2019-10-13
Zaev voleva sostituire la lingua macedone. L'Europa lo ferma e lo sbugiarda
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Verso lo stop alla legge di Skopje per introdurre il bilinguismo è l'equiparazione all'albanese. La Verità in esclusiva assoluta, è riuscita ad avere accesso alla bozza ancora secretata del rapporto preparato dalla Commissione di Venezia. Nelle venticinque pagine del documento datato 27 settembre le critiche mosse alla riforma voluta da Zoran Zaev, nonostante il linguaggio diplomatico, sono feroci. Gli esperti internazionali, costituzionalisti e specialisti della protezione delle minoranze, vivisezionano la nuova legge sul bilinguismo giudicandola non solo inutile, ma perfino dannosa e non necessaria. In Macedonia, dopo che la Verità ha pubblicato in estate le inconfutabili prove della corruzione del sistema di governo, si sta sgretolando il muro di omertà e paura che asfissiava la nazione. Molti imprenditori stanno ritrovando il coraggio di denunciare il sistema ricattatorio formatosi sotto la premiership di Zoran Zaev e ogni giorno che passa Zaev fatica sempre più a controllare gli eventi che si accumulano in maniera quasi cacofonica.L'ultimo colpo alla, oramai veramente minima, credibilità internazionale rimastagli, ma soprattutto alla stabilità della sua coalizione, sta per arrivargli dall'istituzione democratica per eccellenza del Vecchio Continente ovvero dalla Commissione di Venezia. Ufficialmente denominata Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto è un organo del Consiglio d'Europa formato da esperti indipendenti di diritto costituzionale provenienti dalle varie nazioni. In pieno scandalo corruzione Zaev pretese che la commissione verificasse il funzionamento dello Stato di diritto in Macedonia e valutasse la bontà della nuova legge sul bilinguismo approvata nel 2018. La legge sul bilinguismo, con cui l'albanese assurge per importanza allo stesso rango del macedone nonostante l'etnia albanese sia una minoranza all'interno del Paese, rappresentò la base dell'accordo di colazione col partito albanese DUI con cui Zaev riuscì a salire al potere nel 2017, ma soprattutto divenne il primo passo ufficiale per la destrutturazione socio-politica della Macedonia e del cambio di nome forzato. Fare della Macedonia un Paese anche albanese, come riportato negli anni scorsi dal nostro giornale, era un modo per facilitare in futuro un'eventuale scenario regionale basato sulla Grande Albania che in questi giorni con la vittoria in Kosovo di Albin Kurti, sostenitore dell'unificazione con l'Albania, diventa un'opzione strategica sempre più reale sui tavoli di molte cancellerie.La Verità, in esclusiva assoluta, è riuscita ad avere accesso alla bozza ancora secretata del rapporto preparato dalla Commissione di Venezia. Nelle venticinque pagine del documento datato 27 settembre le critiche mosse alla riforma voluta da Zoran Zaev, nonostante il linguaggio diplomatico di circostanza, sono feroci. Gli esperti internazionali, costituzionalisti e specialisti della protezione delle minoranze, vivisezionano la nuova legge sul bilinguismo giudicandola non solo inutile, ma perfino dannosa e non necessaria. Secondo la Commissione il fatto che la Costituzione della Macedonia garantisca i diritti all'uso delle lingue non maggioritarie, che l'accordo di Ohrid del 2001 ne estenda l'applicabilità a tutti comuni con almeno il 20% di popolazione appartenente ad una minoranza e che la vecchia legge sulle lingue del 2008 ne curi l'implementazione potrebbe essere, qualora quest'ultima venga correttamente applicata, più che sufficiente per i standard democratici europei. In trenta comuni su ottanta del Paese, inclusa la capitale Skopje, l'albanese è già oggi de jure lingua ufficiale. Inoltre l'articolo 48 della Costituzione garantisce tutti i diritti politici, sociali e culturali desiderabili per le comunità nazionali non maggioritarie. Paradossalmente la Commissione, chiamata da Zaev affinché blindasse la sua credibilità e confermasse l'esistenza dello Stato di diritto in Macedonia, rinfaccia al premier di non aver rispettato proprio lo Stato di diritto non tenendo in considerazione l'ampia portata della carta costituzionale, approvando una nuova legge senza la collaborazione dell'opposizione ovvero con procedura abbreviata in parlamento e senza una consultare la società civile. Gli esperti, al paragrafo 33 del rapporto, condannano apertamente tale modo di procedere essendo in gioco diritti assai superiori a quelli della sopravvivenza politica del governo. Il rapporto inoltre, al punto 39, fa notare che la legge non rispetta i criteri legali di chiarezza necessari essendo è scritta male, spesso in maniera contraddittoria o perfino anticostituzionale. Ma è affrontando la realtà dei fatti che la Commissione rigetta in pieno le scelte di un Zaev sostenitore della società aperta voluta da George Soros. La Commissione di Venezia infatti fa notare come sia pura follia pensare che l'intera struttura statale possa funzionare in un regime di bilinguismo perfetto se la popolazione parlante una delle due lingue è effettivamente minoritaria. Solo prendendo ad esempio il sistema giudiziario, gli esperti hanno giudicato la legge una follia che porterebbe il sistema al collasso e quindi alla scomparsa più totale delle garanzie minime dello Stato di diritto.Per poter divenire definitivo e quindi pubblico il rapporto doveva essere discusso dai rappresentanti del Consiglio d'Europa e del governo macedone a Strasburgo il 10 ottobre. Zoran Zaev, nel suo tentativo d'insabbiare lo smacco politico internazionale , nonché evitare la crisi di governo con gli albanesi, ha vietato a qualunque rappresentante macedone di presenziare alla riunione.
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