2021-05-09
«L’uomo di Giani intermediario dei francesi»
Il testimone: «Ledo Gori chiese a Mobit di rinunciare al contenzioso sulla gara».Spunta il capo di gabinetto di Enrico Rossi, poi riconfermato da Eugenio Giani e finito nell'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Toscana, nel garbuglio della gara da 4 miliardi per il trasporto pubblico toscano aggiudicata nel 2016 dal colosso francese Ratp, per il tramite della controllata Autolinee toscane, a discapito del consorzio locale Mobit e sulla quale ha puntato i riflettori la Procura di Firenze. Ledo Gori, che secondo la Procura antimafia fiorentina sarebbe stato sponsorizzato da un cartello di conciatori che avrebbe avuto rapporti con imprenditori in odore di 'ndrangheta, si sarebbe posto nella vicenda del trasporto pubblico locale come «intermediario» dei francesi per far sì che non si arrivasse al contenzioso che ha prodotto non solo ricorsi amministrativi ma anche l'esposto presentato ai magistrati, dal quale è partita l'indagine. Sotto inchiesta sono finiti l'ex presidente della Regione Rossi insieme a due dirigenti regionali dell'area trasporti e dell'ufficio gare e all'intera commissione che decretò l'aggiudicazione della gara ad Autolinee toscane. Ma tra gli indagati c'è anche l'ex assessore ai trasporti della Regione Toscana Vincenzo Ceccarelli, attuale capogruppo del Pd in consiglio regionale e referente toscano dell'ex segretario dem Nicola Zingaretti. A buttare in mezzo il potente capo di gabinetto della Regione Toscana è stato Alberto Banci, direttore di Cap (società che gestisce le autolinee a Prato e fa parte del consorzio Mobit). Nel verbale di Banci depositato al Consiglio di Stato si legge che Gori «mostrando di agire quale intermediario della società francese, attraverso il sindaco di Prato Matteo Biffoni (presidente dell'Anci Toscana, ex deputato, fa parte del fronte dei sindaci del Pd ndr), propose al consorzio Mobit di abbandonare il contenzioso in atto [...] in cambio di un trattamento migliore nell'acquisto dei beni aziendali da parte di Autolinee». La questione, insomma, gira tutta attorno ai dem toscani. Al centro dell'inchiesta c'è anche una cena del gennaio 2020 con Bruno Lombardi, presidente di Ratp Italia, alla quale avrebbero partecipato anche Ceccarelli e Massimo Dindalini, ex segretario dem di Arezzo e dal 2017 presidente di Tiemme (Toscana mobilità, società di trasporto pubblico di Arezzo, Siena e Grosseto). Tra una bistecca e l'altra, secondo gli investigatori, si sarebbe parlato di uno scambio di favori tra le due società. «Le dichiarazioni di Banci in merito al comportamento che avrebbe tenuto Gori sono pesanti», ha commentato il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Francesco Torselli, che chiede ai vertici regionali «di smentire, altrimenti si aggiungerebbe un ulteriore importante elemento alla netta sensazione che la Regione Toscana non si sia affatto limitata a fare da arbitro della gara come avrebbe dovuto. Difficile pensare che Gori avrebbe agito senza avere avuto un mandato politico».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)