2020-11-09
M’abbraccio da solo, dice Gentiloni nell’estasi della sinistra italiana
Pd e intellettuali si aggrappano alle vittorie altrui per nascondere i flop in patria. Massimo Giannini è apparsa nella notte una figura angelica, e aveva le fattezze di Joe Biden. Gli ha donato un celestiale benessere, la sensazione di aver varcato le porte della percezione per ascendere a uno stadio di primordiale serenità. Il Nirvana si chiama Joe, e il direttore della Stampa vede nella sua contestata vittoria «il 25 aprile dell'America e del mondo". Secondo l'eccitato Giannini, «l'incredibile e interminabile viaggio al termine della notte è dunque finito», è giunta la liberazione per gli Usa e per l'intero globo, come se Donald Trump non fosse stato democraticamente eletto nella scorsa tornata e come se non avesse preso una marea di voti anche in questa. Maurizio Molinari dedica quasi tutta la prima pagina di Repubblica al trionfo dei suoi beniamini, il bollito Joe e Kamala Harris, presentandoli come «l'antidoto al populismo», la prova concreta che la sinistra può vincere. Michele Serra tesse l'elogio dei giornalisti che «sbugiardano» Trump in diretta, e intanto tutti i siti si concentrano sulla commozione di Van Jones, commentatore della Cnn che ha versato lacrime alla notizia della vittoria democratica («È più facile essere un padre oggi e dire ai tuoi figli che la verità conta», ha detto). E per fortuna che il giornalismo deve essere imparziale... Del resto è sempre La Stampa a informarci che è stata proprio la Cnn «ad assumersi il coraggio di assegnare la Pennsylvania a Joe Biden». Cioè quelli che piangono in onda per Biden sono gli stessi che gli assegnano la vittoria? E soprattutto: ma in quale nazione è una televisione a stabilire chi vince? Però chissenefrega delle procedure democratiche: la vera democrazia consiste nel trionfo di Joe su Donald, no?Ne sa qualcosa Gianni Riotta, il quale vive ormai da giorni nell'Eden, e dopo aver insultato tutte le categorie sociali che hanno rifiutato di votare Biden ora si è messo a fare il salmista e a magnificare «i sostenitori del presidente eletto» che festosi hanno «colmato le strade di città e villaggi» (sic). Su Domani Stefano Feltri spiega che questa elezione «cambia davvero le nostre vite» e già ci sentiamo tutti meglio grazie ai poteri taumaturgici del vecchio Joe. Persino i comunisti del Manifesto vanno in sollucchero per «la normalità ovvero l'importanza di chiamarsi Joe».Paolo Gentiloni non se lo tiene più nelle mutande: «Una giornata indimenticabile per l'Europa e la democrazia. Mi sto abbracciando da solo». Chi fa da sé... Nicola Zingaretti si convince di essere nato a Manhattan e dà del tu al nuovo presidente («Caro Joe») portandogli gli omaggi «della famiglia italiana del Partito democratico». Nemmeno ai tempi di Obama la fretta di correre a servire gli Usa era stata tanta. Il problema è che il Pd non è esattamente la sezione italica dei democratici statunitensi, e la sinistra di casa nostra non ha vinto alcuna elezione, a meno che non si voglia considerare la Toscana una nuova stella sulla bandiera americana.Possono abbracciarsi da soli, i cari progressisti, possono fingere che Biden abbia annichilito l'avversario e cambiato il mondo ancora prima di insediarsi. Possono pure festeggiare la liberazione, ma resta che tutte le miserie italiane sono ancora qui. La sinistra italiana è ancora al governo, in Italia, e tutte le prime pagine di stars and stripes non potranno coprire ancora a lungo lo sfascio tricolore, l'insensata gestione del Covid, la non gestione dell'immigrazione o i guai giudiziari di Matteo Renzi, che pure posta le sue foto in compagnia di Biden (il quale ne sarà senz'altro felicissimo). Anche senza considerare le conseguenze geopolitiche ed economiche che avrà questo cambio al vertice a Washington (fingiamo pure per un attimo che i ricorsi trumpiani non esistano), tocca constatare che l'America non è l'Italia. E che aggrapparsi alle vittorie degli altri non rende più popolari o meritevoli i democratici di casa nostra. Negli Usa si colmeranno pure le strade di città e villaggi. Ma qui non si può colmare nessuna strada, perché siamo chiusi dentro. Oltreoceano hanno le stelle e le strisce, noi le sfumature di lockdown rosse e arancio. Là arriverà Biden, qui restano Zingaretti, Conte e Speranza. Festeggino, dunque: spiare il successo altrui non li rende vincenti, ma solo guardoni.