Macron il galletto anti italiano non piace neppure ai media francesi

- Il moderato «Le Figaro» impallina il presidente: «Cerca solo di nascondere le proprie debolezze attaccando la Meloni»,
- Il governo transalpino smentisce le indiscrezioni su un rinvio del progetto al 2043: «Era solo l’idea di un report indipendente».
Lo speciale contiene due articoli
Il presidente è nudo; fa gridare a suocera (Giorgia Meloni) perché nuora (Marine Le Pen) intenda. Lo scontro che a più riprese prima il ministro dell’Interno Gerald Darmanin e poi il segretario dei macronisti Stephan Sejourné hanno agitato contro il governo italiano per la politica sui migranti sta determinando una caduta verticale di credibilità di Emmanuel Macron. Il fronte moderato parigino ha ormai messo nel mirino l’inquilino dell’Eliseo e sulla politica migratoria - dopo la difficilissima approvazione della riforma delle pensioni che lascia l’Esagono in uno stato di tensione sociale latente - l’offensiva mediatica è dura. Il Figaro - autorevolissimo quotidiano d’ispirazione moderata - da alcuni giorni mette in discussione la tenuta politica del presidente della Repubblica rivelando che Macron sull’immigrazione si è infilato nelle sabbie mobili. Tre giorni fa c’è stata la prima bordata all’indomani dell’ultima provocazione di Sejourné che ha così definito la politica di Giorgia Meloni: «L’estrema destra francese prende per modello l’estrema destra italiana. Si deve denunciare la loro incompetenza e la loro impotenza. Meloni fa tanta demagogia sull’immigrazione clandestina: la sua politica è ingiusta, disumana e inefficace». Le Figaro ha risposto con un editoriale a doppia firma di Loris Bochot e Marylou Magal in cui si diceva che il presidente francese «usa Giorgia Meloni come uno spauracchio contro Marine Le Pen e pur dovendo ammettere che sono differenti Gerald Darmanin non ha esitato a provocare una crisi diplomatica per di nascondere le proprie debolezze». Per Le Figaro il campo dei macronisti pensa alle elezioni europee e temendo che il Rassemblement National vinca la consultazione - se accadesse le conseguenze a Parigi quanto a Bruxelles sarebbero dirompenti - immagina di usare i migranti per lo scontro tra il blocco di centro e il blocco nazionalista che vuole sterilizzare demonizzando la destra italiana. Ieri il quotidiano parigino ha dato notizia della doppia proposta di legge presentata dai Repubblicani (i giscardiani per capirci) una di rango costituzionale e una ordinaria per dimostrare che la fermezza assoluta è l’unica strada per ottenere una vera integrazione. Eric Ciotti deputato repubblicano di Nizza (non è un caso visto che il confine di Ventimiglia è il teatro dello scontro non solo tra Francia e Italia, ma anche tra Darmanin che lì ammassa gendarmi per respingere i migranti, e la destra francese che lì concentra le attenzioni per evidenziare l’incapacità del governo Born) sostiene che «le mosse del governo sui migranti tradiscono la febbre del potere. È bastato l’annuncio di due nostre leggi perché cambiassero per l’ennesima volta opinione». Su questo Le Figaro infilza l’inquilino dell’Eliseo con ben due editoriali. Il primo a firma di Guillame Tabard si apre così: «Non è che siccome la situazione è complicata non si possa definirla ridicola. E sul progetto immigrazione l’esecutivo eccelle nel ridicolo. Preso nelle sabbie mobili della sua incertezza il duo Macron-Born non smette di moltiplicare le chiacchiere, contribuendo a rendere il cammino più incerto e il problema più grave.» Macron come l’asino di Buridano: deve mostrare la faccia dura per evitare che la destra lo impallini, deve allo stesso tempo evitare di scontentare la sinistra che insiste per l’immigrazione senza se e senza ma. In questa situazione ha tre scelte: rinunciare ingloriosamente alla legge sull’immigrazione, prendersi il rischio di essere battuto in Parlamento, ricorrere all’articolo 49-3 (già usato per far passare la riforma dee pensioni) che «è fattibile, ma costoso in termini d’immagine.» Dunque Macron ed Elisabeth Born - il primo ministro - stanno messi malissimo e la Borne potrebbe essere tentata - rivelando la fragilità della presidenza Macron - di affidare a Darmanin una missione impossibile: quella di far passare la legge che porta la sua firma per sbarazzarsi di un pretendente troppo rampante. Il ministro dell’Interno ha un’altra grana da risolvere: la guerra civile a Mayotte, l’isola francese dispersa nell’oceano indiano, totalmente ostaggio dell’immigrazione clandestina. Col secondo editoriale, Le Figaro magazine bombarda l’Eliseo. Scrive Guillaume Roquette: «Le anime belle si ripetono che Mayotte non è la Francia per minimizzare la crisi migratoria che sta affondando questo dipartimento. Ma la verità è che il nostro Paese è il più generoso con i migranti, anche quelli illegali e Mayotte non fa eccezione. I giudici nell’isola come nellEsagono sono i migliori alleati dei clandestini. Che fa l’esecutivo se non organizzare azioni spettacolari che non portano a nulla? Continua ad annunciare una legge (quella di Darmanin ndr,) per reprimere l’immigrazione clandestina che non arriva mai all’Assemblea nazionale. E allora? Allora bisogna dare retta ai francesi che all’82% sono favorevoli all’espulsione di delinquenti, clandestini o immigranti illegali». Chi dunque ha una politica ingiusta, disumana e inefficace? A occhio Giorgia Meloni per Macron è un’arma di distrazione di massa.






