Mascherine, fisco e zone rosse. Il governo ha tradito il Nord

Mascherine, fisco e zone rosse. Il governo ha tradito il Nord
Giuseppe Conte (Ansa)

Invece l'esecutivo fino all'ultimo ha esitato ad adottare le misure straordinarie sollecitate. Giuseppe Conte, colui che in teoria dovrebbe decidere, dichiarò di non essere contrario in linea di principio a provvedimenti di chiusura, ma di aspettarsi delle proposte dalle regioni. Che cosa abbia significato questo balletto istituzionale, lo abbiamo visto con i nostri occhi, nelle corsie degli ospedali e nei cimiteri. Mentre il premier aspettava e chiedeva suggerimenti sul da farsi, scaricando dunque la responsabilità su altri, il virus si diffondeva ancora di più nelle province lombarde e migliaia di persone potenzialmente malate, fuggivano al Sud per sottrarsi al contagio.

Del resto non c'è da stupirsi: fin dal primo giorno dell'emergenza il governo ha adottato la politica dell'attesa, ma forse sarebbe meglio dire del giorno dopo. Quando i governatori del Nord sollecitavano la quarantena per i ragazzi tornati dalla Cina, l'esecutivo bollò la richiesta come un'idea pericolosa e discriminatoria. Qualcuno, ovviamente di sinistra, addirittura parlò di fascioleghismo, quasi che le misure precauzionali avessero un colore politico. Qualsiasi persona di buonsenso avrebbe capito che per arginare il contagio era indispensabile bloccare gli ingressi e, se del caso, chiudere le scuole, e con esse tutto ciò che poteva favorire la propagazione del virus. Ma i vertici del governo hanno voluto pensarci un po'.

Anche sul commissario straordinario Palazzo Chigi ha a lungo tentennato. Forse temendo che un super esperto con pieni poteri commissariasse anche lui, Conte ha respinto fino all'ultimo l'idea, gestendo la lotta al Covid 19 come se dovesse affrontare la trattativa per l'Alitalia o per l'Ilva. Il risultato anche in questo caso è davanti a tutti noi, con quelle mascherine di carta igienica sventolate dall'assessore alla Salute della Lombardia. I medici in prima linea non hanno guanti e strumenti per proteggersi perché a Palazzo Chigi pensano che la guerra al coronavirus si possa combattere per via ordinaria e non con provvedimenti speciali. Creare un super ospedale per ricoverare i malati non si può, perché prima bisogna fare il bando, poi i concorsi, quindi serve il giudizio di ministeri, capi di gabinetto e burocrati vari. Nel frattempo la gente muore e i mezzi scarseggiano.

Leggi l'articolo completo su «La Verità»

Anna Falchi: «Il catcalling non fa male a nessuno»
Anna Falchi (Ansa)
La conduttrice dei «Fatti vostri»: «L’ho sdoganato perché è un complimento spontaneo. Piaghe come stalking e body shaming sono ben altra cosa. Oggi c’è un perbenismo un po’ forzato e gli uomini stanno sulle difensive».
Provolone Valpadana. Un Dop che sta bene anche per l’aperitivo o la merenda al volo
iStock
Il capo del Consorzio, che celebra i 50 anni di attività, racconta i segreti di questo alimento, che può essere dolce o piccante.
Daniela Palazzoli, lo sguardo che unì arte e fotografia
Daniela Palazzoli, ritratto di Alberto Burri

Scomparsa il 12 ottobre scorso, allieva di Anna Maria Brizio e direttrice di Brera negli anni Ottanta, fu tra le prime a riconoscere nella fotografia un linguaggio artistico maturo. Tra mostre, riviste e didattica, costruì un pensiero critico fondato sul dialogo e sull’intelligenza delle immagini. L’eredità oggi vive anche nel lavoro del figlio Andrea Sirio Ortolani, gallerista e presidente Angamc.

Continua a leggereRiduci
«La guerra ci fa più male dei dazi»
Fabio Giulianelli (Getty Images)
L’ad del gruppo Lube Fabio Giulianelli: «Se si riaprisse il mercato russo saremmo felici. Abbiamo puntato sulla pallavolo 35 anni fa: nonostante i successi della Nazionale, nel Paese mancano gli impianti. Eppure il pubblico c’è».
Le Firme

Scopri La Verità

Registrati per leggere gratuitamente per 30 minuti i nostri contenuti.
Leggi gratis per 30 minuti
Nuove storie
Preferenze Privacy