2022-04-07
I Pifferai magici che indorano l’utero in affitto
Nel suo ultimo libro Susanna Tamaro sferza, a volte con pungente ironia, I Pifferai magici dell’umanità. Imbonitori politicamente correttissimi che, come nel caso della maternità surrogata, nascondono il morboso sentimentalismo della società consumistica.Il’ja Ivanovic Ivanov iniziò la sua carriera scientifica come fisiologo nella squadra di Ivan Petrovic Pavlov, il geniale - si fa per dire - scopritore della salivazione dei cani collegata allo stimolo del cibo. Da lì, Ivanov passò poi alle stalle dei Romanov con l’incarico di selezionare destrieri di qualità per la famiglia imperiale. Per portare a termine il suo compito, assorbiva con delle spugne lo sperma degli stalloni che poi inseriva - attraverso delle lunghe cannule di gomma - nella vagina delle giumente. La Rivoluzione di Ottobre lo privò del suo impiego - non c’erano ormai più le stalle e neppure i Romanov - ma non della sua ambizione e della sua sete di sapere. E di potere. Lavorando con gli stalloni e le cavalle, infatti, Ivanov era riuscito a intravedere, con raro spirito profetico, le grandi potenzialità e le relative possibili applicazioni di questo nuovo campo di sperimentazione. Fu proprio il nuovo ordine politico sociale a dare l’abbrivio al suo rivoluzionario progetto. [...] La Chiesa - tutte le chiese e tutte le realtà che gli avevano tarpato le ali continuando ad insistere sull’imponderabile legame dell’essere umano con il mistero - sarebbero state definitivamente spazzate via dalle sue scoperte. Ivanov iniziò così a cercare denaro pubblico per realizzare il suo esperimento, ma tutte le porte rimasero chiuse. Non si scoraggiò. [...] E infatti, finalmente - nel 1925 - una porta si aprì, anzi, si spalancò. L’Accademia delle Scienze dell’Urss concesse a Ivanov un cospicuo finanziamento per portare avanti il suo ambizioso progetto. Se questo fosse andato a buon fine, il trionfo del marxismo leninismo si sarebbe imposto sull’orbe terracqueo come l’unica verità esistente.Fu così che la grande macchina capace di produrre lo Scimpauomo si mise in moto. Gli animali, confermava Pavlov, non erano altro che macchine, e gli uomini erano soltanto macchine più complesse. E come macchine, andavano trattate. Nella sua vita precedente, per divertire lo Zar e la corte, Ivanov aveva già creato diversi ibridi. [...] Creare lo Scimpauomo, insomma, non sarebbe dovuto essere poi particolarmente arduo. Nel 1926 Ivanov era già in Guinea, pronto a cominciare il suo esperimento. Fece catturare settecento giovani femmine di scimpanzé, le chiuse in anguste gabbie [...]. La maggior parte di loro morì in breve tempo tra atroci sofferenze. [...] Ma proprio nel giorno di San Valentino - ironia della sorte - due femmine finalmente ebbero il ciclo. Il grande momento era arrivato. Armati di pistola per difendersi da improvvisi attacchi, Ivanov e il figlio legarono quelle disgraziate creature e le violentarono con le loro siringhe. Le piccole scimpanzé però resistettero in ogni modo, urlarono, tentarono di divincolarsi, di graffiare, impedendo di fatto allo sperma di Ivanov di arrivare a destinazione. L’esperimento dunque fallì. Durante quell’inverno la maggior parte delle prigioniere morì di dissenteria e di altre malattie e così Ivanov dovette arrendersi, tornando a casa, come si dice, con le pive nel sacco. Pur nella delusione, il fisiologo non si perse d’animo. La strada era ormai tracciata, non gli restava che trovare un altro modo per far nascere lo Scimpauomo. Cercò allora altri finanziamenti e, grazie anche alla generosità dei sostenitori dell’Associazione americana per la diffusione dell’ateismo, fondò un centro di detenzione per primati sul Mar Nero, dove il clima era più mite. E passò così alla fase due del progetto. Come aveva fatto a non pensarci prima? [...] Perché mantenere quelle centinaia e centinaia di scimmie urlanti quando, invertendo l’ordine degli addendi, tutto poteva diventare economicamente più semplice? Sarebbe bastata una sola scimmia maschio, infatti, per ingravidare centinaia di donne.Senza perdere tempo, partì per il Congo dove aveva già avuto contatti con un medico delle colonie. [...]Quando ormai tutto era pronto per il gran passo, il governatore locale però, colto da un improvviso scrupolo di coscienza, decise di vietare l’esperimento. Non poteva permettere infatti che si svolgesse in un ospedale pubblico. Pur turbato da questo inaspettato diniego, Ivanov non si perse d’animo e iniziò a cercare delle volontarie tra la popolazione locale, senza peraltro trovarne. Sconfitto per la seconda volta, tornò nella stazione sul Mar Nero dove, intanto, quasi tutti gli scimpanzè maschio erano morti di freddo. Non si poteva più perdere tempo. Sfumata la possibilità di ricorrere alle inconsapevoli congolesi, non rimaneva che mettersi alla ricerca di una femmina caucasica che, per amore del marxismo leninismo, offrisse volontariamente il suo corpo per ospitare il primo Scimpauomo del mondo. Impresa non facile ma che alla fine fu coronata dal successo. Non si conosce il nome esteso della volontaria, soltanto l’iniziale, G.[…] Sfortuna volle però che proprio mentre la prescelta signorina G. stava raggiungendo la stazione zoologica sul Mar Nero per offrire il suo corpo alla scienza, l’unico sopravvissuto del branco - Tarzan, un orangutang di 26 anni - morì per un’improvvisa emorragia cerebrale.Ma neppure allora l’instancabile Ivanov si arrese. [...] Sarebbe bastato procurarsi appena possibile un nuovo maschio di orango o di scimpanzé. Prima però che il nuovo esemplare arrivasse al suo laboratorio, bussò alla quella stessa porta il Kgb e lo arrestò, con l’accusa di attività contro rivoluzionaria, deportandolo in un gulag in Kazakistan. Sembra che Stalin avesse perso la pazienza. […]Perché vi ho raccontato questa storia che oscilla tra il ridicolo, l’agghiacciante e il criminale? Perché Il’ja Ivanovic Ivanov è il padre universalmente riconosciuto della fecondazione artificiale, cioè è stato il primo a trattare gli esseri viventi di genere femminile come fisiologiche macchine da riproduzione. Se siamo qui a parlare di uteri in affitto e di tutte le pratiche legate a questo mercimonio lo dobbiamo a lui, alla sua abilità, al delirio perverso dei suoi sogni. È lui ad avere aperto la strada a tutto ciò che è venuto dopo.E se pensate che questo allucinante programma - lo Scimpauomo partorito da una donna - si sia eclissato assieme al grande regime totalitario, vi sbagliate. Non più tardi di vent’anni fa, nel 1997, un biologo americano ha fatto domanda di poter concepire in vitro un embrione di Scimpauomo per poi impiantarlo nel ventre di una madre surrogata. Naturalmente prometteva di non far giungere al termine la gravidanza […] Trasformare le donne in portatrici sane di scimmie è un sogno dunque che non abbandona mai il perverso pensiero degli uomini privi di un cielo interiore. […]La gestazione per altri è forse la più sofisticata e atroce forma di schiavismo inventata dalla modernità, uno schiavismo in cui il volto della iena è nascosto dietro il sorriso del benefattore, uno schiavismo che furbescamente si ammanta della parola «amore». Un amore che non si riferisce in alcun modo al bene di chi nasce ma soltanto ai desideri dei singoli individui. [...] Che la causa generatrice dei figli sia un non ben definito e onnipotente sentimento di amore è una delle grandi bufale propinate dal morboso sentimentalismo della società consumistica. Da che mondo è mondo la maggior parte delle persone nasce per ragioni per lo più lontanissime dal mantra amoroso. Si può nascere da uno stupro, da un coito fugace nel gabinetto di una discoteca, dall’ improvvisa e stupefacente rottura di un preservativo. La vita ha in sé una forza che non richiede, per esistere, la melassa dei sentimenti. [...]Si nasce perché una donna [...] a un tratto ha sentito che quella cosa lì, quel millimetrico ammasso di cellule, in cui già dopo venti giorni si percepisce con chiarezza battere il cuore, è qualcosa di diverso da tutto quello che finora ha conosciuto e che in quella diversità è racchiusa l’ombra del mistero. Un mistero che a chi non sia completamente accecato dalla disperazione o dalle ideologie non può che provocare timore e tremore. […]La vita è complessità, ingiustizia, confusione, dolore e, meno è soggetta a un progetto interiore, più viene divorata da questo intrico di forze che a tutto pensa tranne che a renderci felici. E oltre a ciò, c’è il carico pesante del destino [...]. È la complessità del destino a determinarci ed è proprio dall’interrogazione su questa complessità che nascono la poesia, la musica, la filosofia, vale a dire tutto ciò che distingue gli esseri umani dalle altre forme viventi. Interrogarsi, stupirsi, intravedere un orizzonte verso il quale incamminare. […] Nel mondo dei negromanti della riproduzione questo orizzonte non compare mai. Lo spazio in cui si muovono è quello della catena di montaggio. Ottenuto l’acconto, si mette in cantiere il prodotto […]. Che poi quel prodotto un giorno si trasformi in una persona non è poi così importante. Basta l’amore. Ma un giorno, passata la fase festosa del cucciolo scodinzolante, quell’essere assumerà la sua natura umana e comincerà a guardarsi nello specchio e a interrogarsi. A chi appartengono questi occhi? Questo volto? Cos’è questa nostalgia che divora il mio cuore? E che cosa potrà provare quando saprà che il suo ovulo - cioè la sua vita - è stato selezionato su un catalogo come le vendite per corrispondenza? […]E che sentimenti potrà provare per quella povera donna che, in qualche oscura parte del mondo, l’avrà portato in grembo per nove mesi, quella donna che non ha mai potuto essere tentata da una carezza, da una frase dolce, da quell’intimità che sempre lega le madri alla creatura che cresce in loro? Quella donna di cui, per nove lunghi mesi, ha ascoltato la voce e il battito del cuore, da cui è stato nutrito, da cui ha appreso gli odori, i sapori; quella donna che ha lasciato in lui un’impronta genetica incancellabile [...]. Che cosa proverà per lei? Per la voragine oscura che l’ha inghiottita nel momento stesso in cui gli ha donato la vita? Diventerà un essere umano equilibrato perché satollo dell’amore dei suoi committenti? Oppure...Come è possibile, lucidamente e scientificamente, decidere di privare una persona della sua memoria genetica - dunque della sua storia, della sua salute fisica e mentale, della sua identità - con l’ infantile convinzione che l’amore possa essere la soluzione a tutto? Dov’è finito tutto il devastante dolore e smarrimento della gran parte dei bambini adottati? E la rabbia furibonda di chi non ha mai conosciuto il padre? [...]Il bambino su ordinazione viene proposto come una tabula rasa, da plasmare a piacimento. L’importante è che il prodotto funzioni e non abbia difetti, tutto il resto è superfluo. Un fantoccio che ai baci risponda con i baci, ai sorrisi con i sorrisi, così come il cane di Pavlov sbavava sognando la pappa al suono del campanello. Non ha importanza perchè, nel mondo di Ivanov e dei suoi seguaci, la complessità umana non ha alcun diritto di cittadinanza. Dallo ScimpaUomo al bebè pret-à-porter il passo è brevissimo. […]L’amore è il cavallo di Troia attraverso il quale vengono condizionate le coscienze. Ma di quale amore stiamo parlando? Un amore che reclama diritti. Ma un amore che reclama diritti che razza di amore è? […]