2022-11-08
Lula ricatta le famiglie povere. Aiuti solo a chi fa vaccinare i figli
Luiz Inácio Lula da Silva (Ansa)
Il presidente del Brasile vuole modificare i requisiti ai sussidi per gli indigenti. Tra le condizioni per ricevere l’assegno, oltre alle consuete profilassi pediatriche, ci sarà anche quella contro il virus cinese.La vaccinazione anti-Covid, insieme con quelle pediatriche, come condizione per ottenere gli assegni familiari (Bolsa Família) destinati agli indigenti: è questo, annunciano i quotidiani brasiliani, il progetto del nuovo presidente Luiz Inácio Lula da Silva, che sta già guidando il «governo di transizione» in attesa del suo pieno insediamento al Palacio de Planalto -sede della presidenza della Repubblica Federale del Brasile - che scatterà il 1 gennaio 2023. Il vicepresidente eletto e coordinatore del governo di transizione, Geraldo Alckmin ha incontrato il relatore del bilancio 2023 per discutere il ripristino della Bolsa Família. Nella conversazione, è stato concordato che il governo di transizione di Lula presenterà proprio oggi le proposte di modifica del programma che regola gli assegni familiari, prevedendo che il rilascio del sussidio alle famiglie bisognose sia subordinato al controllo delle vaccinazioni (inclusa quella anti-Covid) e delle iscrizioni scolastiche. Lula aveva introdotto i sussidi della Bolsa Familia nel 2003, all’inizio del suo primo mandato. Si trattava, secondo il suo avversario Jair Bolsonaro, sconfitto alle presidenziali, di una «elemosina»: 192 reais (circa 40 euro) a famiglia, un po’ come le mancette elargite dal governo Draghi tra pandemia e guerra, ma l’effetto di ritorno ottenuto da Lula fu una riduzione della mortalità infantile, dato che il programma prevedeva le vaccinazioni pediatriche obbligatorie come condizione per ottenere il sussidio. Ad agosto del 2021 Bolsonaro ha estinto Bolsa Família e ha istituito Auxílio Brasil, un programma sociale, senza condizioni, più importante di quello ereditato dai socialisti perché rivolto a un più ampio numero di famiglie e con un valore medio raddoppiato, 400 reais, e poi triplicato a dicembre 2021: 600 reais al mese. All’indomani del secondo turno del 30 ottobre, che lo ha visto vincitore, Lula ha immediatamente annunciato di voler porre fine ad Auxílio Brasil e reinstaurare la «sua» Bolsa Familia, apportando alcune modifiche al programma sociale: sarà richiesta la frequenza scolastica dei bambini e il «monitoraggio della salute della famiglia». Questo monitoraggio passerà attraverso le vaccinazioni obbligatorie e alcuni vaccini, incluso quello anti Covid-19, diventeranno requisito necessario per ricevere i sussidi della Bolsa Família. Insomma, niente punturina contro il Covid, niente assegno.Quello della vaccinazione anti-Covid è stato uno dei temi caldi della campagna elettorale brasiliana. Il presidente uscente Bolsonaro era stato accusato dai media internazionali di essere «negazionista» in quanto dichiaratamente non vaccinato: a settembre del 2021 avevano fatto il giro del mondo le immagini del presidente brasiliano a New York - Bolsonaro partecipava alla 76esima Assemblea generale delle Nazioni Unite - mentre mangiava con il suo staff una pizza in piedi, per strada, in quanto non vaccinato e dunque non ammesso nei ristoranti della Grande Mela. «Ho voluto lasciare alla popolazione la libertà di decidere e di essere pienamente responsabile delle proprie azioni durante la pandemia», ha sempre ribadito il presidente uscente brasiliano che, non a caso, è esponente del Partito Liberale. Che poi, la campagna vaccinale in Brasile è andata avanti senza intoppi: il totale di vaccini somministrati in Brasile è stato di 219,73 dosi ogni 100 persone contro le 240,59 somministrate in Italia, ben di più delle 193,04 dosi ogni 100 persone somministrate da inizio pandemia negli Stati Uniti (dati Our World in Data): evidentemente la libertà lasciata alla popolazione brasiliana ha convinto di più delle prediche contraddittorie di Anthony Fauci. In Brasile la vaccinazione anti-Covid era dunque disponibile ma non obbligatoria. Il cammino che ha scelto di intraprendere il neo presidente Lula, invece, sembra ripercorrere quello indicato negli Stati Uniti, dove lo scorso 19 ottobre il Cdc ha votato per inserire la vaccinazione anti-Covid nel Programma nazionale di immunizzazione dei bambini. Bolsonaro ha esitato a inserire la vaccinazione anti Covid tra quelle pediatriche obbligatorie. Non solo: il ministero della Salute brasiliano ha raccomandato il vaccino Covid solo ai bambini con comorbidità, ed è stato accusato di contraddire le indicazioni dell’Anvisa (l’Aifa brasiliana): «Il presidente non è contrario», spiegò all’epoca il ministro Marcelo Queiroga. «Vuole però che venga fatta un’analisi tecnica dell’efficacia e della sicurezza sui bambini, ed è quello che faremo». Un approccio, insomma, decisamente più attento e laico rispetto a quello tenuto nel nostro Paese dove, negli stessi mesi (dicembre 2021) alcuni rappresentanti istituzionali parlavano del Covid addirittura come «malattia pediatrica», affermazione totalmente priva di evidenza scientifica. La vicenda brasiliana evidenzia che nel nostro pianeta si stanno confrontando - o meglio, scontrando - due visioni paradigmatiche diverse: da un lato, gran parte del mondo si sforza ancora di curare i malati (più che vaccinare i sani). Dall’altro, incombe la pressione delle grandi aziende farmaceutiche americane, che investono miliardi di dollari sulle vaccinazioni a mRna. Il Brasile ha deciso di affidarsi a loro, condizionando diritti fondamentali come il sussidio di povertà a una vaccinazione non necessaria per i bambini, come quella anti-Covid. L’Italia come al solito è al traino con i suoi piccoli would-be Fauci che annunciano, come ha fatto in questi giorni l’infettivologo Matteo Bassetti, un futuro di vaccinazioni a mRna per tutte le malattie. Un’orgia vaccinale già anticipata dall’Ordine dei medici milanesi dell’Omceo, che hanno organizzato una seduta vaccinale di massa sottoponendosi a quattro vaccini insieme (quarta dose, antinfluenzale, antipneumococcica e anti Herpes Zoster) a titolo di «azione dimostrativa»: il vaccino come obbligo etico e deontologico anziché esigenza clinica ed evidenza scientifica.Perché è questa, ormai, la nuova religione.
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