2023-10-23
Caro Magi, la mia famiglia non è un «feticcio»
Riccardo Magi (Imagoeconomica)
Caro segretario di +Europa, le scrivo questa cartolina da casa mia, insieme a mia moglie, con cui sono sposato da 31 anni e con i miei quattro figli, tutti regolarmente concepiti e cresciuti da mamma e papà (incredibile, eh?). Le scrivo perché ci siamo sentiti offesi quando lei l’altro giorno ha scritto che «la famiglia tradizionale non esiste» e che la «famiglia tradizionale è un feticcio».Perché, vede, noi non siamo certo da Mulino Bianco, siamo caotici, disordinati, imprevedibili, a volte ci sono inevitabili tensioni e incomprensioni. Però ci sentiamo una «famiglia tradizionale», nel senso più bello del termine. Ed esistiamo, santo Cielo. Glielo assicuro che esistiamo. Non siamo un feticcio. Siamo carne, sangue e un bel po’ d’amore.Lei ha scritto quella scemenza, che è offensiva per tante famiglie tradizionali come la mia, per attaccare Giorgia Meloni. E questo, le devo dire, mi disgusta ancora di più. Perché vede, ci sta tutto. Ci sta l’opposizione, la necessità di rendersi visibili, di dare un senso a un partitino che già a chiamarsi +Europa sfida le leggi della logica e infatti non riesce ad andare al di là del 2 e briciole per cento. Ci sta che lei in pochi giorni attacchi il governo accusandolo di aver «abolito le Camere», distrutto la cultura e istituito lo «scafismo di Stato», ci sta che paventi catastrofi finanziarie già in essere (come da tweet del 28 settembre) che per fortuna non ci sono. Ma usare una drammatica vicenda personale, come la separazione dal compagno, per una meschina battaglia politica, è talmente sgradevole che al confronto le battutacce sessiste di Andrea Giambruno sono bon ton.E poi, mi scusi, solo chi ha una famiglia tradizionale e felice può difendere la famiglia? Ma da dove le esce questa bizzarra idea? Perché, così ragionando, solo un imprenditore può difendere le imprese, solo un capotreno può difendere i trasporti pubblici e solo un piccione può preoccuparsi della salvaguardia dei piccioni. Una legge, quest’ultima, che sarebbe di sicuro nelle sue corde. Mi scusi, ma la mia famiglia tradizionale è felice se qualcuno, finalmente, le difende. Chiunque sia. Ci interessano le idee, non la vita privata delle persone. Per dire: non me ne frega niente con chi va a letto lei. Sono le sue idee che mi fanno orrore. Nato a Roma, laurea in storia, da sempre nei radicali, lei è stato trombato alle elezioni del 2010, del 2013 e del 2015. Nel 2018, finalmente, ce l’ha fatta: è entrato in Parlamento. Da allora si batte per la droga libera, l’eutanasia, l’ideologia Lgbt e l’invasione degli immigrati. Indimenticabile la sua presenza, insieme ad altri parlamentari, a bordo della Sea Watch, che stava portando clandestini in Italia in barba alle leggi. Così come è indimenticabile la recente irruzione nell’aula di Montecitorio dove si teneva un convegno sulle droghe, alla presenza della Meloni, innalzando cartelli a favore della legalizzazione. Risultati? Sempre modesti, a dir la verità. Roba da essere più mogi che Magi. Ma perché arrivare a giocarsi la dignità in questo modo? Mia moglie, che ha il cuore d’oro, dice che dovremmo invitarla a cena per dimostrare che esistiamo. Ma io ho risposto che noi siamo tradizionali: gli sciacalli li lasciamo fuori dalla porta.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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