2025-08-22
Palazzopoli, Catella ritorna libero. «Già al lavoro. Tancredi? Lo stimo»
Il presidente di Coima dopo la revoca dei domiciliari: «La nostra morale è solida».Per la Procura di Milano, gli incarichi professionali affidati da Coima all’architetto Alessandro Scandurra, in parallelo al suo ruolo di componente della Commissione paesaggio, erano il cuore di un patto corruttivo. Per i giudici del Riesame, invece, non c’è motivo di mantenere il patron del colosso immobiliare Manfredi Catella ai domiciliari. Così come, nei giorni scorsi, non c’era stato motivo per tenere in carcere o ai domiciliari gli altri indagati: l’ex assessore Giancarlo Tancredi, il direttore generale del Comune Christian Malangone, il presidente della Commissione Giuseppe Marinoni, Federico Pella e Andrea Bezziccheri, fino allo stesso Scandurra. La linea del collegio è stata costante: le misure restrittive non sono giustificate dalle esigenze cautelari indicate dai pm, né dal pericolo di reiterazione o inquinamento delle prove.Catella, fondatore e ceo di Coima, era finito ai domiciliari il 31 luglio con le accuse di corruzione e falso. Ieri il Tribunale del Riesame ha annullato la misura cautelare, accogliendo il ricorso della difesa. «Tornerò al lavoro oggi stesso - ha commentato, riprendendo così le deleghe nei rapporti con la pubblica amministrazione che aveva lasciato temporaneamente - dopo un’esperienza importante che ci ha rafforzato nella nostra solidità morale e nell’impegno imprenditoriale che da sempre dedichiamo al nostro Paese». E ancora: «Siamo fiduciosi che la motivazione della decisione possa contribuire a fare chiarezza sulla correttezza del nostro operato». Parole accompagnate da un messaggio politico-giudiziario preciso, dove rinnova la «stima per la deontologia professionale di Christian Malangone, di Giancarlo Tancredi e dei colleghi che hanno sempre operato nel rispetto della propria funzione pubblica».Il contrasto tra accusa e giudici emerge netto nelle carte. Nelle memorie depositate in vista dell’udienza, i pm avevano insistito su una sequenza di rapporti economici e professionali che, a loro avviso, andava ben oltre la coincidenza temporale. Tra luglio 2023 e maggio 2024, Scandurra avrebbe percepito da Coima quasi 140.000 euro di parcelle: incarichi di consulenza su aree come via Messina e largo De Benedetti, con un «success fee» da 15.000 euro definito «singolare» dagli stessi consulenti della Procura, in un contesto in cui l’offerta era solo economica. In parallelo, l’architetto sedeva in Commissione paesaggio, chiamata a valutare progetti di interesse di Coima, fino alla seduta del 7 marzo 2024: il passaggio più delicato, in cui il presunto conflitto d’interessi si sarebbe concretizzato.Per l’accusa, il disegno era chiaro: incarichi professionali come forma di corrispettivo, il parere favorevole in Commissione come contropartita. Una fattispecie di corruzione propria costruita attorno a un «asservimento stabile» del pubblico ufficiale agli interessi privati. Accanto a questo, sotto il capo G dell’imputazione, i pm hanno portato all’attenzione del Riesame anche le conversazioni e le chat sul Pirellino (P39): un progetto simbolo della trasformazione urbana, in cui - secondo l’interpretazione della Procura - le pressioni di Coima sugli uffici comunali sarebbero state costanti. I giudici del Riesame, però, non hanno condiviso questa impostazione sul piano delle misure cautelari. Toccherà alle motivazioni, attese entro un mese e mezzo, chiarire se il collegio abbia ritenuto fragile anche il quadro indiziario o se, più semplicemente, abbia escluso la necessità di una misura restrittiva in questa fase.Nel frattempo tutti gli indagati restano tali, e sarà ora la Procura a valutare se chiedere il rinvio a giudizio. La partita vera, quella giudiziaria, resta ancora da giocare.
Il cpr di Shengjin in Albania (Getty Images)