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L’asse Lula, Oms e Bruxelles contro gli agricoltori del tabacco
Luiz Ignacio Lula Da Silva (Ansa)

A Panama, a due passi dal canale, si sta tenendo la decima riunione della Cop10, l’assemblea organizzata dall’Oms con l’obiettivo di regolamentare il tabacco. L’avvio dei lavori vede subito sintonia tra il Brasile, guidato dal socialista Luiz Ignacio Lula Da Silva, la stessa Oms e l’Unione europea che partecipa come delegata anche per conto dei Paesi membri, ma che ne scavalca le indicazioni e il mandato. La proposta è definire dannoso l’intero settore, vietando persino i prodotti con filtri. Pesa anche la scusa delle transizione green e l’impostazione ereditata dal Covid del rischio zero. Alla faccia dei posti di lavoro…

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Lula spiazza gli ultrà di sinistra: «Il green è il nuovo colonialismo»
Il presidente brasiliano, Inácio Lula da Silva (Ansa)
  • Il presidente brasiliano si scaglia contro le politiche che «impongono barriere e misure discriminatorie con la scusa dell’ambiente». Gli stessi dogmi difesi da Pd e Verdi, che fecero del sudamericano un paladino.
  • L’allargamento dei Paesi Brics, perorato da Cina e Russia, rischierebbe di far perdere influenza a Nuova Delhi. Intanto, Narendra Modi festeggia lo sbarco sulla luna della sonda Chandrayaan-3.

Lo speciale contiene due articoli.

Lula ha scelto la Cina e azzanna gli Usa del suo sponsor Biden
Lula e Xi Jinping (Ansa)
  • In missione a Pechino, il presidente brasiliano si scaglia contro il dollaro e il Fmi. La fedelissima Dilma Rousseff alla banca dei Brics.
  • Giuseppe Provenzano, ministro degli Esteri ombra di Elly Schlein, esalta il leader sudamericano. E svela l’ambiguità dei dem sul Dragone e pure nei confronti di Washington e Kiev.

Lo speciale contiene due articoli.

Il giudice che tra scandali e censura ha dichiarato guerra a Bolsonaro
Alexandre De Moraes (Wikimedia)
Alexandre De Moraes, membro della Corte suprema brasiliana, ha approfittato dell’assalto al Parlamento per oscurare sui social i sostenitori dell’ex presidente. Mossa non nuova alla toga, colpita in passato da accuse di corruzione.
Brasile, i sostenitori di Bolsonaro assaltano il Parlamento
Ansa

Sono ore di tensione quelle che sta attraversando il Brasile, dove migliaia sostenitori del presidente uscente Jair Bolsonaro hanno preso d'assalto il palazzo del Congresso a Brasilia, sede della più importante istituzione del Paese sudamericano, dando vita a una vera e propria irruzione con i manifestanti vestiti di giallo e verde che, alla fine di una manifestazione a favore dell'ex presidente, hanno sfondato il cordone di sicurezza che circonda il palazzo e sono riusciti a salire prima sulla rampa dell'edificio e a occupare il tetto, per poi introdursi all'interno rompendo i vetri delle finestre e distruggendo i seggi della plenaria. Una scena che ricorda tanto quanto avvenuto poco più di due anni fa esatti negli Stati Uniti, a Washington, quando i sostenitori di Donald Trump assaltarono Capitol Hill.

Pronta la reazione del presidente in carica Luiz Inacio Lula da Silva, che dallo stato di San Paolo, dove si trova in visita nelle zone colpite da un'alluvione, ha tenuto un summit d'emergenza con i propri ministri e ha condannato quanto accaduto definendo l'attacco al Parlamento «vandalo e fascista», per poi aggiungere in conferenza stampa: «Tutti i responsabili saranno individuati e giudicati. Queste persone devono essere punite in modo esemplare. Pagheranno con tutta la forza della legge». Lula ha poi aggiunto che il governo sta valutando l'eventualità di schierare l'esercito per far sgomberare. Per disperdere i vandali, infatti, la polizia brasiliana è dovuta intervenire sparando proiettili di gomma e con il lancio di lacrimogeni, ma alcuni manifestanti sono riusciti a raggiungere anche il secondo piano del palazzo, con la parte superiore dell'edificio ancora occupata.

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