
Secondo l'intellettuale di sinistra Federico Zappino è l'eterosessualità il nemico da combattere. Sarebbe causa di disuguaglianze e ingiustizie. Anche se il capitalismo contemporaneo fa il tifo per i gay e le lesbiche.Cari compagni, finalmente qualcuno ha sciolto il potente e insoluto dilemma posto da Lenin. Si chiedeva il rivoluzionario in un libro del 1902: Che fare?. Risposta del 2019: «Diventare gay». Avete capito bene: il sole dell'avvenire oggi splende assieme all'arcobaleno. Leggere per credere Comunismo queer. Note per una sovversione dell'eterosessualità (Meltemi), appena pubblicato dal filosofo Federico Zappino. Il tomo è diretto fin dalla prima pagina, dove troviamo una fondamentale citazione dell'attivista Lgbt Bruce LaBruce: «L'eterosessualità è l'oppio delle masse» (qui Palmiro Togliatti si sbraccia nella tomba). Zappino non è esattamente l'ultimo arrivato. Docente universitario a Sassari, traduttore delle opere di Judith Butler (la madrina/padrino delle teorie gender), conferenziere affermato. È spesso relatore a convegni e incontri organizzati dall'Arcigay, talvolta in compagnia di politici come Monica Cirinnà. Ha partecipato a eventi di Rifondazione comunista, sembra molto apprezzato anche da Potere al popolo. Insomma, è uno degli intellettuali di punta dell'universo arcobaleno. E non è nemmeno l'unico, in Occidente, a propugnare un pensiero radicale che guardi al «comunismo queer». Al di là delle facili battute, inoltre, il suo libro è davvero rilevante: va letto se si vuole capire qualcosa della sinistra contemporanea. Zappino, infatti, illustra perfettamente il percorso che ha condotto dalle purghe cubane e sovietiche ai danni degli omosessuali fino all'attuale progressismo arcobaleno. Il filosofo - a differenza di altri intellettuali della sua area - non si nasconde e parla chiaro. Non ha timore di denunciare «l'oppressione esercitata nei confronti delle minoranze di genere e sessuali da influenti esponenti del comunismo della storia recente». Spiega pure che questi «esponenti comunisti» anti gay sono «tuttora largamente osannati e celebrati tra i ranghi della sinistra anticapitalista e comunista». Cita, tra gli altri, Fidel Castro, il quale definì a più riprese gli omosessuali «sottoprodotti del genere umano». C'è di più. Zappino mostra anche come alcuni illustri pensatori comunisti (tra cui Mario Tronti e Giuseppe Vacca) siano decisamente contrari alla teoria gender, smontando il pregiudizio che la battaglia contro il neutro sia una prerogativa di presunti bigotti e fanatici religiosi. Insomma, allo studioso va riconosciuta una notevole onestà intellettuale. Ma il vero motivo di interesse riguardante il suo saggio è un altro. Zappino, da attivista Lgbt, riconosce una verità fondamentale. Egli spiega che «il capitalismo contemporaneo “include" gay e lesbiche». Ammette l'esistenza di uno «spirito antiomofobico e inclusivo del capitalismo contemporaneo». Non è poco. Qui abbiamo un teorico gay appartenente alla sinistra radicale capace di riconoscere lo spirito del tempo. Oggi il sistema neoliberista è totalmente gay friendly. L'ossessione per il gender, per i diritti dei transessuali e per l'omofobia dominano praticamente ovunque, soprattutto all'interno dell'industria dell'intrattenimento (film, libri, serie tv…). E qui sorgono i problemi. A nostro avviso, tutto questo avviene con uno scopo preciso: dissolvere i legami sociali forti come la famiglia e creare individui atomizzati facili da sfruttare. Zappino e tanti altri filosofi, attivisti e militanti Lgbt la vedono in modo molto diverso. Conoscere il loro pensiero è importante: non solo perché, in varie forme, ispira i partiti di sinistra europei e americani. Ma anche perché raggiunge punte di follia che forse andrebbero un pochettino arginate. Per dirla con semplicità: libri come Comunismo queer (proprio come avvenuto con i testi di Judith Butler e di tanti altri autori di questo tipo) rappresentano l'avanguardia. Vengono discussi, orientano il dibattito. E con il passare degli anni contribuiscono a formare l'ideologia progressista del tempo presente. Se oggi abbiamo una Cirinnà è perché abbiamo avuto tempo prima, in una università americana, una Judith Butler. E se adesso abbiamo uno Zappino, chissà che cosa arriverà poi. Il fatto è che al nostro filosofo l'attitudine gay friendly del capitalismo non basta. Egli è convinto che «l'eterosessualità produce la diseguaglianza culturale, politica ed economica tra gli uomini e le donne». A suo dire, la sinistra del futuro dovrebbe avere come «obiettivo teorico e politico principale» la «lotta contro l'eterosessualità». Gli attivisti Lgbt, dal canto loro, devono spostare l'attenzione da una generica lotta conto «l'omotransfobia» e dedicarsi a sovvertire il dominio etero. Per Zappino, l'eterosessualità è «totalitaria». Non è l'unico, dicevamo, a pensarla così. Negli Stati Uniti il professore e attivista transgender Jack J. Halbestam ha scritto (nel 2017): «Abbiamo bisogno di aggredire l'eterosessualità alla radice. […] L'eterosessualità non è l'opposto dell'omosessualità, ma della giustizia sociale». Niente male. Questa, signori, è la parabola dei comunisti. Sono passati dalla feroce discriminazione degli omosessuali (Pier Paolo Pasolini compreso) a un astio feroce verso gli etero. Come si possa definire «totalitario» un orientamento sessuale, per altro, saremmo davvero curiosi di saperlo. Ma, di nuovo, c'è poco da scherzare. Perché Zappino sarà pure estremo e insoddisfatto della situazione attuale. È piuttosto ovvio, però, che una lotta contro l'eterosessualità sia in corso. Ed è il neoliberismo a condurla, proprio per trasformare gli esseri umani in automi. Del resto, anche il comunismo ha lo stesso obiettivo. Il «comunismo queer», dunque, non è un'assurdità teorica: è già una realtà. E i progressisti che si ostinano a restare etero sono compagni che sbagliano.
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