2020-03-21
Ma quali furbi, gli italiani sono bravi. È chi li governa che è nel pallone
La retorica che vede azioni irresponsabili ovunque è falsa: più del 95% dei controllati non è stato sanzionato. Ma dall'alto arrivano messaggi assurdi: dai primi, tragicomici, spot alle regole che mutano in continuazione.Non ho mai sopportato i furbetti, i furbastri, gli irresponsabili e quelli che violano le leggi. Ma questo coro generale contro gli italiani che non stanno alle regole, in questi giorni, mi ha rotto le palle. Mi sembra francamente esagerato. È ovvio: c'è sempre qualche demente in giro. C'è qualcuno che gioca a calcio nei parchi. C'è qualcuno che fa ressa al supermercato. C'è qualcuno che si ostina a vedere la fidanzata quando non dovrebbe. Ma i dati del ministero dell'Interno (ieri alle ore 13.17) erano chiari: fra l'11 e il 19 marzo le persone denunciate sono state 61.085 su 1.427.011 controlli effettuati. Cioè significa che il 95,8 per cento delle persone controllate osservava scrupolosamente le regole. I dati dell'ultima giornata disponibile non sono troppo diversi da quelli della media: giovedì 19 marzo sono stati effettuati infatti 200.842 controlli e denunciate 9.407 persone (95,2 per cento irreprensibile). Sono d'accordo con Mattia Feltri quando scrive che se il tasso di osservanza alle norme nel nostro Paese fosse sempre così alto sarebbe un sogno: ve lo immaginate il 95 per cento degli italiani che rispetta sempre il codice della strada e financo il regolamento condominiale? Nemmeno un divieto di sosta? O un'immondizia fuori posto? Sarebbe un paradiso… La verità è che gli italiani stanno regalando una prova di civismo senza precedenti, a parte le solite e già citate eccezioni. Sarà per la paura, sarà per la situazione inaspettata, sarà quel che volete, ma mai prima d'ora s'era affrontata una trasformazione profonda e rapida delle propria vita con tanta disciplina. Fino a ieri non riuscivamo a organizzare una fila ordinata alle Poste: ora siamo barricati in casa, abbiamo rinunciato a vedere i nostri cari, abbiamo abbandonato abitudini, sport, passioni, abbiamo cambiato modo di lavorare, abbiamo reinventato sistemi di comunicazione e di divertimento virtuali, spesso anche con il sorriso, per cercare di non impazzire. E per questo mi cominciano a stancare le reprimende lanciate dalle stanze piuttosto ampie dei palazzi romani o da editorialisti con attico terrazzato nei confronti di chi, da giorni, sta chiuso in un bilocale, con due figli che urlano, gli spazi vitali ridotti al minimo, le notti insonni e i nervi tesi come corde di violino, cercando di non uscire da casa se non per buttare l'immondizia. Chi sta in una posizione agiata e privilegiata dovrebbe avere un po' più di comprensione per chi vive giorni di stress ai limiti della sopportazione in condizioni impossibili. Senza fracassarsi la testa contro il muro e, soprattutto, senza fracassare quella del coniuge. Va bene c'è qualcuno che porta il cane a pisciare tre volte in una mattina: puniamolo. C'è chi va a fare la spesa due volte al giorno: linciamolo. E poi rilanciamo all'infinito gli appelli a essere severi nel rispetto delle regole. Li sottoscriviamo tutti. Ma nello stesso tempo, per cortesia, facciamo in modo che le regole siano chiare. Scolpite nella pietra. Immodificabili. Per esempio: da giorni sento attaccare con durezza quelli che fanno jogging nei parchi. D'accordo. Meglio non farlo. Ma non sarebbe stato opportuno dirlo subito con chiarezza? Perché per giorni si è dichiarato pubblicamente che si voleva lasciare aperta questa possibilità? Oppure: dicono che ci voglia un'ulteriore stretta sulle attività produttive. Bene: fatela. Ma se lasciate aperte fabbriche e uffici, poi non stupitevi se il 40 per cento delle persone in Lombardia si muove: sta andando a lavorare. E, soprattutto, non attaccate quelli che affollano il metro di Milano alle otto del mattino: non lo fanno mica per andare a divertirsi. Sembra assurdo, no? Dici alle persone che devono andare a lavorare. Togli loro i treni a disposizione. Li costringi ad ammassarsi. Li esponi a rischi per la loro salute. E poi li tratti pure da criminali. Non è un po' troppo? Non dimentichiamo che fino a un mese fa il ministero della Salute (ripeto: il ministero della Salute) mandava in giro gli spot con Michele Mirabella che diceva che con il coronavirus «non è affatto facile il contagio». E ancora dopo il sindaco di Milano Giuseppe Sala invitava tutti all'aperitivo di massa perché «Milano non si ferma». Ora, dopo pochi giorni, gli italiani sono delinquenti perché c'è qualcuno che porta a pisciare il cane? O che va a fare la corsa al parco dopo aver sentito che è consentito farlo? O perché prende l'unica metropolitana disponibile? A me sembra davvero eccessivo. Capisco che i signori delle terrazze e dei palazzi siano spaventati, come sono spaventati tutti, di questi tempi. Ma scaricare il terrore su chi sta facendo una vita di merda in cinquanta metri quadrati a Cinisello Balsamo mi sembra ingeneroso. Forse gli italiani meriterebbero un grazie, oltre che un richiamo a non desistere. A resistere. A continuare. A perseverare. E poi gli italiani forse meriterebbero anche delle date certe. Le scuole non riapriranno più? Bene: diciamolo e organizziamoci. Questa quarantena continuerà fino a fine aprile? Bene: diciamolo e organizziamoci. Anziché attaccare l'indisciplina diffusa (che poi così diffusa non è), ci si potrebbe impegnare per organizzare meglio alcune cose. A cominciare dalle corse della metropolitana di Milano. Ma non solo. Pensate all'idea di restringere gli orari di apertura dei supermercati. Ma perché? Se bisogna evitare gli affollamenti non sarebbe meglio, piuttosto, aprirli di più? Anche 24 ore al giorno? Pensateci: è l'unico posto dove le famiglie vanno e spendono. I gestori fanno affari. Potrebbero anche assumere più persone. Far girare un po' l'economia, per quello che si può. Evitando gli assembramenti. E allora che senso ha restringere gli orari di apertura dei supermercati? O impedire di comprare la ciabatte e le calze, che sono lì esposte ma non possono essere vendute? Perché uno si può comprare il Fernet Branca e non le ciabatte? Perché uno si può ubriacare di vodka ma deve stare con i calzini bucati? L'ultima cosa: i controlli. Come dicevamo ne sono stati fatti 1.427.011 in nove giorni. Sono pochi. Calcolatrice alla mano sono 158.000 al giorno, cioè 19 per ognuno degli 8.000 comuni italiani: una bazzecola. Ora arriva l'esercito nelle strade. Benissimo. Ma perché solo ora? Io aspettavo di trovarlo in strada due settimane fa: se adotti misure dure, devi far partire subito i controlli severi. E non «in modo ordinario» come recitavano i primi papiri di Palazzo Chigi. In modo straordinario. Le forze dell'ordine non ce la fanno? Subito l'esercito. Nelle strade. Che ci fa l'esercito in caserma? Le guerre non si vincono con gli eserciti in caserma e con gli appelli alla responsabilità. Anche se gli italiani di responsabilità, in queste settimane ne stanno dimostrando tanta. A differenza, purtroppo, di chi li guida.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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