2022-07-03
Martellamento incessante nell’Est. «Sparano con tutti i tipi di armi»
A destra Ramzan Kadyrov (Ansa)
L’esercito russo bombarda senza tregua nella regione del Lugansk e in tutta la zona orientale del Paese Il ceceno Ramzan Kadyrov esulta: «Lysychansk è nostra, siamo in centro città». Ma il governo di Kiev smentisce.Il ministro degli Esteri ucraino ha discusso del settimo pacchetto di provvedimenti con l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell. Resta il giallo sulla presenza di Vladimir Putin al G20.Lo speciale contiene due articoli«Lysychansk è nostra», tuonano le truppe cecene alleate di Mosca. Kiev prova a smentire ma la realtà sul campo rimanda la foto dello sfacelo. L’ultimo avamposto del Lugansk è circondato. Anzi, secondo il leader ceceno Ramzan Kadyrov, i filorussi sono già nella parte centrale della città. Kadyrov annuncia la «liberazione dalle unità e dalle mine ucraine» per la quale i combattenti starebbero utilizzando «nuove tecniche di assalto ai quartieri della città, che stanno dando ottimi risultati». Le sue parole sembrano confermate da chi si trova sull’altro fronte, come il governatore del Lugansk, Sergei Gaidai. «Le case private nei villaggi attaccati stanno bruciando una ad una. Con una così alta densità di bombardamenti, abbiamo solo il tempo di recuperare i feriti. Ci sono incendi simultanei in diversi luoghi. Abbiamo a malapena il tempo di eliminare gli incendi su larga scala a Lysychansk». Nell’offensiva finale i russi «hanno aperto il fuoco con tutti i tipi di armi disponibili», ha detto Gaidai, fornendo il quadro completo della volontà russa di archiviare il «problema» Lugansk per passare al Donetsk. È qui che si concentra ora lo sforzo bellico russo e lo sa bene il governatore della regione, Pavlo Kyrylenko, che ha stabilito, a partire da lunedì, il coprifuoco dalle 22 alle 4 di mattina. I russi hanno già mostrato a Solviansk cosa intendono fare nel Donestk. Bombe a grappolo lanciate sulla città hanno ucciso 4 persone e ne hanno ferite altre 7. Il capo dell’amministrazione militare-civile della città di Sloviansk, Vadym Lyakh, ha affermato che «il microdistretto di Lymany è stato preso di mira». Lyakh menziona Barvinkivska, Pidhirna, Danylevsky Street, un «settore privato pacifico dove non ci sono strutture militari». Lyakh ha invitato i residenti della città a non lasciare le abitazioni «senza necessità urgenti e ad evitare assembramenti di persone». Tutto l’Est dell’Ucraina è sottoposto a continue pressioni. Il capo dell’amministrazione militare regionale di Sumy, Dmytro Zhivytsky, ha riferito che nelle ultime 24 ore sono stati sparati 270 missili nella regione, che si trova nel Nord-Est. Una donna di 64 anni è rimasta ferita nella zona di Shalyginsk, mentre era in giardino. «Ci sono anche infrastrutture danneggiate: case di civili, fattorie, reti elettriche e una torre dell’acqua», ha aggiunto Zhivytsky. L’entità della distruzione è ancora impossibile da quantificare. E se la situazione precipita nel Donbass e in tutta l’area orientale, sotto attacco è tornata anche Odessa. Proprio ieri, giorno che è stato dichiarato di lutto per i morti nell’ultimo bombardamento a Serhiyivka (regione di Odessa), anche Mikolayv ha tremato. Potenti esplosioni sono state avvertite. Lo ha dichiarato il sindaco Oleksandr Senkevich: «Ci sono potenti esplosioni in città! Rimanete nei rifugi!». Non è stato reso noto cosa abbia causato le esplosioni ma le sirene antiaeree hanno suonato in tutta la regione. Mykolaiv conta quasi mezzo milione di abitanti e la sua conquista spianerebbe ai russi la strada verso Odessa. Intanto si aggrava il bilancio delle vittime dell’attacco missilistico su Serhiyivka che è salito a 21 persone. Nel bombardamento 16 persone sono state uccise in un edificio residenziale e 5 persone sono rimaste uccise nel territorio del centro ricreativo, di cui 1 bambino. Altre 39 persone sono rimaste ferite. I soccorritori continuano a rimuovere i detriti. Le forze armate ucraine, in tutto questo, continuano a perdere uomini e mezzi. Secondo il ministero della Difesa russo, gli ucraini hanno accusato notevoli perdite in tutto lo scacchiere militare. «Tre battaglioni della decima divisione montana d’assalto e della 72ª brigata di fanteria meccanizzata hanno perso più della metà degli effettivi», ha annunciato il portavoce del ministero, Igor Konashenkov. «Le forze aeree hanno operato un attacco su un sito di smistamento del primo battaglione della 30ª brigata meccanizzata nei pressi di Artemivsk. Oltre 120 militari ucraini e 14 pezzi di armamento sono stati distrutti». Secondo il portavoce, l’aviazione russa ha anche colpito un deposito della decima brigata montana di assalto ospitato in una fabbrica di trattori a Kharkiv. Dall’inizio dell’invasione anche le forze russe avrebbero perso diversi uomini. Ad oggi, sarebbero «oltre 35.000 effettivi», secondo la stima non verificata pubblicata dal ministero della Difesa ucraino. Oltre ai militari le perdite russe comprendono 217 aerei, 186 elicotteri, 1.582 carri armati e 246 lanciarazzi.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/martellamento-incessante-nellest-sparano-con-tutti-i-tipi-di-armi-2657602099.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="kuleba-spinge-per-nuove-sanzioni" data-post-id="2657602099" data-published-at="1656833571" data-use-pagination="False"> Kuleba spinge per nuove sanzioni Le distanze tra Occidente e Russia si ampliano sempre di più e sono diverse le conferme dello strappo. Mentre è ancora in piedi il «giallo» sulla partecipazione o meno di Vladimir Putin al G20, l’Ue studia nuove sanzioni nei confronti della stessa – il famoso settimo pacchetto – proprio in vista della riunione dei ministri degli Esteri del G20. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ne ha discusso con l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, e, insieme, hanno coordinato le posizioni nei confronti della Federazione. L’idea del nuovo pacchetto sanzonatorio non placa certo gli animi in vista del vertice di novembre, sul quale il presidente indonesiano Joko Widodo si propone come mediatore. Widodo ha infatti invitato Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky al vertice che si terrà in Indonesia nel mese di novembre. Il leader cerca di trasformare il summit in un’occasione per far incontrare Russia e Ucraina. In un primo momento sembrava che Vladimir Putin avesse accettato di sedere al tavolo del summit, poi il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha fatto sapere che il presidente potrebbe non recarsi di persona all’incontro. Mosca, intanto, mostra di avvicinarsi sempre di più alla Bielorussia e di sentirsi sempre più estranea all’Occidente. Putin incassa l’endorsement del presidente bielorusso Lukashenko, che ha affermato: «L’Europa occidentale ha allevato un mostro chiamato Germania nazista, e ora ne sta creando uno nuovo in Ucraina. La storia si ripete». Mentre la dichiarazione lascia ben intendere quali siano le alleanze che si consolidano, le istituzioni ritenute fondamentali «ad Ovest» per mantenere la pace non godono più della fiducia del Cremlino, che del resto era stato accolto al loro interno con molto scetticismo. Lo strappo di Mosca col Consiglio d’Europa, di cui faceva parte dal 1996, si era già consumato il 16 marzo scorso, portando con sé la conseguenza che la Federazione ha abbandonato anche la Convenzione europea dei diritti umani. Ora il governo russo mostra concretamente di non avere più nulla da spartire con gli europei neanche su temi specifici. La Russia ha adottato infatti una risoluzione che sancisce l’uscita da otto accordi parziali del Consiglio d’Europa. Gli «accordi parziali» sono spazi di cooperazione rafforzata che consentono un’unione più stretta tra alcuni stati membri, e tra questi ed alcuni stati non membri, su tematiche specifiche. Tra questi il Gruppo di Cooperazione contro l’abuso di sostanze stupefacenti e l’accordo parziale allargato per la democrazia. «Si approva la proposta del ministero degli Esteri russo di porre fine a partire dal 16 marzo 2022 alla partecipazione della Russia ai seguenti accordi parziali e parziali allargati del Consiglio d'Europa”, si legge nel documento che ha effetto retroattivo. Tra i principali accordi ai quali Mosca rinuncia, quello del Gruppo Pompidou di cooperazione contro l’uso di droghe e i traffici illeciti, la Commissione di Venezia, l’accordo sulla prevenzione dei disastri naturali, quello sull’insegnamento della storia in Europa. Mosca rinuncia alla collaborazione anche nei settori sportivo, degli itinerari culturali, cinematografico, audiovisivo. Gli ultimi fili sottili con i quali si tentava di ricucire un minimo di rapporti tra il Cremlino e l’Occidente e dunque anche tra Mosca e Kiev si stanno spezzando tutti, dopo che anche gli ultimi intermediari europei hanno fallito nella missione. Tra questi il presidente francese Emmanuel Macron, che dopo essere stato un interlocutore telefonico privilegiato di Putin, ha chiuso le conversazioni. Queste si sono interrotte dopo il 28 maggio: i due leader si erano parlati almeno 31 volte ancor prima che cominciasse il conflitto. Poi, dopo una visita a Zelensky, che da parte sua auspicava che i colloqui Francia-Russia continuassero in vista di una mediazione, è calato il gelo. L’argomento dell’ultima chiamata di Macron era stato la necessità di assicurare l’esportazione dei cereali ucraini dalle zone occupate. Da allora, non risultano chiamate in entrata o in uscita tra Cremlino ed Eliseo.