2019-06-19
L’utero in affitto fa esplodere la sinistra
La Cgil organizza un grande evento a favore della maternità surrogata, le femministe indignate scrivono a Maurizio Landini, che però evita di rispondere. Anche negli Stati Uniti e in Gran Bretagna le istanze degli Lgbt spaccano il fronte progressista. Non l'immigrazione, né le questioni economiche e finanziarie: a completare la frantumazione della sinistra sono i tanto trascurati temi etici. In effetti è proprio sul fronte della vita che oggi sferragliano le armi e si consuma la grande battaglia. Da una parte, infatti, ci sono le istanze progressiste sull'aborto, la procreazione assistita, la maternità surrogata che oggi sono diventate patrimonio della «superclasse» transnazionale. Dall'altro, ci sono gli attivisti che non si rassegnano a rottamare la dignità della donna e a trasformare gli esseri umani in prodotti commerciali. In realtà, si tratta di una versione mascherata dell'antico scontro fra élite e «classi subalterne», per usare un termine di moda. A sostenere gli argomenti Lgbt, oggi, sono i grandi marchi della moda, che sfornano a ripetizione accessori arcobaleno (dalle valigie di Samsonite agli occhiali Ray Ban, come racconta un servizio di Panorama) e che mandano in passerella abiti celebrativi dell'interruzione di gravidanza (è il caso di Gucci). A tifare per l'aborto sono i colossi dell'intrattenimento (Disney, Netflix, Warner) e i 180 amministratori delegati di grandi aziende americane e multinazionali che hanno firmato un manifesto contro le norme pro life adottate da vari Stati degli Usa. Parliamo insomma dell'antico «grande capitale», anche se si è dato una bella verniciatura progressista per vendersi meglio. Una parte della sinistra, tuttavia, ha annusato l'inganno, all'estero come in Italia. Oggi, a Roma, si tiene un grosso convegno organizzato dalla Cgil e da varie associazioni di ambito radicale. È un evento dedicato all'utero in affitto, durante il quale - come annunciato dalla Verità nei giorni scorsi - saranno presentate due proposte per «regolamentare» la surrogazione, gentilmente ribattezzata «maternità solidale». A mettere in piedi il tutto è stato l'ufficio «Nuovi diritti» del sindacato, guidato da Sandro Gallittu, che da tempo si distingue per promuovere le tematiche Lgbt all'interno della confederazione. Non a caso, al convegno parleranno soltanto relatori pro surrogata. E questo non è piaciuto affatto a intellettuali e militanti femministe come Marina Terragni, Cristina Comencini, Daniela Danna e tante altre (oltre 150) che hanno inviato una lettera al segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. «Davvero possiamo pensare, vista la condizione sociale ed economica del Paese, che la “possibilità di un figlio nel 2019" passi dal regolamentare l'utero in affitto?», scrivono le promotrici del testo, Alessandra Bocchetti, Daniela Dioguardi e Giovanna Martelli. «Sono ben altri gli impedimenti alla scelta libera di avere un figlio che un sindacato come la Cgil dovrebbe considerare, con urgenza», proseguono. «L'immagine di una donna che affitta l'utero, rientra nella vostra mission di tutela del lavoro ? Se si tratta di dono e non di lavoro perché la Cgil organizza il convegno?».Le domande sono sacrosante, ma Landini per ora ha deciso di non rispondere, nonostante le richieste giunte da più parti. Chissà, forse è stato preso alla sprovvista o non conosce bene la questione. Comunque sia, il nocciolo della questione lo ha riassunto benissimo Marina Terragni: «Progressisti contro femministe». Laddove i «progressisti» sarebbero i liberal convinti che ogni evoluzione della tecnica sia buona di per sé. Siamo di fronte a quella che sempre la Terragni definisce «deriva dirittistica, radicaloide e distopica della sinistra italiana». Una deriva che il Partito democratico pare aver abbracciato in toto. Nelle ultime settimane, per esempio, il partito è impegnatissimo a sostenere i vari gay pride in giro per l'Italia. Uno dei più imponenti, quello di Milano, ha diffuso un «documento politico» in cui gli attivisti scrivono, tra le altre cose: «Pretendiamo [...] il pieno ed effettivo riconoscimento della genitorialità da parte dello Stato e di tutte le istituzioni». Il che significa, ovviamente, schierarsi a favore dell'utero in affitto. A meno che Landini non ponga un freno, anche la Cgil sembra essere incamminata lungo questa strada, che effettivamente è molto gradita ai «padroni», cioè quelli a cui il sindacato dovrebbe limare le unghie.A fare opposizione (oltre, ovviamente, al mondo cattolico e ai movimenti sovranisti e identitari) restano appunto le femministe. Non solo in Italia, anche fuori dai nostri confini. A New York, per esempio, il governatore Andrew Cuomo appoggia una proposta di legalizzazione della maternità surrogata che ha ottenuto l'approvazione del Senato statale. A salire sulle barricate sono state le attiviste della storica sigla Now e la celebre femminista Gloria Steinem. Idem nel Regno Unito: a portare avanti le ragioni del no alla surrogazione è Julie Bindel, intellettuale femminista che sta pagando caro il suo impegno a favore della differenza sessuale e contro il mercato delle nascite. Nei giorni scorsi, al termine di una conferenza a Edimburgo giudicata «transfobica» dei militanti Lgbt, è stata aggredita e spintonata. Ci vuole coraggio, di questi tempi, a battersi per la vita e a opporsi agli eccessi del mercato. Un coraggio che alla maggior parte della sinistra italiana manca.