2023-05-12
Macron il galletto anti italiano non piace neppure ai media francesi
Il moderato «Le Figaro» impallina il presidente: «Cerca solo di nascondere le proprie debolezze attaccando la Meloni»,Il governo transalpino smentisce le indiscrezioni su un rinvio del progetto al 2043: «Era solo l’idea di un report indipendente».Lo speciale contiene due articoliIl presidente è nudo; fa gridare a suocera (Giorgia Meloni) perché nuora (Marine Le Pen) intenda. Lo scontro che a più riprese prima il ministro dell’Interno Gerald Darmanin e poi il segretario dei macronisti Stephan Sejourné hanno agitato contro il governo italiano per la politica sui migranti sta determinando una caduta verticale di credibilità di Emmanuel Macron. Il fronte moderato parigino ha ormai messo nel mirino l’inquilino dell’Eliseo e sulla politica migratoria - dopo la difficilissima approvazione della riforma delle pensioni che lascia l’Esagono in uno stato di tensione sociale latente - l’offensiva mediatica è dura. Il Figaro - autorevolissimo quotidiano d’ispirazione moderata - da alcuni giorni mette in discussione la tenuta politica del presidente della Repubblica rivelando che Macron sull’immigrazione si è infilato nelle sabbie mobili. Tre giorni fa c’è stata la prima bordata all’indomani dell’ultima provocazione di Sejourné che ha così definito la politica di Giorgia Meloni: «L’estrema destra francese prende per modello l’estrema destra italiana. Si deve denunciare la loro incompetenza e la loro impotenza. Meloni fa tanta demagogia sull’immigrazione clandestina: la sua politica è ingiusta, disumana e inefficace». Le Figaro ha risposto con un editoriale a doppia firma di Loris Bochot e Marylou Magal in cui si diceva che il presidente francese «usa Giorgia Meloni come uno spauracchio contro Marine Le Pen e pur dovendo ammettere che sono differenti Gerald Darmanin non ha esitato a provocare una crisi diplomatica per di nascondere le proprie debolezze». Per Le Figaro il campo dei macronisti pensa alle elezioni europee e temendo che il Rassemblement National vinca la consultazione - se accadesse le conseguenze a Parigi quanto a Bruxelles sarebbero dirompenti - immagina di usare i migranti per lo scontro tra il blocco di centro e il blocco nazionalista che vuole sterilizzare demonizzando la destra italiana. Ieri il quotidiano parigino ha dato notizia della doppia proposta di legge presentata dai Repubblicani (i giscardiani per capirci) una di rango costituzionale e una ordinaria per dimostrare che la fermezza assoluta è l’unica strada per ottenere una vera integrazione. Eric Ciotti deputato repubblicano di Nizza (non è un caso visto che il confine di Ventimiglia è il teatro dello scontro non solo tra Francia e Italia, ma anche tra Darmanin che lì ammassa gendarmi per respingere i migranti, e la destra francese che lì concentra le attenzioni per evidenziare l’incapacità del governo Born) sostiene che «le mosse del governo sui migranti tradiscono la febbre del potere. È bastato l’annuncio di due nostre leggi perché cambiassero per l’ennesima volta opinione». Su questo Le Figaro infilza l’inquilino dell’Eliseo con ben due editoriali. Il primo a firma di Guillame Tabard si apre così: «Non è che siccome la situazione è complicata non si possa definirla ridicola. E sul progetto immigrazione l’esecutivo eccelle nel ridicolo. Preso nelle sabbie mobili della sua incertezza il duo Macron-Born non smette di moltiplicare le chiacchiere, contribuendo a rendere il cammino più incerto e il problema più grave.» Macron come l’asino di Buridano: deve mostrare la faccia dura per evitare che la destra lo impallini, deve allo stesso tempo evitare di scontentare la sinistra che insiste per l’immigrazione senza se e senza ma. In questa situazione ha tre scelte: rinunciare ingloriosamente alla legge sull’immigrazione, prendersi il rischio di essere battuto in Parlamento, ricorrere all’articolo 49-3 (già usato per far passare la riforma dee pensioni) che «è fattibile, ma costoso in termini d’immagine.» Dunque Macron ed Elisabeth Born - il primo ministro - stanno messi malissimo e la Borne potrebbe essere tentata - rivelando la fragilità della presidenza Macron - di affidare a Darmanin una missione impossibile: quella di far passare la legge che porta la sua firma per sbarazzarsi di un pretendente troppo rampante. Il ministro dell’Interno ha un’altra grana da risolvere: la guerra civile a Mayotte, l’isola francese dispersa nell’oceano indiano, totalmente ostaggio dell’immigrazione clandestina. Col secondo editoriale, Le Figaro magazine bombarda l’Eliseo. Scrive Guillaume Roquette: «Le anime belle si ripetono che Mayotte non è la Francia per minimizzare la crisi migratoria che sta affondando questo dipartimento. Ma la verità è che il nostro Paese è il più generoso con i migranti, anche quelli illegali e Mayotte non fa eccezione. I giudici nell’isola come nellEsagono sono i migliori alleati dei clandestini. Che fa l’esecutivo se non organizzare azioni spettacolari che non portano a nulla? Continua ad annunciare una legge (quella di Darmanin ndr,) per reprimere l’immigrazione clandestina che non arriva mai all’Assemblea nazionale. E allora? Allora bisogna dare retta ai francesi che all’82% sono favorevoli all’espulsione di delinquenti, clandestini o immigranti illegali». Chi dunque ha una politica ingiusta, disumana e inefficace? A occhio Giorgia Meloni per Macron è un’arma di distrazione di massa.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/macron-il-galletto-anti-italiano-non-piace-neppure-ai-media-francesi-2660055761.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="particle-1" data-post-id="2660055761" data-published-at="1683872970" data-use-pagination="False"> «Il governo francese non ha deciso nessun rinvio nel calendario relativo alla Tav Lione-Torino». Così, in una nota diffusa dall’Ansa, il ministro dei Trasporti francese, Clément Beaune, ha smentito le notizie circolate nelle scorse ore secondo le quali Parigi «avrebbe deciso di rinviare la tratta della linea a dopo il 2043 perché troppo cara». Il ministro francese ha anche precisato che nessuna decisione è stata presa ma ha confermato l’esistenza «di un rapporto indipendente consegnato al governo. Il nostro calendario resta immutato». Quindi possiamo stare tranquilli? Visto lo stato dei rapporti tra Parigi e Roma, ed in particolare la disputa sulla questione migranti, è meglio non essere troppo ottimisti dato che la titubanza francese sul proseguimento dell’opera (proprio in questo momento) ricorderebbe a tutti gli effetti una ritorsione. Secondo quanto trapelato, il rapporto che è sul tavolo dell’Eliseo consiglierebbe di rinviare di 10 anni la realizzazione della linea che porterà al nuovo tunnel del Moncenisio, atteso entro il 2032, a causa del continuo aumento dei costi. Per ovviare allo stop temporaneo dell’opera, l’idea sarebbe quella di rinnovare la vecchia linea in modo da consentire ai convogli di percorrerla. Il tratto al centro della nuova polemica franco-italiana è quello del confine che corre sotto le Alpi per circa 60 chilometri e che costerebbe circa 9 miliardi di euro destinati certamente a lievitare vista la complessità dell’opera e gli inevitabili imprevisti. Quello che si può considerare una sorta di piano B dei francesi verrà discusso alla prossima Conferenza intergovernativa italo-francese programmata per il 22 giugno a Lione, sperando che allora le relazioni tra Parigi e Roma siano tornate normali. Oggi ci sarà intanto un primo confronto tra i capi delegazione, Paolo Foietta per l’Italia e Josiane Beaud per la Francia, e i rappresentanti della Unione Europea. Fermo restando che tutto può accadere nonostante le rassicurazioni del ministro dei Trasporti francese, lo stop di 10 anni all’opera consigliato dall’Infrastructure Orientation Council (Coi) creerebbe ulteriori problemi al presidente francese Emmanuel Macron, che lo scorso 23 aprile si è visto recapitare l’appello di sessanta parlamentari affinché si proceda senza indugio con il completamento dell’opera. Firmato da deputati e da senatori di destra e di sinistra come il repubblicano Bruno Retailleau o il comunista André Chassaigne, questo appello bipartisan chiede a Macron di «avviare al più presto i dettagliati studi preliminari del progetto». I firmatari pongono l’accento sul fatto che senza questo passaggio oltre il 2028 il progetto non avrà più una base giuridica: «La dichiarazione di pubblica utilità non sarà prorogata e ciò renderà interi tratti del tracciato che collega Lione (Rodano) a Saint-Jean-de-Maurienne (Savoia), ingresso del tunnel, soggetti a una forte pressione di terra. Ciò vanificherebbe gli obiettivi di un massiccio trasferimento modale su rotaia per il traffico passeggeri e merci nelle Alpi», avvertono i parlamentari. Deputati e senatori che sono preoccupati dalla possibile decisione del governo basata sul rapporto del Coi scrivono che questa eventualità «mette seriamente a repentaglio il successo della più grande infrastruttura europea di mobilità low carbon per viaggiatori e merci. La Francia non può permettersi di mancare a questo storico incontro e per questo chiediamo a Emmanuel Macron di dare un forte impulso politico per rimuovere gli oneri politico-amministrativi che ostacolano questo programma faro». Quello che è certo è il nuovo collegamento ferroviario che dovrebbe collegare Lione a Torino nel 2032 è minacciato dal ritardo accumulato sul versante francese e, allo stesso tempo, le critiche degli oppositori del progetto stanno incoraggiando un numero crescente di decisori politici a prendere posizione contro questo cantiere.