La cresta sulle mascherinedel socio dell’uomo di Zinga

In piena pandemia, a un fornitore della Regione è stato chiesto di cedere dpi a 50 centesimi l’uno al sodale del capo della protezione civile Carmelo Tulumello. Questi li avrebbe poi rivenduti all’ente guidato da Nicola Zingaretti a 82 centesimi.
Durante il picco della pandemia di Covid la Regione Lazio è stata una specie di Paese del Bengodi per faccendieri e affaristi, ma anche per gli amici degli amici. E a dimostrarlo non c’è solo la brutta storia degli 11,7 milioni di euro buttati dalla giunta di Nicola Zingaretti per mascherine mai arrivate su cui indagano la Procura di Roma e la Corte dei conti.
Nei giorni scorsi abbiamo raccontato l’affaire delle 300.000 mascherine chirurgiche acquistata dalla Protezione civile dalla Union petroli, Srl di Alessandria controllata da un socio (Luigi Blasi) di Carmelo Tulumello, direttore della stessa Protezione civile ed ex comandante della polizia provinciale di Rieti ed ex candidato sindaco (trombato) del Pd a Fara Sabina. Adesso abbiamo scoperto che la compravendita potrebbe essere stata organizzata a tavolino da qualcuno che all’epoca contava ai piani alti della Regione Lazio.
Lo ha rivelato alla Verità Giorgio Cinquantini, titolare della Nbc system di Blera, anch’essa fornitrice dell’ente allora guidato da Zingaretti. Da quanto risulta alla Verità, infatti, la Nbc il 25 marzo 2020 (giorno in cui Tulumello ha firmato la determina per la fornitura della mascherine a 0,82 euro più Iva), ha ricevuto dalla Union petroli un bonifico di 91.500 euro, seguito poi due giorni dopo da un ulteriore trasferimento di fondi di 27.500 euro. Sono pagamenti per le mascherine poi andate alla Regione Lazio? Molto probabilmente sono proprio quelli. Cinquantini ha ricostruito così la fornitura fatta alla Union petroli. Ci ha spiegato che era composta «dagli avanzi delle varie forniture» e che quando un aereo è arrivato con due milioni e mezzo di dispositivi, visto che la sua azienda aveva un contratto per 2,3 milioni, avrebbe dato gli avanzi alla Union petroli, «200.000 mascherine circa». E ha confermato che è «molto probabile» che i due bonifici di fine marzo siano quelli del pagamento delle mascherine. Poi l’imprenditore ci ha spiegato la genesi del rapporto di affari tra la sua società, specializzata nella vendita di dispositivi di protezione, e la Union petroli: «Ci hanno chiamato sia dalla Regione che da altre parti, per chiederci se potevamo aiutare questa persona» racconta Cinquantini. Che poi aggiunge: «ci hanno detto che si chiamava Union petroli, pensavamo che fosse un’unione di petrolieri». Alla Nbc erano convinti che gli «avessero consigliato di aiutare i distributori di benzina italiani per non farli fermare», invece, era «un pesce piccolo», «una persona molto modesta che cercava, attraverso le sue conoscenze, di rimediare qualcosa» e che si presentò a caricare la merce comprata con un «grosso furgone». L’imprenditore, però, a distanza di tre anni, non ricorda chi siano stati gli sponsor della Union petroli: «In quel momento ti chiamavano tremila persona al giorno», ci dice. In compenso rammenta di aver visto Tulumello «una volta sola, durante il momento peggiore, quando le mascherine non si trovavano». Il motivo? «Ci chiesero un prezzo per due milioni di mascherine, che gli abbiamo dato quasi a prezzo di costo». Poi puntualizza: «Ho detto che ci chiamarono dalla Regione, probabilmente questo (Blasi, ndr) conosceva qualcuno in Protezione Civile o all’Atac (in realtà controllata dal Comune di Roma, ndr) o a una delle tante cose… ci hanno chiamato in due o tre, probabilmente aveva grossi agganci, all’Atac, alla Regione, dappertutto». Pochi giorni prima, il 18 marzo, la Nbc aveva ottenuto un’importante commessa dalla regione Lazio: 2 milioni di mascherine chirurgiche al prezzo concordato di 0,50 centesimi cadauna per un totale di 1,22 milioni di euro. Lo stesso prezzo, ricorda approssimativamente Cinquantini, che potrebbe aver spuntato la Union petroli. Un dettaglio che trova conferma in una fattura, emessa il 17 aprila 2020 dalla Nbc alla Union Petroli per altre 40.000 mascherine chirurgiche.
Quindi ricapitoliamo: il 25 e il 27 marzo 2020 la Union Petroli paga 119.000 euro alla Nbc. Cinquantini, il fornitore, ricorda che il bonifico riguardava delle mascherine. Il 2 aprile la Regione invia alla Union petroli un bonifico da 205.000 euro per una commessa da 250.000 mascherine e altri due (probabilmente legati a diversi materiali) da 47.214 euro complessivi il 7 aprile. Il 20 aprile spedisce un ulteriore pagamento, sempre con causale fornitura mascherine chirurgiche, da 41.000 euro, dopo che, come detto, il 17 aprile la Union petroli aveva acquistato altre 40.000 mascherine dalla Nbc. Di certo dalla documentazione consegnata dalla protezione civile in quei giorni la Regione aveva ottenuto una fornitura da 300.000 mascherine proprio dalla Union petroli. Dagli estratti conto della società non abbiamo trovato altri subfornitori pagati in quel periodo. Quindi ci sembra abbastanza ovvia la triangolazione dei dispositivi di protezione. Anche perché Blasi, di fronte alle nostre domande di chiarimento su pagamenti e forniture, ieri ha preferito non rispondere.
Certo non è chiaro perché la Regione o chi per lei anziché chiedere altre mascherine alla Nbc abbia preferito perorare la causa della Union petroli per poi approvvigionarsi da questa ditta a un prezzo più alto di quello che aveva pattuito con la Nbc. Una cresta abbastanza inspiegabile. Sulla quale, a quanto risulta alla Verità, sono in corso approfondimenti e valutazioni da parte della Regione Lazio.
Se dovesse essere confermato, come pare evidente (anche se Cinquantini ci ha detto di non sapere a chi siano andate le mascherine da lui vendute alla Union petroli, ha chiosato «se uno più uno fa due…») che la fornitura fatta dalla azienda alessandrina all’ente proveniva dalla Nbc saremmo quindi davanti a una maggiorazione di prezzo di 0,32 euro a dpi per lo stesso prodotto acquistato una settimana prima. Per un totale di quasi 100.000 euro di sovrapprezzo, finiti nelle casse della ditta del socio di Tulumello in un’altra società, la Gestoil di Rieti. Questa è stata fondata nel 2016 dal dirigente regionale insieme ad altre persone, tra cui lo stesso Blasi, titolare del 51% delle quote della Union petroli, che aveva poi affittato alla Gestoil un distributore di benzina ubicato a Rieti, in piazza XXIII settembre. Un indirizzo, quello della pompa di carburante, che la Union petroli indica come proprio quartier generale, in una fattura inviata alla Nbc. Come svelato Verità nei giorni scorsi, il capo della Protezione civile della Regione Lazio, il 6 aprile 2020, aveva affidato alla Union petroli una terza fornitura da 25.498 euro per 10.000 cuffie copricapo e 1.050 tute protettive. E il giorno dopo, dai conti della Union petroli erano partiti altri due bonifici a favore della Nbc, uno da 16.714 euro e uno da 30.500 euro. Prosegue Cinquantini: «La Union petroli prendeva un po’ di tutto meno che i disinfettanti (che in effetti la ditta di Blasi ha fornito alla Regione Lazio, ndr), perché ci aveva detto che aveva un altro fornitore molto bravo».
Anche l’imprenditore viterbese era a conoscenza dei rapporti tra Tulumello e il suo socio e, con il senno di poi, pensa che il dirigente regionale avrebbe fatto forse meglio a non concludere l’affare con Blasi: «Da quello che ho scoperto dopo sono entrambi di Rieti, quindi è molto probabile che si conoscessero bene. Rieti è un paesetto di 30.000 abitanti, se Blasi ha un distributore conosce tutti di sicuro».
A legare Tulumello e Blasi non c’è però solo la Gestoil, messa in liquidazione nel 2021 e chiusa l’1 marzo 2023, ma anche un affare immobiliare. Che unisce Tulumello anche all’altra socia della Union petroli, Domitilla Mazzarisi, che detiene il 49% delle quote. I tre infatti, nel 2008 hanno acquistato insieme un terreno agricolo (oggi edificabile) di circa mezzo ettaro a Poggio Nativo in provincia di Rieti.






