L'8 marzo un gruppo di femministe ha tirato su le sottane mostrando la passerina sull'Altare della patria: che brave! Un salto in avanti per la dignità delle donne. Il primo maggio durante il cosiddetto Concertone qualcuno sul palco si è tirato giù brache e mutande e mostrato quello che i miei tempi rientrava nella definizione di pudenda, neutro plurale. Parti che dovrebbero rientrare nel pudore, cioè nella riservatezza. Ai pride vediamo di tutto e ci informa Gay.it che il pride deve essere osceno o non ha valore. Trovate l'articolo qui: metto il link così che sia chiaro che è una citazione, non una mia opinione, e che non sono imputabile di niente: www.gay.it/gay-life/news/difesa-pride-osceno. Sul vocabolario Treccani osceno significa «che offende la morale pubblica».
A Parma una giovane mamma che allattava è stata cacciata dall'università. Ma l'università non dovrebbe essere un luogo aperto e tollerante? C'è bisogno che dica altro? C'è ancora qualcuno che ha bisogno di altro per capire che apparteniamo a un'epoca che non solo ha invertito di 180 gradi l'etica, ma ha invertito di 180 gradi l'estetica, perché etica ed estetica sono sempre associate. La bellezza ci porta a Dio, la bellezza ci rende migliori, la bruttezza ci allontana da ogni valore.
Pensavate che l'orrenda e respingente bruttezza delle chiese postconciliari fosse un caso? Non lo è, come non lo è la bruttezza della stragrande maggioranza della cosiddetta arte postmoderna, della cosiddetta alta moda e delle nostre periferie, e veramente anche delle vie centrali. Negli anni Cinquanta le pudenda ce le tenevamo accuratamente nelle mutande, nelle nostre chiese preconciliari si entrava solo con ginocchia, spalle coperte e velo, ma si allattava dove capitava: si poteva allattare tranquillamente ovunque. Una donna che allatta è bellissima. C'è qualcuno talmente zuzzerellone da trovarlo osceno? In un mondo di etica invertita evidentemente sì.
Quando una donna allatta il suo bimbo, il piccolo è beato: una bollicina di beatitudine. Chiunque guardi una donna che allatta, sta guardando la beatitudine. La beatitudine imbarazza? Certo che imbarazza. Imbarazza tutti coloro che affermano che uno vale uno, che la mamma può essere sostituita da chiunque altro, che qualcuno che non è in grado di dare la beatitudine sia uguale a uno che è in grado di darla, che è come dire che la piscina comunale nell'ora di punta è uguale alla Palombaggia (spiaggia corsa), tanto sempre acqua è, che il genitore numero 1 è intercambiabile col 2, col 3 o col 4 (perché limitarci?).
Imbarazza chiunque sia imbarazzato dalla vita, dalla sua barbara, infinita e violenta potenza. Con la sua barbara, infinita e violenta bellezza. Etica ed estetica sono associate. Il vero, il bello e il giusto sono tre valori assoluti e che non è possibile disgiungere. O sono affermati assieme, oppure sono annientati assieme. Ricominciamo ad affermarli.
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