingresso previste dai singoli Stati. In Francia, ad esempio, il test molecolare obbligatorio per gli adulti non è richiesto per i minori di 11 anni; in Germania e in Spagna l'obbligo non vale per chi ha meno di 6 anni. Al rientro in Italia bisogna dimostrare di avere tutti i tamponi negativi (molecolari o rapidi) effettuati 48 ore prima dell'ingresso nel Paese, compresi i bambini sopra ai due anni. La quarantena non è più necessaria, rimane come obbligo solo per chi non presenta l'esito del tampone: sarà di dieci giorni con obbligo di test anti Covid al termine dell'isolamento. E se resta sconsigliato organizzare feste con molti invitati e con tanti bambini che giocano insieme senza distanziamento, di sicuro lasciare quanto più possibile all'aperto i propri figli farà loro un gran bene, nelle prossime vacanze estive.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.