2022-09-28
L’università di Genova lascia in cattedra il prof imputato per il disastro del Polcevera
Antonio Brencich (Imagoeconomica)
Il pm «suggerì» l’allontanamento di Antonio Brencich, ma il rettore chiese aiuto alla prorettrice indagata per Concorsopoli per salvarlo: «Non intendo sospenderlo».A Genova c’è un professore che deve insegnare ai suoi studenti come costruire i ponti. Ma è imputato nel processo sul crollo del Morandi ed è accusato di reati gravissimi. La Procura di Genova, nel 2021, ha comunicato la situazione all’ateneo consigliando di valutare una sua sospensione dall’insegnamento. Ma il rettore si è preoccupato, come è in grado di svelare La Verità, di trovare il modo di farlo rimanere in cattedra. Antonio Brencich, professore associato di tecnica delle costruzioni della facoltà di ingegneria dell’università di Genova, è l’imputato del processo per il crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto di 4 anni fa. Il primo luglio del 2021 il pm Massimo Terrile invia all’ufficio personale dell’ateneo un’informativa, con la quale comunica che «tra le persone di cui è stato richiesto il rinvio a giudizio» nel procedimento sulla tragedia del Morandi, «vi è anche un dipendente di codesta Amministrazione, Antonio Brencich». All’informativa viene allegato il capo di imputazione lungo sette pagine. Il professionista, scoprono in università, è accusato di crollo di costruzioni, di attentato alla sicurezza dei trasporti, di omicidio stradale e colposo, di lesioni personali stradali e colpose «perché, nella sua qualità di esperto invitato a partecipare […], all’adunanza del Comitato tecnico amministrativo costituito presso il Provveditorato interregionale per le opere pubbliche per il Piemonte, la Valle d’Aosta e la Liguria poneva in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti e cagionava, non impedendolo, il crollo della pila 9 e del collegato tratto autostradale […] in concessione alla società Autostrade». Subito sotto sono elencati i nomi delle vittime: i 43 morti, i 28 che hanno riportato lesioni gravi e i 12 con lesioni lievi. La lista prosegue con gli altri imputati e poi con le specifiche contestazioni rivolte a Brencich. L’elenco deve aver fatto barcollare la dirigente a cui sono giunte via posta. Al centro delle contestazioni la partecipazione dell’ingegnere al Comitato tecnico amministrativo dell’1 febbraio 2018 convocato per discutere il progetto di intervento di retrofitting degli stralli delle pile 9 e 10. Un gruppo che, secondo la Procura, non poteva avere voce in capitolo visto che il restauro, in quanto «di particolare rilevanza e complessità», avrebbe dovuto essere sottoposto al parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Cosa che non accadde. Ma ecco l’accusa precisa rivolta a Brencich: in quella riunione «esprimeva parere positivo sul progetto senza richiedere alcuna integrazione documentale, né alcun approfondimento, giudicandolo “ben redatto e completo in ogni dettaglio... studiato in modo metodologicamente ineccepibile, non solo alla luce delle verifiche delle strutture esistenti, degli effetti del degrado constatati, dei rinforzi, ma anche tenendo in considerazione la grande mole dei dati di monitoraggio e controllo raccolti via via negli anni precedenti”». Un giudizio che faceva completamente a pugni con quanto già messo nero su bianco dallo stesso Brencich, «in un documento informale», dove il ponte era descritto, come «in uno stato di degrado... impressionante, addirittura con la rottura di alcuni dei cavi metallici degli stralli», in uno «stato generale di degrado del calcestruzzo e delle armature dell’impalcato», in «un pessimo stato di conservazione» e veniva evidenziata una «incredibile pessima prestazione» del manufatto. Per la Procura il professore avrebbe dovuto, in veste di pubblico ufficiale e nell’ambito del suo ruolo e delle sue funzioni, «adoperarsi con disposizioni, iniziative, segnalazioni e proposte, affinché le informazioni e le valutazioni sulle condizioni di grave ammaloramento della struttura […] fossero riportate all’interno del parere ufficiale e fossero tempestivamente comunicate» a chi avrebbe dovuto vigilare sulla sicurezza e «quella situazione di evidente rischio fosse resa pubblica e il transito veicolare fosse immediatamente interdetto». Cosa che, invece, non avvenne. Con le conseguenze che tutti conosciamo. Nell’udienza preliminare il pm Terrile ha dedicato diversi passaggi della sua requisitoria a Brencich. Ha ricordato che l’ingegnere aveva scritto più volte ai giornali per denunciare lo stato di agonia del ponte. Ma anche che il voto del Comitato tecnico amministrativo del 2018 «è l’intero parere di Brencich copiato e incollato, da cui è stato portato via il pezzo che riguardava lo stato di degrado impressionante». E in quel gruppo di lavoro il «massimo esperto di ponti» era lui. Il sostituto procuratore nell’udienza è sferzante: «Questa parte viene completamente censurata, non sia mai che Aspi si infastidisca per questa osservazione di Brencich e Brencich è d’accordo anche lui, perché lo firma anche lui quel voto lì. Lui lo vede, perché la relazione del voto, la formulazione del parere è esattamente corrispondente alla bozza che lui manda in giro, salvo questo pezzo qua, che lui quindi concorda con tutti gli altri di nascondere. Di nascondere, né più e né meno».Ma torniamo alla lettera indirizzata all’ufficio del personale dell’università di Genova dalla Procura. Il giorno successivo alla segnalazione, la dirigente responsabile, Claudia De Nadai, invia un promemoria «riservato» al «magnifico rettore» Federico Delfino per comunicare l’arrivo in sede della «comunicazione di rinvio a giudizio (in realtà di richiesta, ndr)» per Brencich. Nell’appunto la dirigente riporta i capi d’imputazione aggiungendo in calce l’articolo del decreto del presidente della Repubblica che «dispone che “l’impiegato sottoposto a procedimento penale può essere (con il verbo sottolineato, ndr), quando la natura del reato sia particolarmente grave, sospeso dal servizio”». La missiva si conclude così: «Si chiede, pertanto, espressamente alla Signoria vostra se intenda o meno procedere con la sospensione dalla qualifica e dallo stipendio in attesa degli esiti del giudizio penale». Riassumendo, un professore di tecnica delle costruzioni della facoltà di ingegneria è accusato di avere, in concorso con altri imputati, responsabilità nel crollo del viadotto, costato la vita a 43 persone, ai quali vanno aggiunti 40 feriti e centinaia di sfollati, oltre a un numero imprecisato tra edifici e automobili danneggiati o distrutti dal crollo. Al netto della pena prevista dal codice per i reati contestati, che può arrivare sino a 15 anni, non siamo esattamente davanti a una nota di merito nel curriculum di chi insegna quella materia. Ma il 27 luglio 2021, Delfino invia una mail a Lara Trucco, in quel momento prorettrice agli affari generali e ordinaria di diritto costituzionale (nota alle cronache per essere finita ai domiciliari per la Concorsopoli dell’ateneo), non per ottenere un parere neutro, bensì per chiedere consigli giuridici su come salvare l’incarico di Brencich. «Cara Lara, ho la necessità del tuo supporto su questa vicenda che ti prego di mantenere riservata» è l’incipit. Poi il rettore spiega di essere stato chiamato a esprimersi sul decreto sull’eventuale sospensione prevista dal decreto presidenziale ed esprime il suo punto di vista, decisamente garantista: «Ritengo che i capi di imputazione per cui è stato richiesto rinvio a giudizio del collega Brencich non abbiano implicazioni nell’espletamento delle sue funzioni universitarie di ricerca e di didattica. La dirigente dell’Area Personale mi chiede una nota nella mia veste di Rettore che spieghi perché non intendo sospendere il dipendente. Credo che bastino poche righe e ti chiedo se puoi aiutarmi a scriverle al meglio». Sul calendario dell’ateneo genovese per l’anno accademico 2022-2023 Brencich risulta insegnare agli studenti due materie: costruzioni in cemento armato e cemento armato precompresso agli studenti del corso di laurea magistrale in ingegneria civile e ingegneria forense a quelli del corso di laurea magistrale. Nella scheda sul sito della facoltà è spiegato che il secondo corso affidato a Brencich «si propone di fornire agli studenti nozioni operative relative all’attività peritale forense, al ruolo dell’ingegnere nei conflitti civili (Ctu, Ctp), all’attività peritale forense a supporto delle tematiche affrontate dal Tar, alle perizie assicurative, al nuovo sistema alternativo di risoluzione delle controversie».Delfino, 50 anni, è ordinario dal 2016 e ha scalato in fretta i ranghi dell’università. È stato per due lustri consigliere comunale di Forza Italia a Savona per poi avvicinarsi, almeno secondo i giornali locali, al Pd renziano. Dal 2016 al 2020 è stato presidente della fondazione di origine bancaria Agostino De Maria, ma anche consigliere della fondazione Ansaldo. Dal 2020 è consigliere di amministrazione della fondazione Cassa depositi e prestiti. Cdp, da maggio, è socio di maggioranza relativa insieme al fondo Blackstone di Autostrade.Sulla vicenda Delfino, dopo aver sottolineato che le accuse a Brencich non riguardano il suo ruolo nell’ateneo ci spiega: «È una valutazione che abbiamo fatto con l’area del personale». Quindi aggiunge: «La decisione è del rettore, che ovviamente si consulta anche con il colleghi di area giuridica». Infine Delfino specifica che la «linea di condotta dell’ateneo» prevede il rinvio al collegio di disciplina «in caso di applicazione di misure cautelari». Quindi per ora l’imputato resta in cattedra.