2022-09-30
Manovra ingabbiata dai vincoli europei. Pressioni per il Mes
Il nuovo governo dovrà arginare Bruxelles e trovare risorse con un Pil in calo. Fra le proposte, Superbonus all’80%.Per adesso ci sono «zero candidati» a sostituire il tedesco Klaus Regling alla direzione del Meccanismo europeo di stabilità, il cui mandato scadrà il prossimo 7 ottobre. A riferirlo è un alto funzionario Ue, in vista della riunione dell’Eurogruppo prevista per lunedì prossimo in Lussemburgo. I due candidati alla successione rimasti in lizza, il portoghese Joao Leao (sponsorizzato dalla Francia) e il lussemburghese Pierre Gramegna (appoggiato dalla Germania), si sono entrambi ritirati, constatata l’impossibilità di raggiungere la soglia necessaria, l’80% dei voti. L’alto quorum ha dunque prolungato l’impasse. Ora «stiamo esplorando», spiega la fonte, dato che «non vogliamo finire in una divisione per blocchi» di Paesi, Nord contro Sud. Di certo, non è previsto alcun dibattito su un eventuale aggiornamento della mission del Meccanismo europeo di stabilità prima che la riforma del Mes non sia stata ratificata da tutti i Paesi membri. Al netto del giro di poltrone, infatti, non cambiano le condizioni. Tanto che continuano le «veline» di avvertimento al nostro Paese: l’Eurogruppo ha «piena fiducia che l’Italia rispetti gli impegni assunti facendo ciò che è necessario», ha risposto un alto funzionario Ue coinvolto nella preparazione delle riunioni dei ministri delle Finanze ieri alle agenzie di stampa che ricordavano come Fratelli d’Italia e Lega si siano sempre pronunciati contro la ratifica. Per la quale mancano ancora i via libera della Germania, in attesa della sentenza della Corte costituzionale nazionale, e appunto dell’Italia. Già all’inizio di settembre, e dunque in piena campagna elettorale, il solito «alto funzionario» della Ue aveva filtrato alle agenzie di stampa che a Bruxelles «ci attendiamo che l’Italia ratifichi la riforma del Mes, è un impegno preso dalla Repubblica italiana». Insomma, l’Italia dovrà adeguarsi al Meccanismo di stabilità se vorrà ricevere fondi per emergenze energetiche, pagare le bollette ed evitare che le aziende finiscano nella lista delle insolvenze. Un messaggio ora diretto a Giorgia Meloni: sulla ratifica si misurerà il profilo pro Ue della nuova coalizione di governo. Che dovrà quindi fare i conti con il cappio del Mes, ovvero un prestito con condizioni in grado di affossare qualunque scelta politica di bilancio per 20 anni. Ai vincoli esterni si aggiungono però quelli interni. Perché dentro la manovra andrà trovato un punto di caduta miscelando le misure della coperta delle risorse disponibili (che resta corta) con le nuove stime sul Pil. Quelle relative all’anno corrente sono ottimistiche visto che prevedono una crescita del 3,3% rispetto al 3,1%. Una forchetta che garantirà maggiore possibilità di spesa grazie ai residui del 2022. Mentre per il prossimo anno la previsione del Pil si gela allo 0,6%. E qui i margini diventano ridottissimi imponendo subito scelte importanti. Quali, non è ancora chiaro. Qualche indizio però emerge dalle dichiarazioni di Gilberto Pichetto Fratin, viceministro uscente allo Sviluppo economico e responsabile economia di Forza Italia. Commentando a Radio 24 l’approvazione della Nadef. Pichetto ha sottolineato che flat tax sul reddito incrementale e revisione del reddito di cittadinanza si possono fare in manovra. «Una manovra normativa», ha spiegato, «potrebbe anche non comportare oneri particolari. Ragionare ad esempio su una flat tax per la parte incrementale che significa stimolare la produzione, togliere il cosiddetto tappo al limite di produzione, perché è noto che qualcuno raggiunto quasi al limite si ferma nel fatturare, potrebbe essere una prima azione. Ci sono normative che riguardano anche lo stimolo al lavoro. Cominciare a ridurre a una sola chiamata che se rifiutata fa perdere il reddito di cittadinanza, potrebbe essere un altro primo passo fondamentale. Sono passi che da un lato non costano, ma che intervengono sul sistema produttivo e automaticamente dovrebbero generare beneficio collettivo. Chiaro», ha concluso Pichetto, «che tutte queste azioni vanno centellinate e vanno viste rispetto al quadro». Per quanto riguarda il Superbonus, per Pichetto «bisogna creare le condizioni perché chi l’ha utilizzato possa fare la cessione del credito, quindi tutte le correzioni che si possono fare vanno fatte per chiudere bene la partita al 30 settembre. Poi c’è un impegno ad arrivare a una formula dell’80% non più di prorogare i meccanismi del 110%». Quindi al momento pare di capire che ci sia la volontà di inserire un riequilibrio della flat tax con nuovi imponibili e uno scaglione. Mentre il superbonus resta uno dei grossi problemi da risolvere visto che non sta funzionando. Appurato che avremo un risparmio sul 2022 minore in base al deficit (circa 5 miliardi, a spanne) la manovra andrà costruita sul 2023 dove però si dovrà fare i conti con il crollo del Pil che dimezzerà la capacità di spesa rispetto ai 40 miliardi originari.Tra vincoli esterni e interni c’è intanto chi, come Matteo Salvini, chiede di prendere esempio dai tedeschi. «La Germania annuncia un maxi intervento da 200 miliardi per bloccare gli aumenti di luce e gas. Urge intervenire anche in Italia, altrimenti le nostre aziende non potranno più competere e lavorare», ha detto ieri il leader della Lega. Senza però chiarire bene il quando e soprattutto il come. Dai 5 stelle arriva invece la voce del viceministro al Mise e vicepresidente del M5s, Alessandra Todde: «Difenderemo il reddito di cittadinanza con tutta la forza che abbiamo». Nessuno ne dubitava.