Da domani parte «Mai dire blackout», la nuova serie podcast sui rischi della transizione green

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Da domani parte «Mai dire blackout», la nuova serie podcast sui rischi della transizione green
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Parte domani mattina alle 8 un nuovo appuntamento settimanale con i podcast de La Verità. «Mai dire blackout» è la nuova rubrica audio settimanale curata da Sergio Giraldo, che ogni domenica vi accompagnerà nel mondo dell’energia. La transizione ecologica incrocia la globalizzazione e la geopolitica: il mondo può davvero fare a meno di petrolio e gas? L’auto elettrica riuscirà a imporsi sul mercato? Quali materie prime sono indispensabili allo sviluppo delle fonti rinnovabili? L’energia nucleare è un’opzione reale? Quale influenza hanno i prezzi dell’energia sulla competitività di un Paese? A queste e a tante altre domande cerca di dare risposta il podcast, curato da un esperto del settore e firma autorevole del giornale. Il blackout? No, non è all’orizzonte, per adesso è un rischio molto remoto. Però… mai dire mai. E soprattutto, mai dire blackout!

Ogni domenica dalle 8 del mattino sarà disponibile una nuova puntata sul sito de La Verità, dalle 10 su tutti i social e le maggiori piattaforme di streaming.

Inserito l’aborto in Costituzione, Macron passa all’utero in affitto
Emmanuel Macron (Ansa)
Il ministro della Famiglia transalpino si dice possibilista sulla maternità surrogata, pratica vietata anche nel suo Paese. Il leader dell’Eliseo si dice europeista, ma l’Europarlamento ha cassato la Gpa e lui tira dritto.
«Nei campi a lavorare per 1 euro». Retata di «schiavisti» pakistani
(IStock)
Gli immigrati reclutati dai connazionali nel centro di accoglienza di Piombino, 10 arresti.
Arrivato in Procura il filmato su Fassino. Già sentiti sei impiegati dello scalo
Piero Fassino (Ansa)
Continuano gli interrogatori sui presunti precedenti «furti». Il primo episodio incriminato risalirebbe a dicembre 2023.
Caro Ferrara, la tua ode al furto è un’idiozia
Giuliano Ferrara (Imagoeconomica)
Pur di difendere Fassino, l’Elefantino si è inventato un «diritto al taccheggio» (leggi: esproprio proletario) degno della peggiore tradizione comunista, a cui è tornato dopo la sbandata berlusconiana. Confessando di aver rubato pure lui, in gioventù, un libro.
Le Firme

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