2019-08-22
L’ultima del gesuita Sosa Abascal: «Il diavolo è una realtà simbolica»
Al Meeting di Rimini il confratello di padre Antonio Spadaro dice che non è un essere personale.La calata del preposito generale della Compagnia di Gesù al Meeting di Rimini ha portato interessanti notizie. La più importante l'ha rivelata al mensile Tempi, che lo ha intervistato a margine dell'incontro che padre Arturo Sosa Abascal ha tenuto martedì sul tema «Imparare a guardare il mondo con gli occhi di papa Francesco».Contrordine compagni: «il diavolo esiste come realtà simbolica, non come realtà personale», un'enormità epocale del successore di Sant'Ignazio di Loyola, confratello di padre Antonio Spadaro e di papa Francesco. E pensare che papa (san) Paolo VI in un'udienza del 1972 si era preoccupato di far notare che «esce dal quadro dell'insegnamento biblico ed ecclesiastico chi [del demonio] ne fa …una personificazione concettuale» e lo stesso Francesco ha scritto in Gaudete et exsultate che il diavolo «è un essere personale». E meno male che padre Arturo doveva insegnarci a guardare il mondo con gli occhi di papa Francesco.Sono misteri della fede che forse trovano spiegazione nel fatto che per Abascal anche le «parole di Gesù vanno contestualizzate» perché, dichiarò in una celebre intervista, «a quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole». Insomma l'esegesi può essere fantasiosa, con buona pace della tradizione apostolica, che sarebbe poi la Chiesa, come garante della parola di Dio. D'altra parte il padre lo aveva già ammesso che la dottrina è un vecchio arnese da buttare perché «porta con sé l'immagine della durezza della pietra». Sarà come disse padre Spadaro in un celebre tweet: «La teologia non è matematica. 2+2 in #Teologia può far 5 perché ha a che fare con Dio e la storia» e forse per questo si dice che dieci gesuiti intorno a un tavolo fanno circa 15 opinioni differenti.Ma alcune cose però padre Arturo le ha chiare. Una di queste l'ha rivelata al Messaggero, sempre a margine del Meeting, inserendosi nel filone fantasy del complotto politico-mediatico (con base negli Usa) contro papa Francesco, una vena aurea sfruttata da giornalisti e da qualche personalità ecclesiastica soprattutto applicata al memoriale dell'ex nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò, ma sempre buona qualora se ne presenti l'occasione. «Credo», ha detto Abascal, «che la strategia di questi settori non sia tanto costringere papa Francesco a dimettersi, quanto incidere sull'elezione del prossimo pontefice, creando le condizioni affinché il prossimo Papa non continui ad approfondire il cammino che Francesco ha indicato e intrapreso».Dopo la rivelazione epocale dell'inesistenza del demonio padre Arturo qui delude, scopre, infatti, l'acqua calda se dice che ci sono perplessità tra prelati, studiosi, teologi e laici rispetto ad alcuni passaggi del pontificato di Francesco. Sono cose che capitano e sono già capitate, per avere informazioni su ciò che è accaduto nei passati pontificati padre Arturo potrebbe chiedere al cardinale Walter Kasper. E così chiarirsi le idee su talune «strategie» di certi «settori» che remano contro. A proposito della Compagnia di Gesù, nel 2008 Benedetto XVI scriveva così: «Potrebbe risultare quanto mai utile che la Congregazione Generale riaffermi, nello spirito di sant'Ignazio, la propria totale adesione alla dottrina cattolica…».
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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