2022-04-21
Mariupol è allo stremo e i russi vogliono allestire la parata del 9 maggio
La pressione sulla città è insostenibile. I resistenti dell’acciaieria: «Portateci in salvo in un Paese terzo». Nella parte occupata si pianifica la sfilata «per la vittoria».Ieri pomeriggio alle 14 è scaduto il nuovo ultimatum dell’esercito russo inviato agli ultimi uomini delle forze ucraine asserragliatisi all’interno nell’acciaieria Azovstal di Mariupol. Mentre scriviamo dai resistenti non arrivano segnali di resa a parte un video del maggiore Serhiy Volyna che è stato inviato alla Bbc e ad altri media, nel quale afferma che «le mie truppe sono in inferiorità numerica di 10 a uno ma non ci arrenderemo ma possiamo accettare l’evacuazione in un Paese terzo» inoltre ha fatto appello ai leader mondiali «affinché aiutino 500 soldati feriti e centinaia di civili che sono ancora intrappolati nella città». Sempre ieri, 56°giorno di guerra, il comandante della 36°brigata della marina ucraina ha lanciato un appello dalla sua pagina Facebook nella quale ha detto che le sue forze stavano probabilmente affrontando i loro «ultimi giorni, se non ore». Il governo di Kiev in una nota ha reso noto che a Mariupol, della quale restano quasi solo macerie, «i residenti si possono spostare per la città solo se indossano al braccio dei nastri bianchi». Il destino della città è ormai segnato e il sindaco di Mariupol, Vadym Boychenko, ha di nuovo chiesto con un accorato messaggio ai cittadini che non hanno ancora lasciato la città portuale (circa 200.000), di partire il prima possibile: «Non abbiate paura a riparare a Zaporizhzhia, dove potete ricevere tutto l’aiuto di cui avete bisogno cibo, medicine, beni essenziali - e la cosa principale è che sarete al sicuro». Nella città martire di questa guerra intanto fervono i preparativi per «la parata della vittoria» prevista per il prossimo 9 maggio (ricorrenza della vittoria russa sui nazisti) come anticipato qualche giorno fa da Petro Andryushchenko consigliere del sindaco di Mariupol, che aveva raccontato degli ordini arrivati da Mosca «di ripulire parte del distretto centrale della città dai detriti e dai cadaveri per permettere la sfilata del 9 maggio in caso di vittoria». Le forze russe continuano ad effettuare operazioni offensive nella zona operativa orientale per stabilire il pieno controllo del territorio dove si decideranno le sorti di questo conflitto ovvero nelle regioni di Donetsk e Luhansk (Donbass), dove sono attivi almeno 20.000 mercenari arrivati anche dalla Libia e dalla Siria, oltre agli uomini del Wagner Group, la milizia di proprietà dell’oligarca Evgenij Viktorovič Prigožin che negli scorsi giorni si è fatto vedere in tuta mimetica al fronte. I mercenari possono contare sui militari russi e sulla presenza dei ceceni che continuano al pari del loro leader Razman Kadyrov a diffondere decine di video sui canali Telegram nei quali pregano e uccidono al grido di «Allah u Akbar». Come da ordini ricevuti dal Cremlino il nuovo comandante della cosidetta «operazione militare speciale», il generale Alexander Dvornikov, sta stringendo i tempi in vista del prossimo 9 maggio e per questo le forze russe continuano ad aumentare il numero delle truppe in questa direzione, le unità russe della 90esima divisione di carri armati, della 41esima armata combinata e della 232sima brigata di artiglieria missilistica del distretto militare centrale che sono arrivate dalla Russia. Nonostante la massiccia presenza nell’area secondo il Pentagono «non c’è stata per ora nessuna conquista significativa» da parte delle forze russa nella loro nuova offensiva lanciata nel Donbass e gli ucraini «continuano a respingere i tentativi di avanzata delle forze russe che si fanno però sempre più insistenti». Alcuni analisti ritengono che i russi, al momento, stiano ancora testando la capacità nel nemico prima di sferrare l’attacco decisivo. Secondo il generale di corpo d’armata Maurizio Boni «la battaglia del Donbass sarà una battaglia differente da quella combattuta nella prima fase dell’operazione speciale e questa volta per le forze di Kiev potrebbe essere molto più difficile non solo contenere lo sforzo offensivo russo, ma portare a casa il risultato della vittoria definitiva su Mosca costituita da un improbabile ritiro delle proprie forze armate dal territorio ucraino. Quest’ultima eventualità non sarebbe del tutto impossibile, ma poco credibile almeno nel breve termine. Infatti, per come sono messe le forze avversarie in campo, quella che si configura è una battaglia di logoramento che verrà combattuta dagli aggressori in campo aperto in un terreno di scontro che favorisce l’impiego di quelle forze meccanizzate e corazzate che sono state falcidiate nella prima fase perché impiegate in combattimenti urbani, senza adeguato appoggio aereo e di fanteria, dove gli agguati dei difensori hanno messo in crisi lo sviluppo del piano originale russo». In ogni caso anche quella nel Donbass sarà una guerra lunga, di logoramento, che costerà ancora tante vite da ambo le parti. Dmytro Kuleba, ministro degli Affari esteri ucraino, ritiene che «la questione della fine della guerra con la Russia sarà decisa sul campo di battaglia e non al tavolo dei negoziati». Sarà anche vero ma vista l’aria che tira sarebbe meglio non dirlo.
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