2023-05-20
L’uomo che ha sequestrato i soldi ai canadesi viene a darci lezioncine di libertà sui gay
Giorgia Meloni e Justin Trudeau (Ansa)
Nel corso di un bilaterale a margine del G7 di Hiroshima, il presidente canadese lancia una bordata contro Roma. Giorgia Meloni sorpresa: «Da noi non è cambiato nulla».Il premier canadese Justin Trudeau è preoccupato per l’Italia. Messa così, ci sarebbe perfino da ridere: non si vede che titoli abbia questo campioncino-woke né per impicciarsi dei fatti di casa nostra, né tanto meno per pensare di impartirci lezioni. Ma attenzione, la cosa non va sottovalutata. Dopo il voto del 25 settembre scorso, Giorgia Meloni è stata capace di ottenere un trattamento molto buono, spesso eccellente, sui media internazionali. E un eloquente segno di rispetto è che i giornali anglosassoni abbiano da tempo smesso di qualificarla come far right leader (cioè leader di estrema destra) e invece - com’è sacrosanto - la introducano come right wing leader (leader di destra senza alcuna accezione negativa). Dunque, bisogna stare attenti ai colpi - immotivati e a freddo - che giungono di tanto in tanto. Se nel caso della Francia macronista è la paura del prossimo voto europeo del 2024 a far scattare attacchi scomposti, nel caso di Trudeau c’è forse la volontà di ritagliarsi un ruolo come testimonial mondiale del politicamente corretto. Sta di fatto che all’improvviso e letteralmente senza senso, nel corso di un bilaterale a margine del G7 di Hiroshima, Trudeau ha attaccato la Meloni: «Il Canada è preoccupato per alcune delle posizioni che l’Italia sta assumendo in tema di diritti Lgbt. Ma non vedo l’ora di parlarne con te». Lo sguardo sconcertato della premier italiana ha reso bene l’idea dell’incongruità della contestazione. Ecco la sintesi diffusa dal sito del governo canadese: «I leader hanno anche scambiato opinioni sull’importanza di proteggere e difendere i diritti umani, compresi i diritti delle persone lgbtq+. Il primo ministro Meloni ha risposto che il suo governo sta seguendo le decisioni dei tribunali e non si sta discostando dalle precedenti amministrazioni». Secondo fonti italiane, la frase di Trudeau sarebbe stata ritenuta «sorprendente» dalla delegazione italiana. Sul resto, informa il governo canadese, i due leader avrebbero convenuto: dalla situazione in Ucraina alle minacce cinesi, passando per le opportunità di collaborazione economica. Inevitabile il riverbero della notizia in Italia, dove però alcuni rappresentanti delle opposizioni non si sono trovati d’accordo neppure sulla sigla esatta da utilizzare: Alessandro Zan ha parlato di «diritti lgbtqia+», Riccardo Magi di «diritti lgbti+», Laura Boldrini di «diritti lbgt». Sigle a parte, è forse il caso di ricordare chi sia questo signor Trudeau, e quale sia il suo discutibilissimo pedigree rispetto alla difesa delle libertà fondamentali. Durante il periodo Covid (in particolare nel febbraio del 2022), davanti alla protesta dei camionisti contro le restrizioni decise dal suo governo, Trudeau ha introdotto lo stato d’eccezione e il blocco dei conti correnti per le associazioni alla testa delle manifestazioni.Mentre i manifestanti crescevano di numero, e non di rado erano salutati dalla folla ai bordi delle strade, raccogliendo peraltro una notevole quantità di denaro (da 6 a 10 milioni di dollari, secondo stime diverse) in donazioni sulle piattaforme online, resta negativamente memorabile un suo discorso mellifluo e minaccioso diretto a chi protestava. Il premier, con il tono di chi si rivolgeva non a dei cittadini dignitosi e combattivi, ma più o meno a dei ricattatori, alternò ambigue parole di pacificazione a vere e proprie minacce, nemmeno malamente velate o attenuate, ma retoricamente evidenziate a bella posta. Prima un po’ di miele: «I blocchi illegali stanno colpendo i canadesi», «è tempo di andare a casa». Poi, in un crescendo di avvertimenti e allusioni, la parte più incendiaria dello speech: «Tutto è sul tavolo per fermare i blocchi, che sono inaccettabili e devono finire per il bene dei canadesi». A seguire, un obliquo riferimento ai ragazzi presenti alle manifestazioni, come se Trudeau volesse lasciar intendere la possibilità di blitz imminenti delle forze dell’ordine: «La via più sicura per porre fine a ciò è che voi torniate a casa, specie se avete i figli con voi». A seguire le minacce esplicite: «Voglio essere molto chiaro: se partecipate alle proteste perché siete stanchi del Covid, dovete comprendere che state violando le leggi. E le conseguenze potranno essere via via più gravi: potreste finire con il perdere la vostra patente, con una denuncia penale, cosa che potrebbe aver conseguenze sul vostro lavoro, sui vostri mezzi di sostentamento, sulla vostra possibilità di spostarvi all’estero, inclusi gli Usa». Avete capito bene: è la chiara minaccia di revocare la patente ai camionisti e far loro perdere il lavoro e il diritto di varcare la frontiera. Tra l’altro, era stato proprio lui, con le sue misure provocatorie (la quarantena obbligatoria per i camionisti non vaccinati di ritorno dagli Usa), a creare un clima irrespirabile. Ed era stato ancora lui a scaricare i camionisti, che nei mesi iniziali della pandemia erano stati invece trattati come i migliori amici della tenuta economica. E - sempre a posteriori - è chiaro a chiunque abbia onestà intellettuale che le preoccupazioni sanitarie erano un paravento: ciò che contava era la volontà di punire il dissenso. Perfino al prezzo di colpire l’economia e mettere a rischio gli approvvigionamenti di cibo e beni essenziali.Ora, che un signore con questo «record» alle spalle pensi di poter spiegare agli altri cosa sia la libertà è semplicemente ridicolo. Trudeau ama vendersi al mondo come tollerante e progressista, ma è il suo passato a mostrarlo per quello che è: illiberale nei comportamenti, e quindi totalmente privo di credibilità.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)